L’Isola dei Famosi Mediaset fa del nud0 il proprio atto (di successo) osceno contro il servizio pubblico
Mediaset risveglia l’immaginario erotico del suo pubblico. Ma il nudo in prima serata la passerà liscia?
La storia di Mediaset è fatta di Colpi grossi, di asticelle alzate, di cadute di stile lecite perché “tanto non siamo servizio pubblico”. Così, che L’Isola dei Famosi su Canale5 potesse aprirsi a qualche cafonata in più (di quelle che la Rai si è risparmiata chiudendola), lo si presagiva già dall’anno scorso. Ma, come sempre quando si entra in punti di piedi a casa d’altri, l’edizione di Valerio Scanu è stata solo un antipasto (le Donatelle hanno iniziato a dare scandalo, infatti, a reality chiuso).
Quest’anno si cambia registro pur di farsi notare a tutti i costi. Così, dopo che L’Isola di Adamo ed Eva è passata indenne ai bollini su Deejay Tv e Pechino Express è diventato iconico con le docce seminude di Leveille e Magalli, Mediaset alza ancora la posta. E sbatte le corsettine rigeneranti da un paravento all’altro in prima serata, scongiurando il peggio che a un certo punto arriva: piselli al vento senza censura. Abbiamo visto il membro del pugile Giacobbe Fragomeni (e per molti sui social è caduto un mito), come abbiamo visto Lato A e Lato B di Enzo Salvi nella sua corsa contro il tempo per accaparrarsi le stuoie.
Ad esasperare il clima scandalistico del kick off le bocche spalancate (e un po’ sguaiate) di Alessia Marcuzzi, con annesso stacco di coscia e spacco vertiginoso, i doppi sensi sempre più telefonati di Mara Venier e il finto moralismo di Alfonso Signorini che danno il senso di quest’Isola dei vogliosi (la sola pudica, paradossalmente, è la figlia di Eva Henger, perché crescendo con due genitori nel porno, di contrasto, diventi Claudia Koll).
Non è un caso, perciò, che Simona Ventura si copra gli occhi pensando all’elegante ironia delle sue edizioni pur sbanca-Auditel. Persino la sua erede alla conduzione del reality ha messo le mani avanti:
“Mettiamo la musica sofisticata, così domani non ci danno dei pecorecci”.
Non si tratta di essere pecorecci, in quel di Mediaset, ma di riuscire sempre a fare di peggio. Della concorrenza, della propria storia, del pubblico che la guarda, sancendo così il proprio successo commerciale.