Lo Show dei Record: un programma troppo uguale a se stesso
Lo Show dei Record è rimasto fermo a 6 anni fa, all’ultima edizione targata Mediaset, e rendere contemporaneo un titolo “vecchio” è d’obbligo.
Parlando de Lo Show dei Record, si corre il rischio di scrivere tutto e il contrario di tutto.
In un periodo nel quale la tv sta cercando una via di mezzo tra il linguaggio factual e la televisione di un tempo (come l’imminente nuova edizione de La Pupa e il Secchione o il recente Back to School), il ritorno del programma legato ai Guinness World Records, sostanzialmente, non sfigura se inquadrato in tal ottica: un titolo storico della tv anni 2000, uno show televisivo che, detto schiettamente, non è mai entrato negli annali della televisione (e mai ci entrerà) di cui la presenza nel palinsesto, però, non suscita reazioni particolarmente avverse, se non per il rischio di risultare un programma inattuale.
E alla visione della prima puntata, infatti, ci si rende conto che qualcosa non va.
Lo Show dei Record 2022: la prima puntata
Lo Show dei Record, polemica reiterata, lo sappiamo (ma poco ce ne importa), si scontra con l’eccessiva durata. In questo caso, lo scarso ritmo, conseguenza ineludibile della necessità di dover allungare i tempi per riempire tre ore e mezza di programma, peggiora le cose e il montaggio non può fare miracoli. Tra l’altro, la prima puntata si chiude con la seguente esclamazione di Gerry Scotti: “Anche per questa sera, siamo arrivati alla fine”. Solite distrazioni in sala di montaggio, già viste in passato e in altri programmi.
Ne Lo Show dei Record, poi, è quasi assente la componente ironica.
La presenza di Gerry Scotti e la spettacolarità di alcune prove rimandano inevitabilmente a Tú sí que vales.
Se nel talent autunnale di Canale 5, il divertimento è garantito da cinque personalità differenti, ne Lo Show dei Record, il compito grava interamente su Gerry Scotti, incarico che il conduttore, ad esempio, è perfettamente in grado di portare a termine in un ambiente familiare e raccolto come un game show, ritmato e di breve durata.
La difficoltà autoriale di imbastire una scenetta attorno ad una prova o ad un recordman è evidente: per l’ingresso del cavallo più piccolo del mondo, ad esempio, Gerry Scotti ha terrorizzato il pubblico in studio e da casa (“Vi consiglio di stare seduti e non in piedi”, “Se c’è qualche portatore di pacemaker o donne incinte, esca subito”); per la prova che ha visto protagonista un ragazzino sul monopattino, il conduttore ha ironizzato sulla moda del monopattino elettrico esplosa negli ultimi anni.
Si fa quel che si può. Non ci si scompiscia dalle risate, è evidente, ma fare di più non è oggettivamente semplice.
Va meglio, molto meglio, quando Scotti trova l’appiglio giusto per sfoderare una battuta delle sue, “Sarà contento il proprietario!”, frase esclamata quando un atleta con il pogo stick si è schiantato contro una vettura.
Parliamo, però, di episodi sporadici.
Nell’arco della sesquipedale serata, Gerry Scotti alterna vari registri, intervistando un recordman con il Morbo di Parkinson o la coppia di sposi più “piccola” del mondo (scelta coraggiosa nell’epopea del politicamente corretto) o cercando di capire i motivi che portano un uomo a colmare il proprio corpo di piercing e tattoo.
Lo Show dei Record, non solo, è un programma poco ironico ma, alla fine, finisce per diventare uno show troppo serio, quasi istituzionale, dove nonostante la spettacolarità di alcune prove viene a mancare l’adrenalina, soppiantata da quella che possiamo definire, evitando circonlocuzioni inutili, vera e propria noia.
Sì, c’è stata la prova shock o ansiogena (le punte di trapano inserite nel naso o il mangiatore di spade) ma, in questo caso, il famoso rito televisivo non si è ripetuto.
Detto ciò, si torna al discorso d’apertura, affermando semplicemente che Lo Show dei Record è rimasto troppo così com’è: non c’è stato né un’upgrade, né un’involuzione, è rimasto fermo, immobile a 6 anni fa, all’ultima edizione Mediaset, troppo uguale a se stesso.
Siamo nel 2022 e tutto si trangugia velocemente, non ci si può permettere di crogiolarsi nei risultati ottenuti in passato (perfino LOL, per alcuni, è già un programma vecchio).
Ok al ritorno di vecchi titoli ma renderli contemporanei è d’obbligo.