Sbagliando si impara, ma non quando si tratta paradossalmente di un programma televisivo sulla lingua italiana: la seconda edizione de Le parole per dirlo, in onda ogni domenica su Rai3 con la conduzione di Noemi Gherrero, non convince esattamente come la prima, rivelandosi ancora una volta un’occasione sprecata.
La trasmissione si focalizza ogni settimana su un argomento – la politica, la musica, lo sport, la comicità, la televisione, la scorsa settimana è toccato all’enigmistica, con ospite Stefano Bartezzaghi – con la giovane presentatrice affiancata come l’anno scorso dai linguisti Giuseppe Patota e Valeria Della Valle. Se l’ospite viene cambiato ogni sette giorni, sarebbe stato meglio far ruotare settimanalmente anche gli esperti, allo scopo di non rendere monocorde la discussione (i due sono indubbiamente bravi, ma sarebbe bello avere una pluralità di voci). Il nostro Paese fortunatamente ha un numero molto ampio di studiosi dell’idioma nazionale, non necessariamente appartenenti all’Accademia della Crusca.
Non convince nemmeno la conduttrice Noemi Gherrero, che dà l’impressione di essere un corpo estraneo rispetto al programma, mostrandosi in alcuni momenti alquanto incerta e affettata, come se stesse recitando al posto di presentare. Soprattutto la dizione è un aspetto da migliorare.
Per rendere più accattivante Le parole per dirlo, oltre ad effettuare un turn-over dei linguisti (rotazione per i puristi), si potrebbero inserire delle rubriche all’interno di ogni puntata, limitando magari la partecipazione degli studenti da casa, che appesantiscono il ritmo e fanno sembrare il programma troppo scolastico.
Nel complesso, dispiace che una trasmissione alle prese con un tema così coinvolgente come la lingua italiana riesca a scivolare nella noia (da novembre invece vedremo all’opera Giancarlo Magalli con il game show Una parola di troppo, peraltro reboot di Lingo, andato in onda negli anni Novanta su Canale 5 con la conduzione di Tiberio Timperi). Con qualche accorgimento potrebbe decisamente migliorare.