Home Maria De Filippi Il golpe del Brancaccio distrugge il mito di Costanzo

Il golpe del Brancaccio distrugge il mito di Costanzo

Alla rete le dietrologie su Costanzo non sono nuove (visto il soprannome che lo vede ribattezzato Ciccio Baffo e stroncato in ogni dove). Anche a Tvblog non ci siamo andati giù leggeri, dai tempi di un altro golpe che vide il giornalista più potente della Tv mettere le mani sulla fascia di Verissimo imponendoci il

20 Luglio 2007 14:21

maurizio costanzoAlla rete le dietrologie su Costanzo non sono nuove (visto il soprannome che lo vede ribattezzato Ciccio Baffo e stroncato in ogni dove). Anche a Tvblog non ci siamo andati giù leggeri, dai tempi di un altro golpe che vide il giornalista più potente della Tv mettere le mani sulla fascia di Verissimo imponendoci il suo Buon Pomeriggio. Ma le polemiche che imperversano sull’affaire Brancaccio hanno definitivamente minato la sua immagine pubblica, cancellando anni di onorata carriera e tutti i suoi meriti da apripista-innovatore. Da qualche anno a questa parte, ormai, Costanzo è solo il boss e non più il decano, per via di una metamorfosi professionale che ha tirato fuori il Mr.Hyde defilippico dallo stimato Dr.Jekyll. Se ci perdonate una duplica metafora letteraria, è un po’ come trovare il mostro di Frankenstein da una parte e Maria dall’altra, nel ruolo dell’archetipico Dr. Faust.
La stessa Repubblica di oggi ci va giù pesante, a partire da un articolo di cronaca che vede lo stesso Leo Gullotta andare contro il suo influente protettore:

“Man mano che passano i giorni, il balletto di poltrone consumato sul Brancaccio perde i contorni di una pittoresca querelle tra un attore e un giornalista, per assumere quelli di una manovra di potere, un episodio legato alle camarille e massonerie che rendono difficile la vita alle persone di qualità. Da una parte c’è Proietti, forte della sua arte, senza padrinati politici. Dall’altra c’è Costanzo che ha giocato sulla potenza”.

Un impero, quello di Costanzo, che conta un fatturato davvero clamoroso e finalmente divulgato. Al Parioli da diversi anni, con una doppia gestione teatro e tv, può contare su una serie di società fruttuose, dalla Mmc-comunicazioni alla recente Giacarante che ha realizzato Parlami di me, lo spettacolo autobiografico di Christian De Sica. Ma soprattutto Costanzo possiede il 30% della Fascino srl, la casa di produzione che beneficia dei successi di Maria De Filippi (stranamente in possesso del solo 20%, perché il restante 50% è della Rti-Mediaset). Per capire la forza della Fascino, nell’ultimo anno si è registrato un utile di 906 mila euro.
Bastano queste cifre a motivare il calibro di Maurizio Costanzo che, invece, in qualità di direttore artistico del Parioli ci guadagna poco e nulla (visto che in una stagione fa incassi da teatro medio, 679.000 euro per 52mila spettatori contro i 195 mila del teatro Brancaccio, che vanta oltre 5 milioni di incassi e 300mila euro di finanziamenti ministeriali).
C’erano, dunque, tutte i presupposti per cui anche un’illustre penna come Michele Serra avrebbe osato distruggere il mito di Costanzo (e gliene va un sentito plauso per il coraggio dimostrato):

“Lo scontro tra il soccombente Proietti e lo stravincente Costanzo, come potete capire, è la lotta impari tra un lavoratore di vecchio stampo e un manager multimediale. Ed è la metafora di ciò che accade anche altrove: la televisione che si mangia il teatro. Ed è anche lo scontro tra due Rome, tutte e due formalmente “di sinistra”, ma una (Costanzo) evidentemente anche di centro e di destra, vista l´abilità del conduttore di consigliare Berlusconi e di partecipare a quelle assise conventuali che raccoglievano le migliori menti progressiste.
Ad ogni modo, e per farla breve: so che non è la stessa cosa, ma mi offro di telefonare io a Proietti per scusarmi a nome di Costanzo, che non ha avuto il tempo. E per dirgli, stavolta a nome mio, quanto mi dispiace che il Brancaccio non sia più il suo teatro”.

Maria De FilippiMaurizio Costanzo