L’erba dei vicini (parigini), Severgnini è al posto giusto nel momento giusto. E con Zoro apre Rai3 all’Erasmus multisocial
L’erba dei vicini, nella puntata su Italia-Francia, risparmia ogni retorica sui fatti di Parigi. Severgnini ha il gioiellino della stagione tv?
Perché il pubblico si sintonizzi su un programma, il programma dev’essere sintonizzato sul proprio tempo. Per questo, a fronte di un Maurizio Costanzo Show ritornato ad essere l’eterna replica di se stesso, L’erba dei vicini è uno degli esperimenti più interessanti in onda (non a caso elogiassimo da Campo Dall’Orto).
Beppe Severgnini ha avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, conducendo un programma esterofilo sulla rete più chic nel momento in cui i riflettori sono puntati sull’Europa. Eppure ha saputo sfruttare intelligentemente questo vantaggio, non indulgendo alla facile retorica e non facendosi contaminare dall’effetto all news.
Così la puntata di questa sera sulla Francia non viene fagocitata dall’effetto Parigi, ma parte dalla scottante attualità per lasciarsela alle spalle e andare avanti, senza farsi atterrire dalla paura.
Severgnini procede veloce, riesce a riportare in tv la Fornero risparmiandole la solita arena mediatica sulle pensioni e costringendola a esprimersi in chiave multisocial. Il conduttore, infatti, non nasconde la sua socialità onnivora, da padrone di casa che mette allo stesso tavolo l’elite del Corriere della sera e la massa dei giovani laureati, ancora idealisti e appassionati. Il tutto senza ignorare temi del quotidiano, ma affrontati con larghe vedute, come le unioni civili e la cucina straniera.
Così L’erba dei vicini diventa il master gratuito per un pubblico che non c’era, al lunedì sera come su Rai3 in prima serata: quello dei trentenni crossmediali alla ricerca di una pensata leggerezza. Complice un gruppo di lavoro pieno di stagisti svegli e creativi, il giornalista ha rinunciato a parlare al pubblico over 50, colto e schizzinoso, di Fabio Fazio, evitando inutili doppioni.
Il suo stile di conduzione, dal brillante humor inglese, rende cattedratico e compassato, a confronto, quello di Giannini a Ballarò, che avrebbe bisogno di un’iniezione di velocità. Al contrario Severgnini è più sintonizzato sulla modernità comunicativa di Zoro, il guru di Gazebo che sa usare il linguaggio dei social e parlare a chi li frequenta munito di acume e ironia.
Ieri, ad esempio, Diego Bianchi, senza risparmiare come sempre i politici, ci faceva vedere una quota Islam in piazza contro l’Isis o faceva il verso al Direttore di Rai1 Giancarlo Leone (“ha qualche problema quando l’Auditel viene sottratto per qualche giorno”), per la sua Twitter-gaffe sull’ attaccante terroristico in Mali.
Ma anche l’occhio in tv vuole la sua parte. Lo stesso studio de l’erba dei vicini, una via di mezzo tra un campo di calcio e un prato inglese, raffigura la democrazia dello sport per mediare tra il pubblico anziano e quello precario. Perciò va dato atto a Rai3 di aver vinto la sfida più grande: aggirare il rischio del luogo comune o della fotografia da salotto buono, dietro l’angolo con un programma simile. Nel concept dell’amichevole tra nazioni europee vi è, infatti, qualcosa che nella tv italiana mancava: lo spirito Erasmus.