Linus a Blogo: “La musica in tv, i talent (ed il ruolo di giudice), Radio Deejay, Edicola Fiore, Nove, la tv e Beppe Sala”
Musica in tv ma non solo: Linus si racconta a Blogo.
Dopo Federico Russo, continua il nostro viaggio nel mondo della “musica in tv”. L’intervistato di oggi è Linus: direttore artistico di una delle radio più apprezzate d’Italia, conduttore radiofonico e (a tratti alterni) televisivo, ma pure maratoneta, appassionato e curioso. “Se uno pensa alla televisione convenzionale e pensa alla musica in senso classico, è chiaro che sono due argomenti ormai distanti – ci racconta da Riccione, reduce dal Riccione Training Center e da attività collaterali -. La musica proposta in un canale più congruo e contestualizzata può funzionare. E’ evidente che non siamo più negli anni di Pop Corn o del Festivalbar, forse oggi farebbero fatica”, ci racconta.
Oggi la musica in televisione viene proposta principalmente dai talent. La tua opinione verso il genere è cambiata nel tempo.
“Io penso che i talent siano anzitutto un prodotto televisivo, punto. Un fantastico prodotto televisivo che qualche volta riesce anche a sfornare delle cose buone, qualcosa è uscito, come Mengoni. Ma non bisogna dimenticare che il loro scopo, prima di tutto, è fare audience in televisione. A volte vince il personaggio sull’artista, molto spesso i ragazzi che vincono sono ancora troppo giovani per affrontare il mercato musicale vero e proprio. Ci sono dei piccoli limiti”.
Deejay è radio partner di X Factor.
“Ho frequentato il mondo di X Factor negli ultimi anni e anche gli autori del programma sono consapevoli del fatto che il vero limite è la mancanza di qualcuno che scriva le canzoni. Spesso i ragazzi arrivano alla fase finale senza quell’esperienza autoriale. Però è un limite di tutta la musica italiana, non solo dei talent. Mancano gli autori così come mancano i produttori, non viviamo una grande stagione”.
Il tuo nome è stato spesso accostato a X Factor per il ruolo di giudice. Ti è mai stato effettivamente proposto?
“Mai (ride, ndr). Ultimamente colleziono delle cariche onorifiche che mi vengono attribuite, senza che nessuno mi abbia mai chiesto nulla. Mi manca – secondo chi scrive – solamente l’esser andato a letto con Belen e poi ho fatto tutto quello che potevo fare. Però sempre in maniera virtuale, fisicamente non è mai successo niente”.
Ma se dovesse arrivare una proposta…?
“Fosse arrivata un paio di anni fa, l’avrei presa in considerazione. Adesso, sinceramente, non so se mi interesserebbe”.
Talent ma anche eventi. Le radio sempre più spesso propongono festival in tv: il Summer Festival di Rtl, Radio Italia Live, One Love di Deejay. Quale scopo hanno?
“Ogni evento ha una storia a sé. One Love, il nostro caso, è un rito che portiamo avanti da tanti anni, serve a fidelizzare il nostro pubblico. Quest’anno c’era la voglia di andare a Roma e fare qualcosa sul territorio, c’è stato un ritorno importante. Altri eventi hanno una valenza più promozionale. Penso al Radio Italia Live: quella è una radio con un prodotto meno strutturato, il concertone è diventato un mega e fantastico biglietto da visita”.
Michele Monina su Linkiesta ha parlato di una sorta di “dominio” creato da Rtl 102.5-F&P Group-Fascino-Conti. Che ne pensi?
“Tanto per cominciare, non sono fatti miei. Sicuramente loro son riusciti a creare un polo che ha un certo peso, però non credo che al di fuori di questo polo non ci sia vita. Loro son stati bravi a creare questa alleanza, buon per loro. Ma c’è vita anche fuori”.
Radio in tv. Video killed the radio star: è effettivamente così?
“La radio in televisione non mi piace. Non mi piace la formula della radiovisione, la trovo abbastanza inutile e banale. Noi con Deejay Chiama Italia non facciamo radiovisione ma proponiamo un programma radiofonico spiato dalla televisione, diventa una sorta di reality. Non parliamo mai a favore di telecamera, è un modo per origliare quello che viene fatto soltanto per la radio. La canzone, poi, faceva riferimento al percorso di tante star radiofoniche. Un percorso, quello dalla radio alla televisione, che non ha mai portato male. La maggior parte dei personaggi di successo in televisione – da Fiorello e Gerry Scotti a tutti quelli che vuoi – si sono formati facendo la radio. Il video non ha ucciso queste ‘radio star’, semmai le ha rese più forti”.
Radio Deejay ha sfornato e consolidato numerosi ‘giovani’ talenti, anche recentemente. Penso a Federico Russo e Alessandro Cattelan su tutti.
“E’ sempre stato nel nostro dna costruire personaggi, abbiamo sempre cercato di fare di necessità virtù. Mentre qualche radio ha preferito pescare il personaggio famoso e potarlo in radio, noi abbiamo preferito puntare su gente che non avesse ancora popolarità e farla crescere insieme a noi. E’ così dai tempi di Gerry Scotti. Ed è così, oggi, con Federico Russo, La Pina, Cattelan e tanti altri”.
Conti ha parlato bene proprio di Russo e Cattelan. Hai paura della sua concorrenza? E cosa ne pensi del suo incarico radiofonico?
“(ride, ndr) Carlo è un caro amico, non mi preoccupo anche e soprattutto per questo. Per qualche giorno han detto che sarei stato anche il direttore artistico di Radio Rai, una delle tante cariche che però nessuno mi ha mai proposto”.
Il palinsesto di Radio Deejay come cambierà nella prossima stagione?
“Credo che la mia fortuna e la mia forza stia nell’aver sempre cambiato la formula di fare la mia radio e mi piacerebbe che questo ce l’avessero dentro anche tutti gli altri che la fanno. Se non ce l’hanno dentro, glielo metto io (ride, ndr)”.
Arriverà l’Edicola Fiore?
“Con Fiorello c’è una specie di impegno non scritto. C’è un accordo fra amici: se l’Edicola avrà una declinazione radiofonica, probabilmente ce l’avrà con noi. Per me Fiorello è sempre uno dei nostri, quando vuole può tornare e riprendere quel posto che gli abbiamo tenuto da parte. Ma questa è una cosa che decideremo più avanti”.
Spesso hai manifestato la volontà di lasciare la direzione. Il contratto scade nel 2018, poi?
“Non lo so. Non sono mai contento di quello che faccio e quindi ogni tanto borbotto e mi lamento, anche se poi mi rendo conto di essere un privilegiato che gode la fortuna di fare il lavoro che gli piace e di avere tutte le libertà del mondo. Quelli sul blog sono soltanto piccoli sfoghi di quando sono particolarmente stressato”.
Capitolo DeejayTv, diventata Nove. “Spero che Discovery permetta a DeejayTv di continuare a somigliarmi”, avevi detto lo scorso anno. Quest’anno ci sono riusciti?
“Un po’ poco. L’anno appena terminato è stato un anno di transizione. Nella nuova Nove, ormai definitivamente affrancata dal marchio Deejay, c’è più Deejay di quanto ce ne fosse prima. Oltre a DeejayChiamaItalia, c’è un programma con Federico Russo, un programma con Gabriele de Il Trio Medusa, la serie con Fabio Volo”.
E per quanto riguarda il Linus televisivo? Cosa ha funzionato e cosa no de Il Grande Cocomero su Rai 2?
“Io credo che Il Grande Cocomero sia stato un esperimento fantastico perché ha dimostrato a me – libidine personale – che se avessi avuto voglia di fare la televisione, sarei stato capace a farla. Ho dimostrato, poi, alla Rai che la posso fare spendendo un decimo di quello che spendono solitamente. Forse costava talmente poco che non hanno più voluto farlo”.
Forse gli ascolti non erano stati dalla vostra parte. Così come il Radio Monitor, sono da condannare?
“Credo che siano più affidabili rispetto a quelli radiofonici, semplicemente perché c’è un mezzo fisico che testimonia l’ascolto e poi perché mi dicono che negli ultimi anni son stati fatti progressi in favore della credibilità. Probabilmente sono più fedeli rispetto a quelli radiofonici. Quelli radiofonici, purtroppo, sono complicati da gestire perché un’intervista telefonica lascia sempre il tempo che trova. Ma al momento non ci sono altri sistemi più efficaci, ce li facciamo andar bene”.
“A quelli che fanno la televisione evidentemente non piaccio”. Lo pensi ancora?
“Io non ho mai voluto fare sul serio la televisione e non mi ci sono mai impegnato tanto. Al tempo stesso, non mi hanno mai offerto dei grandi ruoli. Se non me li hanno offerti, evidentemente, è perché per chi fa la televisione non sono particolarmente appetibile. L’accetto e vivo lo stesso, non faccio la vittima”.
Sogni un programma o un ruolo particolare?
“Due sono le cose che posso fare in televisione. Una è quella che ho fatto, ovvero Il Grande Cocomero, perché credo di essere bravo a fare interviste. L’altra è un quiz. Lo dico da mille anni ma nessuno me lo fa fare, morirò con questo dubbio”.
Chiudiamo con una domanda ‘extra’. Beppe Sala e Milano: hai rifiutato il ruolo di assessore?
“Ci tengo solo a chiarire che questa voce era priva di ogni fondamento. Quando Beppe mi ha chiesto se sarei stato disponibile a dare una mano, io ho risposto ‘con grande piacere’ perché ho una grande stima nei suoi confronti e perché sono un milanese che tiene alla sua città. Ma sin dall’inizio avevo detto che non avrei potuto fare l’assessore perché ho già un lavoro e non avrei tempo per una carica come questa. La prossima settimana tornerò a Milano, mi vedrò con Sala e cercheremo di capire che cosa posso fare, ma senza fare l’assessore a tempo pieno”.