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L’Ispettore Coliandro, nei peggiori difetti del protagonista la forza della serie tv

L’Ispettore Coliandro, nella quinta stagione, mantiene le caratteristiche della serie tv che l’hanno resa popolare tra il pubblico, compresi i difetti del protagonista

pubblicato 15 Gennaio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 06:01

Il pessimismo, la goffaggine, la maschera da finto duro ed il suo atteggiamento spaccone: L’Ispettore Coliandro è di nuovo in tv, ed i Manetti Bros. non hanno deluso i fan del personaggio di Giampaolo Morelli. La quinta stagione della serie tv riporta su Raidue non solo il protagonista della loro fiction, ma anche il suo modo di vedere il mondo, il suo vittimismo ed il suo linguaggio colorito.

I due registi non hanno voluto celebrare la messa in onda della quinta stagione con novità ed innovazioni: Coliandro è sempre lo stesso poliziotto, un po’ sfortunato un po’ prepotente, incapace di rendersi conto dei propri limiti e, soprattutto, delle situazioni che lo circondano. Non c’è una storyline orizzontale, ma c’è un mondo, quello della Bologna dei Manetti Bros., dentro cui Coliandro sembra trovarsi, nonostante tutto, a proprio agio.

Per riuscire a capire pienamente L’Ispettore Coliandro bisogna escludere le nozioni che arrivano dagli altri polizieschi: il mondo in cui lavora il protagonista arriva da un certo cinema e da un’idea dei registi di non voler offrire una rappresentazione realistica della realtà. D’altra parte, raramente i polizieschi raccontano la realtà, ma i Manetti Bros. hanno saputo scrivere un mondo in cui le indagini sono un semplice contorno.

Certo, interessa sapere come va a finire il caso, ma i fan di Coliandro apprezzano soprattutto il nichilismo con cui il protagonista affronta le situazioni che gli si presentano: nessuna voglia di migliorarsi, nessuna intenzione di dimostrare il proprio valore. Coliandro crede di essere già il migliore, ed è convinto che siano gli altri a non capirlo. Non è un eroe, ed è questa la caratteristica che rende Coliandro apprezzato dal pubblico: non è colui che vorremmo essere, ma un personaggio comunale, ordinario, che si arrabbia, dice le parolacce, si lamenta di tutto e non gli va mai bene niente. Un’esagerazione dei nostri peggiori difetti: e questo, lo sappiamo, non fa altro che aumentare l’empatia verso un personaggio.

A questo si affianca il lavoro dei Manetti Bros., l’attenzione per una regia che assecondi il clima della serie e non si monti troppo la testa: Coliandro, in questo senso, non rischia.