Domenica in, Don Mazzi inchioda Lele Mora meglio di un giornalista: “Quanta gente hai rovinato?”
In tempi di austerity solo un prete, ma di quelli che si sporcano le mani nel sociale, ha la patente per fare la morale. Così va a finire che Don Mazzi riesce a intervistare il suo nuovo “figliuol prodigo”, Lele Mora, in modo più incisivo di come avrebbe fatto un qualsiasi giornalista. L’intervista esclusiva, a
In tempi di austerity solo un prete, ma di quelli che si sporcano le mani nel sociale, ha la patente per fare la morale. Così va a finire che Don Mazzi riesce a intervistare il suo nuovo “figliuol prodigo”, Lele Mora, in modo più incisivo di come avrebbe fatto un qualsiasi giornalista. L’intervista esclusiva, a Domenica In – Così è la vita – la porta a casa lui, mentre Lorella Cuccarini ne approfitta per inneggiare alla morte dei senza talento, nonché alla fine di quel ciclo che la vide ingiustamente fuori dalla tv:
“Per fortuna sembrano lontani i tempi in cui sui giornali apparivano persone famose, o presunte tale, dove sembrava che la strada per arrivare fosse solo una, dove vedevamo ostentare molta ricchezza. Ora siamo più in tempi di sobrietà o recessione?”
Parte un talk a tema, mentre sullo sfondo scorrono immagini di archivio sulla gaudente Vita Smeralda, che sembra lontanissima, e ripercorre i bei tempi di Simona Ventura e dei tronisti. Prima che la conduttrice lanci la prima parte dell’intervista – preregistrata da Don Mazzi – il sacerdote si lancia in un’invettiva sboccata:
“Quelli che baciano i piedi sono quattro idioti. Ma gli altri? Il lelemorismo è una puttanata. Non facciamolo diventare una divinità pagana. Si è già pompato lui che è una cosa vergognosa”.
A questo punto, mentre Rise and fall fa da meraviglioso tappeto musicale, parte un’intervista davvero ben fatta:
Lele Mora a Domenica In – Così è la vita
Mora: “Mi sono lasciato coinvolgere da contesti e situazioni che ti trascinano”.
Mazzi: “Quanta gente hai illuso e rovinato? Usiamo le parole giuste. Tu conosci bene quel mondo lì. Bisogna prostituirsi, bisogna vendersi. Lo sapevi bene o no?”
Mora: “Ho creato personaggi dal niente, senza né arte né parte, e devo dire che lì me ne devo pentire veramente, perché in televisione devi avere l’arte, la gavetta. Devi sapere far qualcosa. Con alcuni programmi che ho guardato da detenuto mi son detto, ma li facevo io quei programmi lì? Mi facevano senso. Ho sempre voluto tener staccato un certo topo di cose. Chi si vuole prostituire deve farlo per conto suo, non certo io li ho forzati. Certo, ho avuto un momento di megalomania. Amavo essere adorato, idolato, conteso. Per me avere tanta gente intorno significava non essere da solo. Io cercavo sempre di contenere il massimo che poteva succedere. Nei miei posti, a Milano, Porto Cervo e Cortina, non ho mai fatto girare né droga né prostituzione. Chi lo voleva fare lo faceva lontano da me, non succedeva davanti ai miei occhi”.
Mazzi: “Io ti credo al 50%. A un certo momento hai servito il denaro, il potere o il successo?”
Mora: “Il denaro per me è solo un mezzo e oggi mi ritrovo senza i denari, perché forse o l’ho speso male o l’ho sprecato, buttato. Il successo è qualcosa che amavo, oggi non amo più. Il potere è qualcosa che non mi interessa, se no sarei entrato in politica”.
Mazzi: “Però nel codazzo dei politici ci sei stato. Qualcuno l’hai assecondato”.
Mora: “Però potevo chiedere, ma non l’ho chiesto. In questi più di 400 giorni ho meditato sui grossi errori che ho fatto. Mi hanno fatto capire che devo cambiare e essere diverso. Magari ho confuso la mente a qualcuno”.
Mazzi: “Quando ti ho visto con la tuta che andavi a zappare… Ho detto, se io faccio vedere agli italiani Gabriele così, no questo è un fotomontaggio, questa sarà l’ultima frescata. Invece non è un fotomontaggio. Hai fatto l’orto”.
Mora: “Sono un Gabriele nuovo”.
Mazzi: “Sei già nuovo? Ci vuole tempo per diventare nuovo. Certo, prima dovevi farti schifo per il pasticcio che hai fatto. Hai pensato di farla finita, vero?”.
Mora: “Sì. Ma tu sei stato uno di quelli che veramente mi è stato vicino e mi ha aiutato. E la mia famiglia, che mi ha dato la forza per resistere e andare avanti. Per fortuna ho una famiglia vera. Un papà di 90 anni che ha sempre lavorato nei campi. Una mamma che è un vero generale. E poi due figli meravigliosi, che mi sono stati vicini giornalmente..