Le Iene, la quarantena rinforza lo studio (la parte debole) e indebolisce i servizi (la parte forte)
Le Iene in versione quarantena perdono inevitabilmente il caratteristico graffio, ma ci guadagnano nella parte, solitamente con meno appeal, dello studio (virtuale)
La prima puntata de Le Iene versione quarantena da coronavirus presenta la novità dello studio virtuale (ecco perché i conduttori erano vicini e senza mascherine). Una novità che, paradossalmente, aiuta il programma, rendendolo più fluido e pulito nella parte solitamente più debole.
I lanci (parrebbero registrati, anche se la voce fuori campo in apertura dice ‘Live da Cologno Monzese) dei servizi perdono in spontaneità, ma guadagnano in ritmo. Nel complesso, un’operazione col segno più, anche grazie ad una generalizzata sobrietà (anche gli applausi sono registrati).
Per quanto riguarda la parte più sostanziale, ossia quella dei servizi, si avverte la mancanza del graffio da ‘assalto’ (impossibile da praticare, vista la necessità del distanziamento sociale), cifra storica della trasmissione di Davide Parenti. Il grandissimo spazio (13 servizi su 14!) concesso all’emergenza coronavirus, sviscerata da molti punti di vista (dalla durata della positività alla mala gestione delle residenze per anziani, passando per la situazione a Wuhan e per il volontariato degli alpini a Bergamo, dalla responsabilità dell’uomo nell’origine della pandemia alla strategia vincenti dei tamponi in Veneto, ecc.), finisce per indebolire la narrazione televisiva. Insomma, la sensazione è che nello storytelling manchi il cattivo colto in flagrante che provoca rabbia in chi guarda. O meglio che la parte del cattivo sia – drammaticamente – assorbita in toto dal virus, già ampiamente maledetto da ogni singolo italiano.
Per rifiatare, bisogna accontentarsi dello scherzo a Michelle Hunziker, realizzato con la complicità di sua figlia Aurora Ramazzotti.