Living with Yourself, il doppio Paul Rudd vale la visione della nuova serie Netflix
Recensione in anteprima della prima stagione della serie tv Netflix con Paul Rudd e…Paul Rudd.
Offerta speciale in casa Netflix da oggi, non uno ma ben due Paul Rudd scontatissimi al prezzo di un’unica serie tv da 8 episodi da circa 30 minuti l’uno.
Fin troppo facile promuovere così Living With Yourself la nuova comedy dalle venature drama, perchè dare delle etichette chiare è fortunatamente sempre più difficile, rilasciata interamente oggi su Netflix. Perchè in questa nuova serie tv Paul Rudd letteralmente si sdoppia.
Living With Yourself racconta la storia di Miles che di lavoro fa il pubblicitario, inventa spot per promuovere i prodotti degli altri ma ha perso lo spirito di un tempo, è stanco della vita, del lavoro e del suo matrimonio. Tutto cambia quando un suo collega, che sembra il suo esatto opposto, un po’ rivale un po’ amico, gli consiglia un centro benessere in un centro commerciale dove propongono un trattamento che ti rimette al mondo. Peccato che i clienti non sappiano il senso letterale di questa frase.
Così Miles prende i soldi che dovrebbero servire per la fecondazione assistita, per regalarsi quella famiglia che con la moglie da anni cerca di creare, e si reca in questo squallido posto alla periferia di New York dove rinasce. Peccato che finiranno per esserci due Miles. Uno ancora depresso e stanco della vita e l’altro propositivo, ottimista e con la passione di un tempo per la vita, il lavoro e il suo matrimonio.
Scritta da Timothy Greenberg (The Daily Show with Jon Stewart), la serie è diretta da Jonathan Dayton e
Valerie Faris (The Battle of the Sexes, Little Miss Sunshine).
In due alla scoperta di sè
Molti dramedy (o comedy con influenze drammatiche) recenti usano degli artifici soprannaturali o fantascientifici per raccontare la natura umana, da Russian Doll a Forever passando per The Good Place, la realtà viene letta attraverso elementi ben poco realistici. Lo stesso fa Living with Yourself che usando la clonazione dell’Io, porta a una riflessione della natura dell’uomo, di una persona di mezz’età che apparentemente sembra avere tutto dalla vita (una casa di proprietà, una bella moglie, una sicurezza economica) ma sembra non avere niente.
Da dove nasce questa depressione della contemporaneità umana, di chi ha troppo, ha tutto ma non ha più la forza per andare avanti? Miles potrebbe essere il tuo vicino di scrivania, il collega della porta accanto, l’amico che incontri per fare il fantacalcio che sembra star bene ma nasconde una sofferenza interiore. E se questa sofferenza degli anni potesse essere estirpata, nascerebbe davvero un uomo migliore?
Ciascuna faccia della medaglia concorre alla formazione dell’essere umano e Living with Yourself fa proprio questo, accompagna lo spettatore, maschio, bianco, adulto, di classe media, newyorkese, alla scoperta dei suoi limiti e delle sue potenzialità.
Due Paul Rudd posson bastare?
Miles è un po’ Paul Rudd, un attore con tanta gavetta alle spalle e quel volto da “uomo qualunque” su cui ha costruito una carriera arrivando anche all’interno dell’Universo Marvel nel costume di Ant-Man. Paul Rudd e Aisling Bea nei panni della moglie, reggono al meglio una baracca che nonostante i pochi episodi risulta più fragile del previsto. Il doppio sguardo tra i due Miles, su cui sono costruite alcune puntate risulta alla lunga ripetitivo e le scelte degli ultimi episodi sembrano incoerenti rispetto alle premesse iniziali come se fosse necessario introdurre degli elementi aggiuntivi per raggiungere il minutaggio desiderato.
Living With Yourself è complessivamente un buon prodotto, dallo stile e dal taglio ben definiti, una buona aggiunta all’algoritmo Netflix, se vi capita tra i consigliati dateci un’occhiata.