Home Rai 1 Leopardi su Rai 1, Sergio Rubini presenta il suo film-tv: “Opera competitiva. Le piattaforme? Abbiamo subìto una fascinazione, ma la loro è colonizzazione”

Leopardi su Rai 1, Sergio Rubini presenta il suo film-tv: “Opera competitiva. Le piattaforme? Abbiamo subìto una fascinazione, ma la loro è colonizzazione”

Una produzione imponente, durata anni, per portare in tv la vita del poeta sotto una nuova prospettiva, quella del “ribelle”

2 Gennaio 2025 14:07

La fiction Rai nel 2025 riparte da Leopardi: è lui, il “poeta dell’Infinito”, il protagonista della prima produzione originale Rai, messa in palinsesto martedì 7 e mercoledì 8 gennaio, alle 21:30, su Rai 1 e in streaming su RaiPlay. Presentata a settembre al Festival del Cinema di Venezia, Leopardi rappresenta la prima regia televisiva di Sergio Rubini, che per anni ha lavorato a questo progetto, affiancato da Ibc Moivie (“Era un’idea che circolava da tempo”, ha confermato il produttore Beppe Caschetto), Oplon Film, Rai Com e Rai Fiction.

Leopardi su Rai 1, un’impresa durata vent’anni

Proprio Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, non ha nascosto durante la conferenza stampa di presentazione del film-tv in due parti le difficoltà di realizzazione: “È stata un’avventura complicata”, ha ammesso, “c’è stata grande pazienza sia da parte della Rai che di Ibc Movie. Opere così imponenti non si fanno mai da sole: è stata una sfida alta, con la collaborazione di tanti. Sergio ci ha proposto questo progetto qualche anno fa, sulla scorta di un soggetto scritto a più mani. Ci abbiamo ragionato: dovevamo riportare la storia di un grande poeta, un biopic, e ce l’abbiamo fatta”.

Rubini conferma i lunghissimi tempi di realizzazione:

“Con Beppe Caschetto avevamo provato a lavorare a questo progetto vent’anni fa. Ora la tv è cambiata, è cambiato il linguaggio. Posso dire con orgoglio che abbiamo fatto questa miniserie con la Rai. Abbiamo puntato su un’azienda di Stato, solo la Rai poteva raccontare Leopardi, e lo ha fatto con un linguaggio moderno e competitivo, sia verso le piattaforme e il cinema. Questo non è un prodotto, è un’opera d’ingegno. Confido che il pubblico ci seguirà, il titolo è potente, Leopardi è un’icona pop”.

La scelta del Leopardi di Rai 1

Altra sfida non da poco, oltre alla sceneggiatura e alla produzione, è stato scegliere chi avrebbe dovuto interpretare Giacomo Leopardo. Una scelta che è caduta su Leonardo Maltese, giovane attore di Ravenna visto al cinema ne “Il signore delle formiche” e “Rapito”.

“Avevamo precedenti illustri, ma siamo andati oltre la paura di riproporre un personaggio”, ha spiegato Ammirati nell’introdurre il lavoro di Maltese. “Leonardo ha compiuto qualcosa di supremo, è andato oltre l’interpretazione di un ruolo. Leopardi è stato un trasgressivo, anche per questo è ancora oggetto di numerosi studi e passione di tanti ragazzi che lo citano con pochi altri. È stato un anticonformista potentissimo, ha rotto la tradizione con le armi del laicismo. Non era facile andare contro il pensiero dominante, lui diventò provocatore della poesia e della saggistica. Abbiamo riproposto un grande uomo, oltre che un grande poeta”.

Per Leonardo Maltese, “essere Leopardi” non è stata una passeggiata, ma è stato anche un modo per riconnettersi alla sua adolescenza: “Mi è sempre piaciuto. La mia prima passione artistica, a 14-15 anni, è stata la poesia. Le opere di Leopardi mi hanno sempre comunicato qualcosa”. Proprio per la sua interpretazione, Maltese ha ricevuto il Wind of Europe International Award durante il festival Italy on Screen Today New York.

Il Leopardi voluto da Rubini prende le distanze dall’immaginario collettivo del poeta chino su se stesso e con la gobba: “Sarebbe stata un’eredità misera”, ha spiegato il regista nel motivare la decisione di rappresentare il poeta come un giovane ribelle e desideroso di vivere. “Abbiamo raccontato la sua visione del mondo, non il suo corpo, ma anche il fatto che fosse un incompreso: il suo pensiero oggi è attualissimo. Nutriva sospetto verso la scienza e la ‘società delle macchine’, quella che oggi è rappresentata dall’intelligenza artificiale; ma anche verso la politica e il transumanesimo. Ne ‘L’Infinito’ ci dice che con la forza dell’immaginazione possiamo andare ovunque: è un messaggio fortissimo, soprattutto per i più giovani”.

Alcune scene del film sollevano nuovamente la questione di una possibile omosessualità di Leopardi: “Non penso che Leopardi fosse omosessuale”, dice Rubini facendola breve. “Amava profondamente le donne: c’è agli atti il fatto che avesse molta difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti verso Fanny e faceva delle ‘prove’ usando Ranieri. L’ho fatto anche io da giovane. Non abbiamo voluto raccontare nessuna deviazione, ma un’amicizia profonda che sfocia sì in un bacio, ma è il bacio che è Leopardi vorrebbe fare a Fanny”.

Il resto del cast di Leopardi su Rai 1

La storia di Leopardi permette anche di conoscere coloro che lo hanno influenzato nel corso della sua vita. A cominciare dal padre, il Conte Monaldo, figura anch’essa molto studiata ed a cui dà volto Alessio Boni: “Era un signore austero, sì, molto rigido, credente e bigotto, che adorava la letteratura ma a modo suo. Ha invidiato il talento del figlio, però lo amava. Leopardi aveva capito il vero senso della libertà e del patriottismo: aveva dentro un mondo incredibile che temeva di mostrare per colpa dei genitori. Eppure Monaldo lo amava: ogni volta che nasce un figlio nasce l’infinito. Oggi entrare in un liceo è come varcare le porte dell’inferno, i ragazzi si sentono disadattati: ecco perché sono vicini a Leopardi. Sono contento che Sergio abbia rappresentato Leopardi senza gobba, chi se ne frega della gobba!”.

Adelaide Antici, madre di Leopardi, ha invece un rapporto con il figlio più distaccato, come spiega Valentina Cervi: “Mi sono chiesta da dove venisse la marmorietà di questa donna verso i figli. Ho fatto delle ricerche: è nata in un periodo in cui la religione era ‘cattiva’, in cui si credeva che Dio fosse lontano dagli uomini. Adelaide ha deciso di cristallizzare la sua sensibilità, e forse crescere Leopardi in questo modo ha contribuito a farlo diventare un poeta. Sono sempre grata a Sergio Rubini quando mi chiama a interpretare personaggi scomodi”.

Ma Leopardi spicca il volo grazie a due amici: uno, Pietro Giordani, ha il volto di Fausto Russo Alesi: “Leopardi aveva bisogno di togliersi di dosso certe catene. Pietro, anche lui anticonformista, lo aiuta perché devoto al talento. Quando si ha del genio davanti, bisogna servirlo, fare di tutto perché quel talento abbia espressione e totalmente essere. È importante incontrare qualcuno che ti dice che è tutto giusto quello che è in noi”.

Ancora più importante la figura di Antonio Ranieri, interpretata da Cristiano Cacccamo. L’amico di Leopardi diventa anche centrale nel triangolo amoroso che coinvolge Fanny (Giusy Buscemi): “Era un grandissimo fan dei Leopardi, tanto che quando l’ha conosciuto ha smesso di scrivere e ha cercato di trovare luce tramite lui. È un po’ l’agente’ di Leopardi. Pensavo che fosse un personaggio più difficile: Sergio Rubini mi ha deresponsabilizzato tantissimo, lui sapeva tutto”.

Il cast include anche Alessandro Preziosi nei panni di Don Carmine, colui che ad inizio film non vuole accettare la presenza della salma di Leopardi nella sua chiesa: “Antropologicamente”, ha raccontato, “questa serie assorbe il dolore e permette al pubblico di muoversi nei vari contesti vissuti da Leopardi”.

Leopardi ai tempi delle piattaforme

Rubini e Ammirati sono d’accordo nel sostenere che solo la Rai poteva portare in tv la vita di Leopardi. “Noi siamo il Servizio Pubblico, siamo apparentati alle piattaforme come genere, ovvero le grandi narrazioni. Il mercato ci ha dato tanti stimoli, ma ciò che spero è che la Rai resti leader in un mercato in cui a volte c’è anche sovrabbondanza”, sono le parole di Ammirati, che però non rinnega che la visione VOD a AVOD di un titolo possa permettergli di raggiungere più persone e far scoprire un lavoro anche fuori dai nostri confini:

“Alcuni nostri titoli sono vendutissimo all’estero, gli Stati Uniti si sono accorti di noi, riceviamo premi, ci sono adattamenti… La Rai con tutti i ‘limiti’ dell’amministrazione pubblica è sopra tutti. Per il Paradiso delle Signore ci sono 30 milioni di visualizzazioni, Un Professore è a 50 milioni, L’Amica Geniale a 10 milioni, e parlo solo del dato digitale. Imma Tataranni è tra le serie più vendute all’estero… Sono icone, linguaggi e capacità di formare nuovi talenti. Siamo leader nel settore dell’audivisivo e vogliamo continuare ad esserlo e a farlo bene, grazie anche a chi si trova qui ora”.

Rubini è invece più cauto nell’esaltare il ruolo delle piattaforme streaming: “Noi cineasti abbiamo subito una certa fascinazione dalle piattaforme straniere, è normale. Ma abbiamo capito di essere oggetto di una colonizzazione. È sotto gli occhi di tutti che abbiamo tante piattaforme straniere. Il mondo ce lo impone, ma proprio per questo bisogna ricordarsi la propria storia. È come quando vai in Grecia e pensi di trovare il mondo classico, invece scopri che non è così. Mi danno fastidio i documentari sull’antica Roma e sul Rinascimento prodotto all’estero. Dobbiamo raccontare noi, la nostra storia. L’azienda di Stato fa bene a ricordarsi di questa missione”.

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