Tra le certezze della fiction Rai, ce n’è una: quando metti una donna a indagare in luoghi incantevoli, il successo è garantito. È successo con Imma Tataranni, ed è successo con Lolita Lobosco. Due formule, quelle proposte dalle due fiction, molto simili tra di loro e al tempo stesso differenti per via delle due protagoniste, capaci di raccontare varie fasi della vita di una donna riuscendo a trasmettere un messaggio di indipendenza e forza non usuali. E Le indagini di Lolita Lobosco 3 conferma questa regola.
La recensione de Le indagini di Lolita Lobosco 3
Lobosco e Tataranni, accoppiata vincente
Giunta alla terza stagione, la serie tv di Bibi Film, Zocotoco e Rai Fiction cammina sempre di più sulle proprie gambe: dei quattro episodi prodotti, solo uno (“Terrarossa”) è ispirato a un romanzo di Gabriella Genisi, madre dei personaggi che vediamo in onda su Raiuno e in streaming su RaiPlay. Segno, questo, di un’autonomia che solo una serie che sa di aver costruito una solidità anno dopo anno può permettersi.
Lolita Lobosco continua a funzionare, proprio come la già citata Imma Tataranni. In entrambi i casi abbiamo panorami che solo l’Italia può offrire (e non è cosa da poco, soprattutto in fase di vendita al mercato estero), ma soprattutto due protagoniste femminili che fanno del proprio piglio fermo e deciso una peculiarità sia nel privato che nel lavoro.
Oltre il giallo
Ed è inutile girarci intorno: sono proprio loro a reggere tutto il racconto. Se è vero che il poliziesco è sempre ben gradito dal pubblico televisivo, quando viene declinato esplorando i contorni extra-professionali delle figure protagoniste assume connotati nuovi e sempre gustosi. Chi segue Lolita Lobosco 3, per quanto si faccia agganciare dal caso di puntata, non può non restare per seguire le dinamiche private della protagonista, diventata ormai portavoce di un modo di vivere i sentimenti che non si dimentica dell’amore per se stessi.
Perché Lolita vorrebbe sì un uomo a suo fianco, ma al tempo stesso non vuole rinunciare a chi è diventata lungo la sua vita: una donna affermata nel lavoro, rispettata, desiderata ma capace di tenere a bada chiunque provi a domarla. Un personaggio unico nel suo genere, che può far sognare gli uomini grazie al fascino mediterraneo di Luisa Ranieri, ma che può anche insegnare molto alle telespettatrici.
Lolita Lobosco 3, portatrice sana di indipendenza
Dopo tre stagioni, insomma, possiamo dire che Lolita Lobosco -inteso come il personaggio- sia sia staccata definitivamente dalle pagine dei libri da cui proviene ed è diventata una figura autonoma sul piccolo schermo; donna portatrice sana di indipendenza e di sogni, esempio di come la serialità italiana in questi anni abbia compiuto passi da gigante per liberarsi da stereotipi che, ahinoi, ancora restano attaccati in alcuni casi alla società contemporanea.
Ma anche un fiction può fare la differenza: Imma Tataranni e Lolita Lobosco sono l’esempio di come un personaggio, costruito su basi solide, possa rivoluzionare l’idea di donna in televisione e, di conseguenza, aiutare a instillare l’idea negli spettatori e spettatrici che, in fondo, questa finzione televisiva è già una meravigliosa realtà.