La scomposta esultanza in occasione del gol di Messi durante la telecronaca di Argentina-Messico su Rai1 ha ufficialmente aperto il caso Lele Adani. Sui social non mancano commenti critici nei confronti dell’ex calciatore di Brescia, Inter e Fiorentina, ma si segnalano anche gli interventi in difesa da parte di alcuni addetti ai lavori. In questo senso, l’ultima in ordine cronologico a prendere posizione è stata Donatella Scarnati, alla guida della delegazione a Doha di Rai Sport per i Mondiali in corso.
Quale che sia l’opinione specifica su Lele Adani, la certezza è che la Rai Sport ha finalmente trovato una seconda voce di personalità, ossia un commentatore che fa opinione e che divide, che fa entusiasmare i simpatizzanti dell’Argentina e di Messi e che fa arrabbiare i puristi della telecronaca, ma anche chi segue lo spettacolo del calcio in maniera più distaccata. E pensare che Adani sulla tv pubblica non è arrivato in quota telecronaca (salvo eccezioni), ma fino a prima dei Mondiali è stato impegnato soprattutto come commentatore in studio o del pre e post gara (per le partite della Nazionale, per esempio, per le cui telecronache la Rai ha scelto di confermare la collaudata coppia formata da Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro, che si muove su una linea più tradizionale).
Lele Adani negli anni – sin da quando a Sky Sport affiancava in telecronaca soprattutto Ricky Trevisani, nel frattempo passato a Mediaset – con intelligenza e ottima dialettica ha costruito intorno alla sua figura un personaggio che ama ostentare la competenza calcistica, ma anche la passione che prova nei confronti di un certo tipo di calcio, fino quasi a diventare fanatico. La lite in diretta tv con Massimiliano Allegri ha rappresentato probabilmente il punto di svolta nella percezione del pubblico nei suoi confronti.
Da quel momento Adani – che nella sua carriera post calciatore ha anche rifiutato il ruolo di vice di Roberto Mancini, quando, nel 2014, quest’ultimo allenava l’Inter – ha spinto sull’acceleratore, invece di rallentare, divenendo il riferimento dei cosiddetti giochisti. Da quel momento, cioè, ha accettato che ogni sua dichiarazione potesse essere tagliuzzata e ripresa sul web, a suo vantaggio o suo malgrado. Lele Adani oggi di fatto (è il più ‘parlante’ tra i protagonisti) è il conduttore della Bobo Tv (il carattere non gli fa difetto, di recente ha fatto notare che “4 minuti di pillole fanno scatenare un putiferio“, la tendenza all’esagerazione neanche), e ogni tanto scivola su qualche gaffe social (alla vigilia dei Mondiali ha registrato un video in hotel in mutande che secondo Dagospia ha messo in imbarazzo RaiSport, qualche tempo fa, interloquendo con alcuni tifosi che lo acclamavano, ha sentenziato che “Allegri non capisce niente di calcio“). E così via, fino all’urlo di sabato sera in diretta su Rai1, la rete che quel giorno ha scelto di non mandare in onda la puntata di Bobo Tv in segno di rispetto nei confronti delle vittime della tragedia di Ischia.
Dal punto di vista meramente tecnico, Lele Adani è oggettivamente una ottima seconda voce. Una certa propensione all’invadenza talvolta lo porta a parlare sopra il telecronista (nel caso di questo Mondiali, Stefano Bizzotto). Il pregio però è tanta roba: ha la capacità di comunicare sempre, o quasi, passione e partecipazione rispetto allo show in quel momento in corso all’interno dello stadio.
Esaltarsi, esaltare o passare per esaltato, il confine è labile.
P.S. Se di fronte ad un gol ‘normale’ (anche se segnato da un assoluto fuoriclasse) nella seconda giornata della fase a gironi dei Mondiali Adani ha reagito in questa maniera, cosa aspettarci quando arriveranno gli scontri a eliminazione diretta dove ogni rete può essere determinante?