Libero… dalla volgarità
C’è molto del macchiettismo di Boncompagni e poco del divertentismo di Mammucari, nel nuovo Libero a conduzione familiare targato Alessandro Siani. Il bilancio di questa prima puntata è sicuramente positivo, anche nell’atmosfera napoletana che dona calore senza stancare. Basta guardare una nuova leva del comedy show sfoderare un brillante repertorio di battute scanzonate in un
C’è molto del macchiettismo di Boncompagni e poco del divertentismo di Mammucari, nel nuovo Libero a conduzione familiare targato Alessandro Siani. Il bilancio di questa prima puntata è sicuramente positivo, anche nell’atmosfera napoletana che dona calore senza stancare.
Basta guardare una nuova leva del comedy show sfoderare un brillante repertorio di battute scanzonate in un clima d’allegria per capire che la nuova gestione promette bene.
Per certi versi, è da apprezzare la revisione comica, che privilegia uno humour ironico tipicamente all’italiana mettendo da parte i lazzi triviali dell’ultima stagione condotta da Mammucari, troppo sboccata per una prima serata in sede istituzionale.
Come volevasi dimostrare, la trovata più godibile è quella della riesumazione in chiave parodica di alcune reduci di Non è la Rai, che si ritrovano catapultate in un contesto per lo più irrisorio cantando le canzoncine di Macao. Due programmi fusi in uno, con un cocktail davvero geniale.
Il messaggio in segreteria lasciato dal nuovo Libero, al di là degli scherzi telefonici sempre più secondari e delle coreografie d’autore sul tapis roulant scoppiazzate da Paperissima, è che, a volte, il talento paga.
Soprattutto quando ti vedi due artisti emergenti come Siani e Flavio Insinna padroneggiare magistralmente la scena televisiva, aprendo lo spiraglio per un agognato ricambio.
Qualcuno dirà che rimpiange Teo o avrebbe preferito Max Giusti.
Personalmente, questo Siani e la sua trasmissione non li trovo affatto male ed erano proprio ciò che ci voleva in questa desolata programmazione pre-natalizia.
Si accettano scommesse: piacerà al pubblico la netta prevalenza di idee autorali sul precedente abuso di turpiloqui e doppi sensi?