LETTERA APERTISSIMA A JOVANOTTI…MA CHE FAI DIFENDI LA RAI?
Non sono tra quelli che amano il rap di Jovanotti. Avrà pure talento, non ne dubito, ma non riesco a vederlo come un creativo originale rispetto ai grandi cantautori di casa nostra (non faccio nomi, li sapete). Fa parte di un ampio settore della musica leggera italiana che è in crisi da quando si è
Non sono tra quelli che amano il rap di Jovanotti. Avrà pure talento, non ne dubito, ma non riesco a vederlo come un creativo originale rispetto ai grandi cantautori di casa nostra (non faccio nomi, li sapete). Fa parte di un ampio settore della musica leggera italiana che è in crisi da quando si è lasciata suggestionare definitivamente dalle influenze d’oltreoceano. Aggiornarsi va bene ma qualche sforzo in più, per staccarsi da modelli invadenti e prepotenti, bisogna farlo. Dico queste parole con una gran punta di pudore perchè non sono nè voglio essere un criticone in questo come in altri campi. Preferisco fare il battitore libero. Ho i mie gusti, le mie preferenze e li dico.
Jovanotti me lo sono trovato davanti nel corso della puntata di sabato scorso 16 maggio di Tv Talk, intervistato da Francesca Fagnani che sta componendo una serie di miniritratti parlati sul rapporto fra alcune note personalità e la tv. Ha cominciato con l’ex presidente Cossiga, continuato con Giorgio Albertazzi (forse il migliore), mons. Fisichella (forse il più equilibrato) e altri, arrivando appunto a Jovanotti che ha detto cose molto sensate sul rischio di omologazione. Rai e Mediaset servono più o meno la stessa minestra. Le novità sono poche. Si scimmiottano tra loro.
Verso la conclusione dalle intervista, Jovanotti ha detto anche: “Vorrei una Rai più forte”. Beh, si tratta di una voce nel deserto. La ex prima industria culturale del paese (oggi non lo è più e varrà la pena di tornare prima o poi sul perchè) subisce sempre e solo randellate. La mettono in mezzo sempre e comunque. La vogliono divertente e colta. Colta e informata. Colta e antitrash. Puntuale. Sfiziosa. Maliarda. Sociale. Solidale. Solidarizzante. Impegnata. Impegnatissima. Spassosa. Dedita a raccogliere consensi colti. Sobria nel cercare ascolti. Poco attenta agli ascolti. Vecchia. Giovanilista. Cadente. Puerilei. Bavosa…
Si potrebbe andare avanti a contar randellate. Lasciamo stare per il momento. Fuori dal rap, Jovanotti dicendo “voglio una Rai forte” ha detto in pratica: “Il re è nudo”.
Perchè è “nudo” e soprattutto chi è il “re”? La Rai non è più nè re nè regina, non è neanche più Mamma Rai. E’ ,nelle condizioni attuali , una nuda vecchietta (a soli cinquantaquattro anni) con un’amante dispotica e avida di sesso e di potere. L’Amante è la Politica. C’è sempre stata la Politica abbracciata alla Rai, ma da anni l’avvinghio è tentacolare: cambiano i governi, vengono formati, cascano, ripartono. Stringono. Impiccano.
Le dichiarazioni del disamore (per i vari ripudi delle varie forze al posto del manovratore) e le stesse dichiarazione d’amore producono ormai il medesimo risultato: la Rai è spompata, l’Amante è insaziabile. Vuole morta il suo oggetto di desiderio anche se la farebbe di continuo in tutte le ore del palinsesto e anche fuori. (Siamo arrivati al punt0 che ci sono capi del cda che parlano di sindrome Alitalia, l’altra amante ridotta a bagascia).
Jovanotti ha detto con l’ingenuità e il rigore di un bravo artista che lui la “Rai la vuole forte”. Ma già come, con chi, con quali oneste critiche al passato e al presente, con giusta e necessaria curiosità seria sul suo futuro?
Provate a immaginare uno scenario con la Rai che va a passeggiare nuda e cruda , spolpata, lungo i viali dove si addensano le ragazze che vengono dall’Est e vendono il loro corpo.
Ma chi la vuole? Non si presenta bene. E non bastano lifting dei dirigenti, silicone nelle tette dei programmi, abbronzature sulle rughe, diete dure e non pure (tagli e ritagli nei bilanci).
Jovanotti cosa ci aspettiamo? Glielo spieghi tu un rap alla rapinosa amante che soffoca di attenzioni la tua Rai che vuoi vedere forte, anzi fortissima?
ITALO MOSCATI