Un conto è assistere ad una storia che fa della paura e dell’ignoto il suo motore principale; un altro è interpretarla. Nei giorni scorsi, TvBlog ha avuto l’occasione di parlare con i quattro attori del cast principale de L’Indice della Paura, la miniserie che Sky Atlantic ha mandato in onda venerdì 18 febbraio 2022 e che ora è interamente disponibile on demand e su Now.
Josh Hartnett, Arsher Ali, Leila Farzad e Grégory Montel danno vita a personaggi che si muovono lungo differenti direzioni, ma tutti accomunati dalla premessa con cui inizia la serie, ovvero una serie di strani eventi che coinvolgono il protagonista, il genio dell’informatica Alex Hoffman, interpretato da Hartnett.
L’Indice della Paura è la trasposizione televisiva dell’omonimo romanzo di Robert Harris (edito da Mondadori): l’autore, quando il libro uscì, lo definì un “romanzo gotico”. “Beh, probabilmente ha detto così perché c’è un riferimento alla storia di Frankestein, ma non credo che noi abbiamo girato una serie gotica, siamo più dalle parti del noir”, esordisce Hartnett. “Sì, c’è un’oscurità latente”, aggiunge Ali, “capisco il riferimento al gotico ed a Frankstein, considerato anche che come il libro di Mary Shelley anche il nostro racconto è ambientato in parte a Ginevra”.
Ma L’Indice della Paura è anche altro: “Direi che è più un thriller psicologico, con momenti horror, ma soprattutto psicologico”, ci spiega Farzad, che rivela di aver accettato la parte di Gabrielle, moglie del protagonista, dopo aver letto il libro: “E’ eccellente. Robert Harris racconta il peggior scenario possibile!”.
“La cosa più spaventosa è come sono applicate”, aggiunge Arsher, interprete di Hugo, socio in affari di Hoffman. “Oggigiorno le nuove tecnologie vengono utilizzare per avidità dell’uomo, per fare soldi: a spaventarmi sono soprattutto gli umani e l’uso che ne fanno”.
The Fear Index (titolo originale della serie) lavora però anche sul mistero, su cui deve indagare il personaggio di Leclerc, a cui dà volto Montel -in Italia noto per essere nel cast di Chiami il mio agente-: “Per fortuna il mio personaggio è francese, quindi ho recitato gran parte delle scene in lingua francese, altrimenti non sarei stato credibile”, esordisce ridendo l’attore, che però poi fa un’affascinante riflessione sul suo personaggio e su come, di fatto, la serie ci mostri due mondi differenti:
“E’ interessante il divario che si crea tra questi personaggi ricchi ed inglesi e questo detective francese, una persona semplice, che per la prima volta nella sua carriera affronta un caso del genere. E’ ciò che mi ha appassionato di più, e sono anche riuscito a metterci dentro un po’ di ironia, per accrescere la differenza tra lui e gli altri personaggi. Leclerc è il più coraggioso di tutta la serie: a differenza di Alex, di sua moglie e dei suoi colleghi, lui non ha niente da perdere. Ha una famiglia ed è contento così, è una persona ottimista”.
Eppure, di ottimismo nella serie ce n’è poco. Come si evince fin dal titolo, al centro c’è la paura. Come quella del protagonista, che ad un certo punto inizia a pensare di essere impazzito. Il genio folle, d’altra parte, è una figura che spesso ricorre nella letteratura: “Interpretare un genio è stato un problema”, ammette Hertnett, “ci sono dei pregiudizi su come deve apparire, io ho cercato di concentrarmi sull’essere umano dietro il genio e di recitare la parte di un uomo. La cosa che mi ha intrigato di più nel interpretare Alex è il fatto che si sia isolato dagli altri: tutte le persone dotate di grande intelligenza ad un certo punto si isolano, non riescono a comunicare con gli altri”.
“Alex”, prosegue l’attore, “comincia il suo viaggio nella storia pensando che nessuno gli creda, poi inizia a dubitare dei suoi stessi pensieri. Credo che in entrambi i casi sia spaventoso. Se dovessi scegliere, preferirei essere come Cassandra, ovvero avere tutte le risposte ma senza nessuno che mi creda, piuttosto che non fidarmi dei miei pensieri. Ho avuto un prozio che ha sofferto di demenza: è stato terribile”.
Ma loro quattro, nella vita di tutti i giorni, di cosa hanno paura? Inizia Hartnett: “La mia più grande paura è la reazione dei Governi ai temi legati al cambiamento climatico. La loro reazione nella direzione sbagliata, o anche il loro non agire: dobbiamo collaborare tutti insieme, perché sono problemi che riguardano tutti, ed i Governi si devono prendere cura delle persone”.
“A me spaventa la potenza senza controllo, concentrata in poche persone”, segue Ali, mentre Farzad torna sui temi ambientali: “Anche io sono molto ansiosa a riguardo. Non posso più leggere notizie su questo argomento, non mi fanno dormire. Ho una figlia, sono preoccupata per il suo futuro. C’è il caos, mi sembra che non stiamo andando nella direzione giusta: tra la pandemia, il cambiamento climatico ed altre notizie terribili, ho smesso di seguire i notiziari, anche se so che non è utile. Ma credo che dobbiamo usare questa paura per muoverci e non per restare paralizzati”.
“Se cambia il clima, cambia tutto, anche la geopolitica”, aggiunge Montel. “Sono padre di due figli, non sono sicuro che i Governi stiano capendo cosa sta accadendo, mi sembra che tutto stia andando nelle direzione sbagliata. Dobbiamo trovare velocemente una soluzione, sono una persona ottimista ma resto ansioso”.
E’ proprio Montel che chiude la nostra chiacchierata con una riflessione su quanto questi argomenti stiano avendo un impatto anche sulla produzione cinematografica di genere:
“Ho partecipato di recente al Festival Internazionale del Film Fantastico di Gérardmer ed ho notato che tutte le pellicole di fantascienza parlano della stessa cosa, la paura del futuro. Non va tutto male nel mondo, ma tutti i film che sto vedendo in questo periodo affrontano questo tema, è difficile trovare un film che sia davvero ottimista”.
Per renderli originali, “l’unico modo per affrontarli è metterci dentro un po’ di humor: potrebbe essere la soluzione per raccontare queste storie a più persone. Le buone notizie oggi interessano a poche persone”.