Lettera dei consiglieri di minoranza a Zavoli:”In Rai il rischio di una crisi irreversibile”
Si profila aria di crisi in Rai. A scatenarla potrebbe essere la lettera inviata dai consiglieri di minoranza a Sergio Zavoli presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza. Scrivono nella loro missiva Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten: Caro Presidente, siamo molto preoccupati per lo stato di salute della Rai e la
Si profila aria di crisi in Rai. A scatenarla potrebbe essere la lettera inviata dai consiglieri di minoranza a Sergio Zavoli presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza.
Scrivono nella loro missiva Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten:
Caro Presidente, siamo molto preoccupati per lo stato di salute della Rai e la situazione è arrivata ad un punto tale che non possiamo limitare solo alla nostra attività in consiglio di amministrazione l’azione di controllo, vigilanza e di denuncia. Il servizio pubblico è un patrimonio dell’intero paese e per difenderlo è venuto il tempo di rendere tutti consapevoli che rischia una crisi irreversibile.
Il problema sembra essere la gestione Masi. Qualche giorno fa il direttore generale della Rai aveva presentato un progetto di rientro del debito dell’azienda di Stato. Ma i conti sono in rosso: il passivo in bilancio ammonterebbe a 130milioni di euro, mentre l’intera voragine è di 650milioni di euro. Poi c’è il grattacapo su Ingrid Muccitelli, sollevato da Il Fatto quotidiano a cui Masi ha annunciato querela; il pacchetto nomine congelato; il referendum per sfiduciare Masi annunciato dall’USIGRai; il Cda rimandato al 4 novembre; Paolo Garimberti minaccia le dimissioni: insomma in viale Mazzini tira aria di tempesta.
Dopo il salto continua il resto della missiva dei consiglieri Rai.
Scrivono perciò i consiglieri:
Se da un lato assistiamo ad un’invadenza impropria per condizionare i contenuti della programmazione che non ha precedenti dall’altro gli indicatori economici mettono a forte rischio la stessa continuita’ aziendale, mentre sul tema delle nomine confusione e dilettantismo regnano sovrani determinando a tutti i livelli aziendali incertezza e sconcerto. La rottura delle trattative con i sindacati, l’inedito referendum sul direttore generale deciso dall’Usigrai oltre ad essere un sintomo delle difficolta’ del momento sono il segno della inadeguatezza nel saper gestire anche le relazioni industriali. La crisi dei mercati internazionali ha solo rivelato piu’ drammaticamente che nel passato la debolezza strutturale dell’Azienda, che in molte sue attivita’ continua ad operare come se agisse ancora in regime di monopolio.
Purtroppo però, secondo quanto scritto nella lettera, il tempo passa e le soluzioni non sembrano essere prese in considerazione. Prosegue la missiva:
La necessità e l’urgenza di un piano industriale serio e rigoroso che consentisse di azzerare l’indebitamento finanziario e di tornare al pareggio di bilancio in tre anni, attraverso un improcrastinabile recupero di efficienza e concentrando investimenti, uomini e idee sul core business cioè il prodotto, erano state sollecitate dal Consiglio di amministrazione sin da prima dell’estate dello scorso anno. Dopo alcuni mesi di inutili e vaghe esercitazioni interne che hanno portato alla non condivisione da parte del Cda delle linee guida di risanamento proposte perché troppo conservative, la direzione generale accolse il suggerimento di avvalersi di un advisor esterno. La nuova ipotesi di piano industriale con i correttivi apportati dal Consiglio di amministrazione e’ stata approvata il 20 maggio di quest’anno. La direzione generale invece di rendere partecipe il management delle difficoltà e delle decisioni adottate per superarle, invece di aprire subito i tavoli di contrattazione sindacale per mesi ha di fatto sottaciuto la realta’ alle varie componenti aziendali minimizzando nelle rare occasioni di incontro la situazione reale.
Infine, ricordano i consiglieri che che nella seduta del Cda dello scorso 20 ottobre alla direzione generale fu richiesto di:
assumersi le sue responsabilità e ad avviare finalmente le procedure di attuazione del piano attraverso un confronto anche aspro ma ineludibile con tutte le componenti aziendali. Nel frattempo, però, sono stati vanificati gli effetti del piano sul 2010, mentre il ritardo determinerà inevitabilmente azioni molto più severe, perché non più scaglionabili nel tempo, per poter raggiungere l’obiettivo del risanamento con il bilancio 2012. E’ vero la Rai ha bisogno di una riforma affinché la politica resti fuori dalla gestione e l’azienda possa operare come una normale societa’ per azioni regolata soltanto dalle norme del codice civile, ma ha soprattutto bisogno da subito di risposte da parte delle Istituzioni competenti sui temi piu’ volte sollevati e, conseguentemente, di una guida in grado di lavorare nell’interesse esclusivo dell’azienda e per rafforzare il suo ruolo di servizio pubblico. Valutiamo, Signor Presidente, la situazione grave e delicata e per questo riteniamo che sia da parte nostra doveroso informare Lei e la Commissione Parlamentare di vigilanza che ci ha nominato in consiglio di amministrazione.
Qui il servizio di RaiTre sul convegno tenuto stamane da USIGRai a proposito della gestione Masi.