Libia – Quando la tv diventa un obiettivo militare
La Nato bombarda tre emittenti fedeli al rais Gheddafi.
La guerra in Libia continua – anche se le televisioni nostrane ne parlano in maniera saltuaria. Del resto, Tg1 e Tg5 bucarono clamorosamente la notizia del primo attacco – e, guarda un po’, prende di mira proprio la televisione.
Già, perché, come racconta Il Sole 24 Ore almeno dieci esplosioni si sono avvertite nella capitale libica, Tripoli. Si tratta di un attacco di precisione lanciato dalla Nato per bombardare emittenti televisive.
Il comunicato dell’Alleanza atlantica precisa che le motivazioni dell’attacco sono quelle di ridurre al silenzio il colonnello Gheddafi.
Nel comunicato NATO si legge che sono stati colpiti
tre centri di trasmissione satellitare della televisione libica […] con l’obiettivo di impedire al colonnello Gheddafi di utilizzarli per intimidire e incitare ad azioni violente contro la popolazione.
Perché un simile intervento? Le parole con cui prosegue il comunicato sono chiare, lapidarie e chiariscono molto bene il potere di un dittatore che controlla la comunicazione televisiva:
Il nostro intervento è stato necessario perché la televisione è utilizzata dal regime per opprimere la popolazione civile. Gheddafi usa i suoi interventi teletrasmessi per alimentare l’odio tra i libici e mobilitare i suoi sostenitori.