L’Eredità di Flavio Insinna, critiche e polemiche per la sorvegliata a vista
Per i social e alcuni portali di settore, il quiz offre tra gaffe e scivoloni uno spettacolo da bisca clandestina: accanimento o racconto veritiero?
L’indignazione facile da tastiera non guarda in faccia nessuno, nemmeno i game show del preserale televisivo italiano, quelli nati con l’intento di includere direttamente gli spettatori nelle dinamiche televisive. Spettatori complici, chiamati a rispondere anche loro dal divano, che qualora scelti per concorrere in studio, alle prime difficoltà non esiteranno a sottolineare che “a casa sembrava più facile”.
Al pubblico che si riunisce davanti allo schermo per rispondere a domande e giochi di logica, si sta affiancando nelle ultime settimane anche quello più polemico nei riguardi delle meccaniche di gioco, delle scelte apparentemente faziose degli autori nella distribuzione delle domande e del modus operandi del conduttore di un quiz in particolare. È il caso de L’Eredità di Flavio Insinna, in onda da poco più di un mese su Rai 1, premiata dagli ascolti ma vessata da polemiche come mai prima d’ora, e non solo sui social network.
Accuse inedite per la trasmissione, che quest’anno festeggerà le 4000 puntate in onda proprio insieme ad Insinna, bersaglio di numerose critiche da parte del pubblico che segue quotidianamente il quiz. Oltre alle critiche legittime per il suo stile di conduzione barocco ed istrionico, diametralmente opposto a quello degli storici presentatori del programma, che ne hanno fatto della concisione e del ritmo serrato le chiavi del successo, alcuni telespettatori hanno sospettato giorni fa di scarsa imparzialità il conduttore. A finire nel tritacarne anche gli autori del programma, anche loro colpevoli di aver favorito una concorrente con alcune domande elementari del tipo “L’affondamento del Titanic fu causato dall’urto contro cosa?“.
Per i veri aficionados della trasmissione, nulla di nuovo: una regola non scritta del quiz – e mai contestata prima con tale foga – prevede che capitino nella stessa manche di gioco domande di complessità variabile, dalle più elementari alle più ostiche. Non consideriamo il fatto che spesso i concorrenti regalino brutte sorprese, non sapendo nemmeno collocare temporalmente il ventennio fascista tra quattro periodi proposti o i fiumi nella giusta area geografica; soffermiamoci però su un dato: l’Eredità, così come gli altri game show in onda negli ultimi anni, si è ormai adeguata all’imperante semplificazione del genere quiz in vista di un maggior coinvolgimento del vasto pubblico alla competizione. Un problema-non-problema, che sembra aver suscitato solo con l’arrivo di Insinna scandalo, clamore e scalpore.
Uso questi termini non a caso, perché sono quelli con cui alcune testate giornalistiche che si occupano di spettacolo etichettano alcuni eventi del tutto trascurabili legati allo svolgimento del gioco, descritti con titoli sensazionalistici con lo scopo di mettere in cattiva luce le comuni gaffe (fatte passare come “scivoloni terrificanti“) di concorrenti e soprattutto del conduttore. Già chiamato a scusarsi personalmente per l’episodio della quintana ascolana, scambiata per la Giostra del Saracino di Arezzo, Insinna sembra costantemente sorvegliato a vista, tanto da scusarsi persino in telecamera per aver pronunciato la parola “ruttino”.
Una rapida ricerca su Google dimostra chiaramente che tra coloro che contestano puntualmente la trasmissione, cogliendo gli spifferi del web (audience che pure rappresenta una piccola percentuale del totale), ci sono anche i colleghi dell’edizione online del quotidiano Libero. Giocando con la lingua italiana e con gli artifici retorici tipici del pomposo Insinna, il sito non perde occasione per sottolineare errori sempre epici, risposte dei concorrenti sempre assurde o eclatanti. Una crociata propria anche di altri magazine, che con contenuti clickbait non fanno che alimentare i sussurri del web, col rischio che passino per urla chiassose. Un toccasana per la reputazione virtuale di Insinna.