L’eredità, resta Insinna? Il manager di Pino Insegno: “Falso e legalmente impossibile”
Pino Insegno come previsto condurrà L’eredità o a sorpresa tornerà Flavio Insinna? Interviene il manager del doppiatore
La prossima edizione de L’eredità, al via a gennaio 2024 su Rai1, la condurrà Pino Insegno. Anzi, no, resterà Flavio Insinna. Macché, al timone della storica trasmissione guidata da Carlo Conti prima e da Fabrizio Frizzi dopo, ci sarà Marco Liorni, attualmente ben saldo a Reazione a catena.
Dopo una giornata di indiscrezioni, mezze dichiarazioni, ipotesi e voci, arriva la presa di posizione di Diego Righini, manager di Pino Insegno. Contattato da Tag24, lo storico collaboratore del doppiatore, ha detto:
“Sono totali fake news, le ennesime verso un professionista. Abbiamo contratti blindati e firmati, siamo sicuri che il prossimo anno gli ascolti dell’Eredità saranno ancora più alti“.
Su Facebook, Righini ha rincarato la dose attaccando la giornalista del Corriere della Sera Antonella Baccaro che ha firmato il pezzo con la notizia dell’ipotesi del ritorno a L’eredità di Flavio Insinna, dato da tutti (lui compreso) in uscita. Righini, dopo aver definito “bugiarda” la cronista, ha insinuato che “dietro suggerimento del manager dei conduttori che temono di perdere il posto perché meno capaci di Pino Insegno, lancia oggi una fake news sul programma L’Eredità dicendo che lo condurrà Insinna. Peccato che la cosa oltre ad essere falsa come attestano i vertici Rai e anche impossibile per questioni legali“. Quindi la chiosa velenosa: “Questo non è giornalismo ma misero servilismo della carta stampata al vile denaro“.
La risposta della Rai e… di Pino Insegno
Per la cronaca, la Rai ha ufficialmente commentato l’indiscrezione in circolazione da oggi, spiegando che la decisione “qualunque sia non è stata presa, lo decideremo entro novembre insieme a Banijay”, ovvero la società titolare del format con la quale Viale Mazzini deve necessariamente condividere le mosse da fare.
Dal canto suo Pino Insegno all’AdnKronos si è limitato a dire che trattasi di “Parole in libertà di qualcuno“, lamentando di soffrire per la pressione della stampa: “Io non ce la faccio più a sentirvi“.