Le nuove Serie Tv 2017/18 ABC: The Mayor, il sindaco-rapper figlio della nostra epoca
Impressioni dai pilot 2017/18, le novità della ABC
Stagione 2017/18. Come ogni anno i cinque canali broadcaster americani, quelli in chiaro, quelli disponibili a tutti facilmente, presentano nuove serie tv. Dopo la valutazione dei primi soggetti, la realizzazione dei pilot e la definizione del palinsesto e delle serie tv ordinate lo scorso maggio, è arrivato il momento di vedere questi progetti all’opera. In questo articolo troverete le prime impressioni, a caldo, dopo la visione dei pilot o dei primi episodi delle nuove serie tv di ciascuno dei cinque canali: FOX – NBC – CBS – ABC e The CW.
Dopo il Presidente imprenditore il sindaco rapper. ABC cavalca subito l’onda politica portando in tv una nuova comedy capace di ironizzare sui politici e sulla politica senza risultare partigiana, senza schierarsi e senza pregiudizi, ma usando un tocco leggero e ironico con cui veicolare il proprio messaggio. Arriva così nel complicato martedì sera della rete The Mayor comedy con al centro Courtney Rose interpretato da Brandon Micheal Hall, un giovane rapper afro-americano che per lanciare il suo nuovo album si candida un po’ per finta un po’ per gioco come sindaco della sua città, Fort Grey. L’assurdo inizia quando il ragazzo viene effettivamente eletto e dovrà capire quanto, se e come vorrà impegnarsi.
Un po’ satira politica, un po’ family-comedy, un po’ critica ai giovani (in senso ampio) d’oggi incapaci di impegnarsi in qualcosa di concreto, The Mayor è una fresca e divertente novità del panorama seriale e comico del 2017 e della ABC, seppur imperniata su schemi abbastanza classici, con il protagonista che dopo aver commesso l’errore grazie ai saggi consigli capisce come rimediare e carico dell’ottimismo tipico della rete Disney. Accanto a lui la madre Dina, interpretata da Yvette Nicole Brown, che alterna i saggi consigli alle battute taglienti contro una generazione poco propensa ad impegnarsi. Lea Michele è invece una consulente politica che dopo l’elezione arriva a supportare Courtney nella sua nuova avventura politica, una sorta di seconda madre per i ragazzi. Il rischio che The Mayor dovrà provare ad evitare è quello di ripetere in ogni puntata una stessa formula: situazione politica da affrontare – sindaco svogliato – madre e consulente che lo aiutano.
Kevin (Probably) Saves the World, il caotico antidoto a questi tempi bui
Dura la vita dell’eroe. Figuriamoci quando è inconsapevolmente in missione per conto di Dio. Kevin (Probably) Saves the World vince di diritto il titolo di serie tv più strana, inqualificabile, imprevedibile del 2017. A partire dal titolo per arrivare alla trama tutto sembra improbabile in questa serie tv, nata come The Gospel of Kevin, passata per un cambio di co-protagonista dopo l’ordine (originariamente doveva esserci Cristela Alonzo) e arrivata in tv nella difficile serata del martedì della ABC. Comedy che vuole essere drama o drama che si traveste da comedy, Kevin (Probably) Saves the World racconta la storia di Kevin (Jason Ritter) che dopo aver tentato il suicidio va a vivere dalla sorella Amy (Joanna Garcia Swisher), vedova e con figlia adolescente (Chloe East). Durante la prima notte vicino alla fattoria dove vivono cade un meteorite che si rivelerà essere Yvette (Kimberly Hebert Gregory) un messaggero divino per Kevin. In pratica Kevin dovrà salvare il mondo e trovare gli altri 35 “giusti” come lui sparsi per il mondo. In tutto questo la sorella lavora per il governo e viene chiamata per indagare su questa caduta di meteoriti per tutto il mondo.
Come risulta chiaro la trama di Kevin (Probably) Saves the World è caotica, introduce diversi elementi e lascia aperte tutte le possibilità. Potrebbe diventare un drama familiare con venature leggere e uno spirito religioso, potrebbe calcare sull’animo più divertente con le situazioni surreali di un uomo che vede un messaggero divino (ah si perchè ovviamente Yvette la vede solo lui), potrebbe diventare una serie di fantascienza sui 35 e le loro connessioni divine.
A salvare la serie è Jason Ritter e la sua aria da cucciolo bastonato in difficoltà. Peccato che Joanna Garcia Swisher interpreta la sorella perchè avrebbero formato una coppia televisiva da sogno. Il problema però è la sostanziale confusione che regna intorno alla serie. Perchè se Ritter è perfetto per il nuovo Kevin, aperto alla famiglia e alle prese con l’uragano Yvette, è inadatto con tutto il suo pregresso di freddo e spietato speculatore, amante più dei soldi che degli affetti, che ha provato a suicidarsi. La parte dell’indagine governativa della sorella è introdotta e poi abbandonata senza una chiusura vera e propria, Yvette non è ancora perfettamente amalgamata nel complesso del racconto, la serie non riesce a decidersi tra componente melodrammatica e quella surreale creando un mix a tratti incomprensibile.
Nonostante tutto questo Kevin (Probably) Saves the World è una serie che nasconde del potenziale, sorretta da un buon cast, che intrattiene e diverte lo spettatore, portando un po’ di luce in questi tempi bui.
Ten Days in The Valley, il thriller con Kyra Sedgwick è un flop
Ten Days in The Valley è un thriller figlio di un’altra era televisiva. Il progetto nasce nel febbraio 2016 scritto da Tassie Cameron creatrice di Rookie Blue con Demi Moore come protagonista prodotto in modo indipendente da Skydance Media. Ad agosto dello scorso anno ABC ordina la serie in 10 puntate con Kyra Sedgwick come protagonista al posto di Demi Moore che pare sarebbe rimasta nel progetto solo se fosse stato ordinato da una cable o simili. E Moore, che nel frattempo è finita nella quarta stagione di Empire, non aveva tutti i torti.
Ten Days in the Valley racconta di una produttrice televisiva, mamma divorziata lavoratrice, dal passato scapestrato e complicato e dalla vita tutt’altro che perfetta, che subisce una perdita devastante: mentre una notte tra alcol e cocaina era intenta a scrivere una sceneggiatura scompare la figlia. La storia è ispirata ad un incubo ricorrente della creatrice, la paura che la figlia possa scomparire mentre sta lavorando. ABC decide così di tenerla in naftalina per un anno e di mandarla in onda la domenica sera, in una serata ormai dedicata ai programmi e in un periodo in cui i thriller soap tipici della ABC sono andati fuori moda. La conseguenza di tutto questo è stata un pessimo riscontro negli ascolti (la peggior novità finora andata in onda).
Ten Days in the Valley non è una serie pessima o brutta, semplicemente è fuori luogo e fuori contesto nel panorama attuale delle generaliste soprattutto per una messa in onda autunnale. Ha i tipici difetti del genere tra storie d’amore segreti, misteri, bugie e mezze verità. Ma ha al centro una donna decisamente non perfetta e lontana dagli stereotipi della mamma lavoratrice televisiva. In un altro momento, in un altro luogo avrebbe potuto avere una resa diversa.
The Good Doctor, Freddie Highmore brilla in un medical drama scolastico ma ben fatto
La ABC apre la stagione 2017/18 tornando ad assolvere al suo compito di generalista. E il pubblico ha risposto. Lunedì sera The Good Doctor ha ottenuto il 2,2 di rating (lo scorso anno Convinction ottenne lo 0,9) con oltre 11 milioni di americani che si sono collegati live. Quantità non sempre corrisponde a qualità, questo è vero, ma non bisogna incorrere nell’errore di chiudersi in delle torri d’avorio.
Fatta questa debita premessa, The Good Doctor è un medical drama d’impronta classica, creato da David Shore, quello di Dottor House e prodotto con la Sony Tv (fortunatamente), con al centro un giovane medico affetto da autismo e con la sindrome di Savant, dal passato complicato e con un presente che il suo mentore, interpretato da Richard Schiff, vorrebbe nell’ospedale che presiede a San Josè. Non sarà facile convincere e conquistare i cuori e le menti degli altri medici, preoccupati dall’avere un ragazzo autistico nel proprio staff, ma sicuramente il dottor Murphy riuscirà a convincerlo. Nel cast troviamo tanti volti tv come Atonia Thomas (Lovesick), Nicholas Gonzalez (visto in tante serie tv e al suo primo ruolo stabile), Hill Harper (Homeland, Limitless). Il pilot di The Good Doctor è diretto da Seth Gordon regista anche del primo episodio di Atypical la comedy di Netflix su un ragazzo autistico che prova a scoprire l’amore. E in entrambe le serie tv è molto forte il tema dell’inserimento di ragazzi autistici nel tessuto della società.
Freddie Highmore, reduce da Bates Motel, riesce a dare forza, sensibilità e profondità ad un personaggio sicuramente complicato da interpretare per la sua difficoltà di rendere visivamente e plasticamente le emozioni, il relazionarsi con gli altri. I primi 42 minuti di questa serie tv presentano il personaggio anche attraverso l’uso di toccati flashback sulla sua infanzia, danno un veloce sguardo alla vita dell’ospedale, che ricorda un po’ troppo quella di Grey’s Anatomy tra amori e bellocci e presenta situazioni troppo facili e sbrigative (operazioni interrotte e riprese, situazioni aeroportuali poco credibili per l’epoca in cui viviamo, coincidenze fin troppo forzatamente televisive). Essendo un medical i momenti più commoventi vengono stemperati da complicati elementi scientifici, portati sullo schermo graficamente a rappresentazione delle dinamiche mentali del protagonista.
The Good Doctor è adatto a chi è in cerca di buoni sentimenti, di una pausa dalle difficoltà quotidiane (seriali e non).