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Leopardi, la serie tv Rai fa del desiderio il motore di una vita “matta e disperatissima”: la recensione

Il Giacomo Leopardi raccontato da Sergio Rubini (e presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Venezia) cambia volto rispetto alla canonica rappresentazione, deviando il percorso del protagonista verso una sete a pari modo di conoscenza e di vita

2 Settembre 2024 09:56

Già con la miniserie dedicata a Mameli abbiamo assistito ad un nuovo modo di raccontare personaggi che hanno fatto la nostra Storia, più vicino alla necessità di usare un linguaggio moderno piuttosto che essere coerente con l’epoca raccontata: l’operazione di Mameli aveva funzionato, e anche con la serie tv dedicata a Leopardi la direzione intrapresa sembra essere quella giusta.

Abbiamo visto in anteprima (in tv andrà in onda il 16 e 17 dicembre 2024, su Rai 1) la miniserie dedicata a Giacomo Leopardi, appunto, proiettata in anteprima mondiale all’81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione “Fuori Concorso-Proiezioni speciali”. L’esordio alla regia televisiva di Sergio Rubini è di non poca ambizione: la sfida non è stata tanto concentrare in quasi quattro ore tutta la vita del poeta di Recanati, quanto riuscire a restituire al tempo stesso la sofferenza e la continua sete di vita che ne ha attraversato l’esistenza.

Leopardi serie tv Rai, recensione

Leopardi secondo il costume drama di oggi

Tutto il cast, in primis Leonardo Maltese, è entrato nel mood giusto: calarsi in un contesto lontano come il 1800 senza dimenticarsi che il pubblico che assisterà alle due puntate è quello del 2024. Si riesce quindi a percepire il dolore del giovane Giacomo, diviso tra i dolori fisici e quelli dell’anima ma anche allietato dal desiderio di conoscenza e di farsi conoscere, con una messa in scena attenta alle tendenze delle ultime produzioni in termini di costume drama.

In altre parole, si può tradire parzialmente il contesto pur di far raggiungere il proprio racconto a più persone. Ecco che, allora, in Leopardi i personaggi si possono suddividere in fazioni, dai sostenitori del genio del protagonista a chi invece vorrebbe limitarne gli spostamenti. E non è un caso che nel conflittuale rapporto con i genitori ma anche nell’avversione degli austriaci verso le sue opere si possa vedere uno spirito di ribellione tipico di ogni nuova generazione verso quella precedente e verso il potere precostituito, qui amplificato proprio dalla necessità di Giacomo di uscire dal guscio familiare per spiccare il volo e diventare Leopardi, il poeta.

Cercando di evitare la seriosità dello sceneggiato vecchio stampo (missione però non sempre riuscita), il Leopardi di Rubini si apre al racconto di formazione, pur rispettando il materiale preso in considerazione e procedendo per fasi. E a questo proposito, non si può non considerare quest’opera un vero e proprio viaggio.

Un viaggio nella mente di un genio

Non un viaggio fisico, però: sebbene Leopardi si sposti in più location e quindi, certo, il suo sia anche un viaggio fatto di passi concreti e spostamenti reali, la miniserie predilige un viaggio differente, intellettuale, da parte del protagonista e di chi lo segue (o insegue).

La crescita di Leopardi viene raccontata tramite l’evoluzione della sua mente e del suo pensiero: è questo il vero viaggio che traina la miniserie. Per un genio come il suo, non poteva essere diversamente: così, dopo averlo visto da piccolo assimilare più nozioni possibili tramite lo “studio matto e disperatissimo”, crescendo Leopardi trasforma quelle nozioni nella sua straordinaria produzione letteraria. Una produzione che, ovviamente, non può non tenere conto di ciò che Leopardi pensa e vive lungo i suoi anni.

Il desiderio di Leopardi, la vera svolta della miniserie

A fine visione, però, a prevalere non è il percorso del giovane eroe-poeta, né l’evoluzione del suo talento. L’idea di Rubini (che ha anche scritto la sceneggiatura con Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini) si rivela vincente nel momento in cui Giacomo Leopardi esce dalla canonica rappresentazione dello studioso sempre sui libri e ci mostra un giovane uomo pervaso dal desiderio. Che sia di conoscenza, di amore, di amicizia o di vita, il Leopardi che andrà in onda su Rai 1 ne colora la vita di aspirazioni e di una ricerca forsennata.

È questa la chiave più originale e vincente di questo racconto, che non manca di alcune pecche, dovute all’eccessiva lunghezza di alcuni momenti più adatti, come accennato sopra, a uno sceneggiato d’altri tempi che a una fiction televisiva. Ma pur di avere un Giacomo Leopardi che abbandona i libri per sfogliare le pagine dell’esistenza, è un prezzo da pagare.