Home L'Eredità L’Eredità contesa da Endemol e Magnolia

L’Eredità contesa da Endemol e Magnolia

I colossi dell’intrattenimento televisivo sono finiti in tribunale

pubblicato 3 Febbraio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 08:43

Endemol Italia spa e Magnolia spa si stanno dando battaglia in tribunale. L’oggetto del contendere sono i diritti sul format L’Eredità, il quiz in onda ogni giorno su Rai1 da ormai più di 10 anni nel preserale (prima con la conduzione di Amadeus, poi con quella di Carlo Conti).

Stando a quanto ricostruito dal quotidiano Il Tempo, Endemol – che produce tra gli altri Il Grande Fratello, La prova del cuoco e Detto Fatto -, è ricorsa al giudice civile per farsi pagare da Magnolia – che firma Masterchef, Pechino Express e Piazzapulita – una fattura da 175 mila euro relativa allo sfruttamento del programma. Magnolia ritiene che si tratti di un importo “frutto di coartazione della volontà” e per questo si è opposta al decreto ingiuntivo disposto dal Tribunale di Roma il 21 maggio 2010 ed a sua volta ha citato in giudizio Endemol, a marzo del 2011, chiedendo la restituzione dei circa 2 milioni di euro versati fino a quel momento.

Secondo Magnolia, entrata nel mercato dell’intrattenimento televisivo nell’aprile del 2001 (mentre Endemol è attiva sin dal 1989), l’intervento della società concorrente è un tackle “a gamba tesa” per tentare di “ostacolare gli ultimi venuti”. A scriverlo sono i legali della società fondata da Giorgio Gori, Ilaria Dallatana e Francesca Canetta e che nel 2002 aveva presentato alla Rai il format L’Eredità, ceduto in licenza esclusiva per l’Italia dalla società spagnola Coral Europa, che a sua volta l’aveva acquistato dall’emittente argentina Telefè.

Il dettaglio decisivo è che la Telefè è appartenente al gruppo Telefonica, che è alle spalle dell’olandese Endemol.

Così succede che nel momento in cui Magnolia sta per aggiudicarsi la commessa, Telefè fa un passo indietro sulla disponibilità dei diritti e la Rai decide di sospendere la messa in onda de L’Eredità. A questo punto Endemol “tramite la capogruppo in comune ha condizionato in proprio favore l’esordio del nuovo competitor e costringendolo a soggiacere alle sue imposizioni arbitrarie”, come si legge nell’atto di citazione.

La soluzione la si trova grazie ad un accordo tra i due produttori: pertanto Magnolia deve riconoscere a Endemol, senza limiti di tempo, una partecipazione allo sfruttamento economico del format pari al 5% di quanto avrebbe ricevuto dalla Rai. Magnolia però rifiuta di pagare la cifra che lievita fino a 1.930.954 euro e chiede di recedere dall’atto di transazione firmato il 31 maggio 2002.

I legali di Endeml scrivono:

L’unica verità è che sorse un vero contenzioso tra Coral Europa e Telefè, non indotto da pressioni di Endemol, ma dal fatto che Telefè non aveva titolo a cedere i diritti a Coral, che si vendette la pelle dell’orso a Magnolia senza prima averla acquistata. E all’epoca Magnolia era un interlocutore ascoltato quanto e più di Endemol, essendo rappresentato da Giorgio Gori, tanto da ottenere la commessa. In quell’anno, a fronte del format de «L’Eredità» Endemol aveva presentato un altro progetto di programma: Centro contro uno. Venne così previsto un riconoscimento reciproco a favore della società che non avesse ottenuto la commessa. Nessuna coartazione della volontà, Magnolia firmò l’atto di transazione e per circa 10 anni ne ha dato esecuzione pagando, prima di cercare di annullarlo.

Le due società in realtà da sempre sono legate una all’altra. Basti pensare che il nuovo amministratore delegato di Magnolia, in carica ufficialmente tra qualche giorno al posto di Ilaria Dallatana, sarà Leonardo Pasquinelli, che dal 2008 è stato vicepresidente operativo di Endemol.

L'Eredità