LETTERA APERTISSIMA A GARRONE E SORRENTINO…NON SIATE RONDINI!
Lo sapete. Lo hanno strombazzato da ogni parte. Continuerà ancora per un pezzo. Poi tutto verrà messo a tacere.( Tacere?). Il tran tran continuerà? Ma. Intanto. Sono felice, felicissimo del successo di Matteo Garrone con “Gomorra”, tratto dal grande libro di Roberto Saviano, e di Paolo[…]
Lo sapete. Lo hanno strombazzato da ogni parte. Continuerà ancora per un pezzo. Poi tutto verrà messo a tacere.( Tacere?). Il tran tran continuerà?
Ma. Intanto. Sono felice, felicissimo del successo di Matteo Garrone con “Gomorra”, tratto dal grande libro di Roberto Saviano, e di Paolo Sorrentino con “Il divo”, che lo stesso Sorrentino ha scritto. Gran Premio e Premio della Giuria. Non è la Palma d’oro, toccata a un film turco, “Entre les murs”. Non importa. Garrone e Sorrentino sono giovani e vinceranno ancora. Glielo…”prometto”. Mi complimento con loro. Finalmente si è interrotta una sorta di maledizione(?) che condannava il cinema italiano a vivacchiare , ad elemosinare premi da un festival all’altro, senza ottenere nulla o solo poche briciole. Da anni. Finora.
Garrone ha ristrutturato con stile asciutto le pagine di Saviano. Non è facile scrivere di Napoli e di gomorra che poi l’apoteosi della camorra. Anni fa mi cimentai con un testo per il teatro, intitolato ” L’arcitaliano”, messo in scena da Augusto Zucchi (oggi attore di qualità in tv, oltre che regista). Sospetto e incredulità sulla piece che raccontava di come Raffaele Cutolo avesse trasformato la sua cella in un vero e proprio ufficio da cui comandava le imprese della criminalità, trattando con i terroristi in occasione del sequesto di Ciro Cirillo. Venne a vedere lo spettacolo Giuseppe Tornatore e forse decise, dopo quella serata, di fare “Il camorrista”, uno dei suoi primi film.
Sorrentino ha rispolverato un personaggio, Andreotti, sulla scorta di una immagine del personaggio politico che andava forte negli anni Ottanta. In realtà, come sappiamo, il Pipistrello con la testa insaccata tra le spalle, cominciò fin dall’immediato dopoguerra a fare politica e a trovarsi al centro di polemiche, scontri, processi, riuscendo ad uscirne, come dire,a testa sufficientemente alta. Una certa stampa lo vedeva come un diavolo, e lo ribattezzò Belfagor (niente in comune con il fantasma del Louvre). Personaggio e temi che lo circondavano mi ispirarono tre atti unici che furono diretti da registi-attori di grande talento che oggi non ci sono purtroppo più: Adolfo Celi, Luciano Salce, Vittorio Caprioli. Il titolo unico per i tre atti unici era ed è: “Politicanza”. Erano gli anni di Sindona, Gelli, Calvi, ovvero degli intrecci misteriosi tra politica e finanza, con subdoli eroi delle trame che uscivano ed entravano dalle porte delle istituzioni. Poteri di sotto e di sopra.
Garrone e Sorrentino hanno con i loro film mostrato due facce di uno stesso problema: i poteri criminali sotterranei armati e i poteri che non adoperano le armi e impiegano altri mezzi per tenere in piedi quel simulacro di paese in cui ci siamo ridotti. Sono due autori giovani e hanno capito bene che era ora di farla finita con film che creavano illusioni, parlando di impegno e di politica, e hanno colpito duro.
E adesso? Ho paura. Lo dico sinceramente. Che non loro ma il cinema italiano (in mano alle tv) si addormenti sugli allori. Come del resto ha fatto in tutti questi molti, troppi, anni. La televisione cerca il cinema per farsi premiare. Non sempre, ma la tentazione è così evidente che i programmi di produzione puntano alla presenza ai festival onde far dimenticare la scarsa qualità di molti, troppi, programmi; e una pratica nelle proposte di fiction o di film di autore che risulta sempre più inquinata dai buoni, brutti, troppo brutti, facili sentimenti in chiave di solidarismo forzato.
Sono due realtà che trascinano spesso, molto spesso, troppo spesso, i cosiddetti produttori privati che non sono più privati, non rischiano in investimenti, non sono attenti alle esigenze degli spettatori e fanno la fila davanti alle porte dei potenti televisivi.
La vittoria della coppia italiana potrebbe, dovrebbe servire anche a questo: scuotere la baracca, scardinare posizioni di rendita tra i dirigenti delle emittenti, infondere più coraggio e spregiudicatezza nelle scelte.
Insomma, cari amici Garrone e Sorrentino, cui ci incontriamo e parliamo volentieri, grazie. E grazie a voi, spero, speriamo che l’assenza, i timori, le incertezze, i pasticci si riducano almeno un pò. Che Matteo e Paolo prendano il premio che hanno ricevuto- un pezzo di Palma marcata Cannes- e la sventolino davanti a coloro che li riceveranno, baceranno loro la mano, pieni di brividi e di angoscia, domandandosi: ma ora dove vorranno arrivare?
Auguri Matteo e Paolo. Auguri a un diverso cinema italiano. Auguri a una tv meno tv (con una mano fa il trash trash, con l’altra si infiocchetta la giacchetta.
ITALO MOSCATI