Classe 1983, Leo Di Bello dal 2020 conduce per Sky i pre e post partita di Europa League, a cui dal 2021 si è aggiunta anche la Conference League. Giornalista cresciuto nella redazione di Sky Sport 24, dove è arrivato più di quindici anni fa, Di Bello si racconta per la prima volta a TvBlog.
Inizi a fare tv a 19 anni a Telenova. A quei tempi studiavi Giurisprudenza. Frequentavi l’università per prendere il famoso “pezzo di carta” per accontentare le aspirazioni dei tuoi genitori o cercavi realmente un piano b per il tuo futuro?
Avevo fatto un indirizzo sperimentale del liceo classico al San Raffaele di Milano, ma mi ero reso conto che Medicina non poteva essere il mio futuro. Finito quindi il liceo, mi iscrivo a Giurisprudenza alla Cattolica seguendo la strada di mio fratello. Dopo il primo anno, mi rendo conto mi sarebbe piaciuto affiancare allo studio anche il lavoro, nonostante non ne avessi la necessità economica. Vedendo il lavoro che facevano alcuni ragazzi sulle tv locali di aggiornamento dei risultati delle partite, mando il mio curriculum a Telelombardia, 7Gold e Telenova. Gianni Visnadi, che diventerà il mio direttore, mi rispose: “Non abbiamo bisogno, ma ti voglio conoscere”. Quando andai a fare il colloquio, lui si rivide in me e mi propose uno stage di tre mesi. Lì parte quello che non avrei mai immaginato sarebbe stato il lavoro della mia vita.
Come è avvenuto poi il passaggio a Sky? Quanto sono stati importanti in quest’ottica gli anni a Telenova?
Sono stati anni fondamentali, perché hanno rappresentato una gavetta. Essere cresciuto in una realtà piccola come Telenova mi ha permesso di conoscere il lavoro della macchina televisiva da tutti i punti di vista. Dopo quattro anni e mezzo, fra conduzione e telecronache, Marco Foroni, ai tempi responsabile del calcio internazionale su Sky Sport, mi segnale a Massimo Corcione e così a 23 anni e mezzo entro a Sky. Sono passati poi già quindici anni da quando debuttai, dopo uno stage iniziale, nella nascente Sky Sport 24.
Per diversi anni hai avuto un ruolo comprimario in alcuni programmi condotti da Ilaria D’Amico, prima a Sky Calcio Show, poi nei pre e post partita della Champions League. Che cosa hanno rappresentato professionalmente per te queste esperienze?
Federico Ferri, il mio attuale direttore, mi ha permesso di fare un salto importante. Innanzitutto ho avuto la fortuna di far parte della macchina più importante di Sky Sport. Affiancando Ilaria in quei cinque anni, occupandomi di numeri e statistiche, ho avuto modo di vivere da dentro la macchina organizzativa di programmi su cui Sky ha investito tanto per tanti anni. Oltre a poter vedere una professionista come Ilaria, da cui ho potuto appendere molto, ho appreso i segreti di una trasmissione televisiva importante. Quando vivi da dentro un’avventura di questo tipo per così tanti anni, inizi a crescere perché diventi più padrone della macchina organizzativa, maturando una visione a 360 gradi, non solo sulla conduzione.
Nel 2020 arrivi alla conduzione in solitaria dei pre e post partita dell’Europa League, che dalla scorsa stagione vanno a braccetto con la quelli della Conference League. Ti sei sentito da subito all’altezza di questo passaggio?
È stato un nuovo punto di partenza della mia carriera. Me lo sono conquistato attraverso tanti anni di lavoro. Sono stato orgoglioso di vedere premiato un lavoro che avevo fatto all’interno di Sky Sport per tredici anni. Mi sentivo pronto e credo che fosse giusto così. Non è una cosa che avevo richiesto prima, ma che è arrivata nel momento giusto, quando avevo tante ore di diretta fatte.
Dallo scorso ottobre hai iniziato anche un’esperienza radiofonica. Ogni domenica mattina sei in onda, infatti, dalle 9:00 alle 13:00 su Rds con Chiara De Pisa. Lì ti occupi di musica e spettacolo. Ti piacerebbe occuparti di questi due argomenti anche in tv?
Io ho la passione per la tv generalista. Sono cresciuto con i grandi conduttori della tv generalista come Fabio Fazio, in grado di passare dalla politica al ruolo di spalla comica. Per me unire la capacità di occuparsi di politica, cronaca e attualità con la chiave dell’ironia e dell’autoironia, è il massimo a cui può ambire un conduttore. Sono stato fra i provinati per la conduzione di X Factor nel post Cattelan. Nicola Maccanico mi propose questo provino ed Eliana Guerra, curatrice di X Factor, mi fece i complimenti. Poi fecero una scelta diversa, puntando su una persona, come Ludovico Tersigni, che incontrava maggiormente il pubblico della generazione zeta. Ora mi piacerebbe occuparmi in tv, oltre di quello di cui già mi occupo, anche di musica.
In passato avevi indicato come modelli di riferimento Alessandro Cattelan e Maria De Filippi. Nel giornalismo sportivo, a livello televisivo, chi riconosci come punto di riferimento?
Fabio Caressa, oltre Ilaria D’Amico che ho citato prima, è sicuramente un fuoriclasse. In lui colgo sempre l’originalità del punto di vista proposto. Fabio mi ha insegnato che per essere interessanti a volte è necessario uscire dal pensiero condiviso da tutti. Fabio ha poi anche una capacità da conduttore vero e proprio che hanno in pochi, secondo me, nel giornalismo televisivo.
Hai un programma che ti piacerebbe condurre o un progetto nel cassetto che ti piacerebbe poter realizzare in tv nei prossimi anni?
Ho già scritto diversi programmi perché mi piace scrivere idee. Non è facile per come funziona la televisione adesso riuscire poi a concretizzare questi progetti, che sono più legati all’intrattenimento. Mi piacerebbe che in tv si riuscisse dare più spazio a chi la tv la fa già, soprattutto quando si parla dell’assenza di giovani volti. Forse bisognerebbe cercare di avere più coraggio, guardando anche al di fuori di certe categorie, come per esempio fa Amadeus, che è una persona che ho il piacere di conoscere, con Sanremo. Magari anche dallo sport possono venire fuori volti interessanti.