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Le Parole della Settimana, la banalità paternalistica del talk (di cui non si sente il bisogno)

Le Parole della Settimana torna nell’extended access di Rai 3 con Massimo Gramellini, che recluta nel cast fisso Roberto Vecchioni.

pubblicato 3 Ottobre 2020 aggiornato 4 Ottobre 2020 17:54

Le parole sono importanti: da cinque stagioni, e da una innumerevole quantità di anni, Massimo Gramellini lo ripete su Rai 3 e sulle sue varie rubriche a stampa. Parlare di parole, peraltro ergendosi a modello, giudice e censore, è una responsabilità senza fine. Lodevole. Ammirevole. Pericolosissima.

Pericolosissima perché bisogna esserne all’altezza. E non può esserne all’altezza chi piega le parole alle proprie convinzioni, confondendo piani e registri, chi parla di cosa non sa, chi adotta un atteggiamento paternalistico, condiscendente, giudicante, presuntuoso, anche arrogante. Non c’è intenzione giudicante? Beh, decidere chi dei ‘personaggi della settimana’ debba andare in Paradiso, in Purgatorio e in Paradiso seguendo l’esempio di Dante mi sembra si muova abbastanza in questa direzione. E’ una sentenza, lo dice lo stesso padrone di casa. E’ un divertissement, senza dubbio. Questo non vuol dire che non abbia valore e significato.

Le Parole della Settimana è l’espressione della banalità presuntuosa e paternalistica del peggior salotto dei benpensanti. “Gli svedesi escono di casa a 17 anni accettando il rischio di lavoretti piccoli, babysitting, camerieri… che adesso i ragazzi  difficilmente farebbero… Ma per la nostra generazione era impensabile uscire di casa a 30 anni” dice Paolo Mieli commentando la parola che è stata affidata a Jonathan Bazzi, 35enne finalista del Premio Strega, uno scrittore dalle mille sfaccettature, di una complessità esplosiva. Quale parola gli hanno dato? Bamboccioni.

Ovviamente.

Come ‘sfruttare’ al meglio i propri ospiti, insomma.

Ma la quintessenza della banalità paternalistica e arrogante de Le Parole della Settimana è, per me, tutta nel trattamento della prima parola scelta per questa edizione: Croce. La croce è quella piantata su un camposanto con il nome di una donna che ha vissuto un aborto terapeutico e ha scoperto di essere esposta in un cimitero romano per un intreccio malato di leggi, fondamentalismi, pretese di chi è così abituato a pontificare, sentenziare e giudicare da non rendersi conto di calpestare diritti sacrosanti delle persone, da quello alla privacy alla libertà di scelta.

Una libertà sancita da una legge, la 194, seviziata come quelle donne di cui è stato reso pubblico il nome. E quella traccia fondamentalista che permette ai ginecologi, agli anestesisti, ai farmacisti di essere obiettori finesce per percepirsi anche nel modo in cui viene presentata questa storia, nel modo in cui si commenta la scelta lessicale espressa dal legislatore quando definisce il feto precedente alle 20 settimane un “rifiuto ospedaliero”.

“Nella legge, il feto di meno di 20 settimane viene definito ‘rifiuto ospedaliero’ e io non riesco a immaginare chi abbia scritto questa folle definizione, comunque orribile….”

dice Gramellini, accompagnando il tutto con un tono e un’espressione che è difficile non definire ‘indignata’.

E mi meraviglio. Mi meraviglio che non venga riconosciuto il registro tecnico-scientifico, che non si percepisca la marca medico-giuridica nella scelta lessicale fatta da un legislatore per l’appunto. E mi domando come si possa parlare di parole, del loro valore, della loro importanza se si finge di non conoscere registri e varietà linguistiche, se si finge di ignorare il peso dei contesti d’uso o  se si vuole appiattire tutto per un effetto retorico che finisce per mettere in rilievo le proprie convinzioni, non illustrare il fatto in sé.

Me lo domando perché parlare di aborto in un paese in cui è riconosciuto più il diritto all’obiezione che quello all’interruzione di gravidanza è una responsabilità. E me lo domando perché parlare di parole richiede asciuttezza, richiede anche la capacità di fare un passo indietro al loro cospetto. Altrimenti ci troviamo di fronte a quel che Eco definisce Uso e che apre la stura alle Decodifiche Aberranti. Non ne abbiamo bisogno.

E non abbiamo neanche bisogno di parlare di cose che non si conoscono: lo si fa fin troppo in quei tanto ‘vituperati’ salottini pomeridiani. Se ci si vuole distinguere, allora bisogna anche sapere che quel signore che non ha fatto una cosa originale con la ‘Madonna Ferragni” è un artista contemporaneo di respiro internazionale. E se non si sa, c’è bisogno di un conduttore che sappia gestire il momento imbarazzante, che sia figlio di una battuta uscita male e o di una mancanza di conoscenza. Insomma, c’è bisogno di qualcuno che sappia di cosa si parla. E cosa vuol dire fare tv.

Le Parole della Settimana, diretta prima puntata

20.09 Blob ricorda il naufragio del 3 ottobre 2012, ricorda la storia della gestione dell’emergenza migranti, l’evoluzione delle posizioni politiche. E c’è da seguirla con attenzione. La puntata si intitola “Più o meno Europa”.

20.20 Inizia l’anteprima.

“Che effetto tornare qui. Sono emozionato e non pensate che sia megalomane come Churchill se faccio questo segno: intanto perché è la quinta stagione e poi perché tutti i protagonisti del cast fisso hanno la ‘V’ nel cognome”.

Uhm. Intanto si ringrazia il CpTv di Rai Mecenate a Milano, dove si realizza il programma: la scena è di Beppe Chiara – lo stesso che ha firmato lo studio di E’ sempre mezzogiorno per intenderci – mentre il regista è Christian Biondani, ‘condiviso’ con l’amico Fazio a Che Tempo Che Fa.

20.23 Il primo ospite è proprio Roberto Vecchioni, che ragiona di ‘enigma’ che vuol dire “parlare intricato”. Lo spiegone (mitologico) di Vecchioni, che ci insegnerà la crittografia nelle prossime puntate.

20.35 Spazio a un omaggio ad Alex Zanardi.

20.35 La quinta edizione si apre ufficialmente con Jonathan Bazzi e Paolo Mieli.

20.36 Primo argomento,  il cimitero dei bambini mai nati e il caso emerso grazie alla denuncia di una donna che non sapeva che il feto da lei abortito era stato sepolto senza il suo consenso. La parola è CROCE.  “Nella legge, il feto di meno di 20 settimane viene definito ‘rifiuto ospedaliero’ e io non riesco a imaginare chi abbia scritto questa folle definizione, comunque orribile, da distruggere in un inceneritore”. MA CHI SEI TU PER DECIDERE COSA SIA ORRIBILE! PERCHE’ TI ARROGHI IL DIRITTO DI STABILIRE COSA SIA FOLLE O MENO? Le parole sono importanti, lo insegnate: anche le intonazioni, i sottotesti e la comunicazione non verbale.

Ma seguiamo quello che TRE UOMINI STANNO DICENDO SU COSA SIA LECITO O ILLECITO, COSA SIA RISPETTOSO O ORRIBILE in un aborto che sia volontario o terapeutico. Michela Marzano sottolinea la necessità del consenso e del rispetto della donna.

Scusate, ma di cosa stiamo parlando, quindi? DI COSA? Di parole? Di leggi scritte male? Di malafede? Perché non parliamo di violazioni di diritti base? Di quella presunzione e di quella arroganza che ha fatto sì che qualcuno decidesse di seppellire qualcosa col nome di qualcuno che è TUTELATO dalla privacy, in nome di una ideologia propria, di un fondamentalismo (bravo Bazzi) che calpesta gli altri. Brava la Marzano a ricordare quel micidiale PATERNALISMO LEGISLATIVO che muove molte misure del genere. E di cui è INZUPPATO questo dibattito.

20.50 Spazio a Saverio Raimondo per parlare dei monopattini.

20.55 Quindi a Bazzi si chiede di parlare dei Bamboccioni. Solito paternalismo. “E’ davvero banale accusare i ragazzi di essere pelandroni” dice Gramellini. E allora perch non parlare di Stipendi invece di Bamboccioni? LE PAROLE SONO IMPORTANTI. “Per la nostra generazione era pensabile che un uomo restasse a casa dei propri fino a 30 anni?”. “Nooo. Ma in Svezia accettano di fare lavori che noi in Italia non accetteremmo. Gli svedesi escono a rischio, con dei lavoretti… il 17enne che esce di casa lo fa a rischio. Le generazioni precedenti rischiavano di più” dice Mieli. MA DI COSA STATE PARLANDO? SE PRIMA CI UCCIDETE LA SALUTE CHE DOBBIAMO LAUREARCI E POI COME FACCIAMO A ESSERE TUTTI PROFESSIONISTI? Ma  basta! BASTA!

21.06 Veronica Pivetti, unica donna in questo consesso di uomini, parla di Smart Working e di come le donne abbiano lavorato ancora di più nel lockdown. Nessuno se ne stupisce, dice la Pivetti. Io penso alla donna perfetta della Tv delle Ragazze.

21.09 E ti pareva che non si andasse a finire alla resa delle donne davanti a Zoom, ai filtri bellezza, alle call…

21.11 “A proposito di giovani, sono molto contento di introdurre il nostro paroliere della bellezza Jacopo Veneziani”: Gramellini lo introduce con orgoglio, fiero di tenerlo a battesimo in tv. Comunque costui lavora già alla Soorbona eh. L’hanno scoperto sui social. Bello fare scouting così.

21.13 La prima parola di Jacopo Veneziani è Madonna. Un omaggio alla Chiara Ferragni madonna per Vezzoli. L’occasione è gradita per fare un excursus sulle influencers rinascimentali: una cosa interessante, finalmente.

21.18 Veronica Pivetti: “Ecco, questo signore che ha fatto questo scherzetto non ha fatto nulla di originale”. STIAMO PARLANDO DI FRANCESCO VEZZOLI, UNO DEI PRINCIPALI ARTISTI CONTEMPORANEI ITALIANI. Santa pace, ma di cosa stiamo parlando?

21.21 Si parla di IgNobel, vinto da una ricercatrice italiana. Si parla di una ricerca che ha dimostrato che nei paesi ricchi non ci si bacia.

21.27 Certo, parliamo di Dante. Aggiorniamo gli ospiti dei tre hotel, ovvero Paradiso, Purgatorio e Inferno. E Gramellini manda all’inferno il cardinal Becciu.

21.30 Ecco, l’altra parola è vaccini. Anche Gramellini ha la sua immunologa. “E’ l’inizio della seconda ondata? Dipende da cosa intende come ondata: non è lo tsunami di marzo, ma l’acqua alta di Venezia per cui possiamo attivare il MOSE”.

21.37 La Pivetti introduce la Buonasera di Gramellini che parla di invidia. Ovvero sentenzia su Antonio, l’omicida di Daniele ed Eleonora.

Le Parole della Settimana, Massimo Gramellini torna su Rai 3: anticipazioni prima puntata

Le Parole della Settimana inizia la sua quinta stagione, datata 2020-21, questa sera, sabato 3 ottobre, con Massimo Gramellini e i suoi ospiti su Rai 3 dalle 20.20 alle 21.45. Se la filosofia del programma e la conduzione non cambiano, cambiano la scenografia e la composizione del cast fisso, che vede l’ingresso di Veronica Pivetti e del prof. Roberto Vecchioni, una presenza solitamente poco incline alla televisione, qui in versione ‘enigmista’. A lui il compito di raccontare, in ogni puntata, la storia di una parola. A Veronica Pivetti è invece affidato un “monologo semiserio sull’attualità”, che fa venire in mente lo ‘spazio Littizzetto’ dell’amico Fabio Fazio, ormai tornato a casa, nel prime time domenicale di Rai 3.

Un’altra eco del programma dell’amico Fazio è la presenza di un critico d’arte: Gramellini punta sul giovane Jacopo Veneziani che nella prima puntata prende spunto dalla rielaborazione di Francesco Vezzoli di un dipinto del ‘600, per parlare della figura dell’influencer nella storia dell’arte. La madonna della Ferragni, a occhio e croce, proprio quella tanto amata ‘dal’ Codacons che alla luce della nuova maternità dell’influencer assume un valore ancora diverso.

Spazio alla satira con Saverio Raimondo che in ogni puntata propone un videoracconto sull’evento del momento per lui più rilevante della settimana: il debutto è tutto per il monopattino, ormai trend (pericoloso) del 2020.

Le Parole della Settimana, ospiti 3 ottobre 2020

Gli ospiti della prima puntata sono Paolo Mieli, lo scrittore Jonathan Bazzi, finalista al Premio Strega 2020, e l’editorialista de La Stampa Michela Marzano. In chiusura di puntata non manca la “Buonasera” di Massimo Gramellini, ovvero il suo monologo, ispirato ai fatti di cronaca.

Le Parole della Settimana, come seguirlo in diretta tv e in live streaming

Il programma va in onda ogni sabato dalle 20.20 alle 21.45 su Rai 3, su Rai 3 HD (503) e in live streaming su RaiPlay, dove è poi disponibile on demand.