Le Iene e Stamina, Formigli a Tv Talk: “Mi pento di esserci cascato, di nuovo..”
Il programma di Massimo Bernardini si occupa degli ultimi sviluppi del caso Stamina a Le Iene e dei confini tra informazione e spettacolo con Formigli, Riotta e Badaloni.
“Io sono rimasto incollato a vedere i servizi de Le Iene per parecchie puntate, con le lacrime agli occhi, a vedere le facce di questi bambini, dei malati, partecipando con loro al loro dramma e solo successivamente, in realtà, mi sono documentato leggendo le carte dell’inchiesta. A quel punto mi sono ritratto un po’ spaventato, quasi pentito, di esserci caduto un po’ in questo meccanismo…”
Questa la ‘confessione’ cui si è lasciato andare Corrado Formigli durante la puntata di oggi di Tv Talk, tornatosi ad occupare del trattamento del caso Stamina in tv e delle responsabilità della tv nel creare opinione.
Massimo Bernardini e i suoi ospiti sono ‘ripartiti’ da un servizio che ha ricostruito, in estrema sintesi, il trattamento del caso Stamina da parte de Le Iene nelle 22 trasmissioni dedicate al metodo di Vannoni, mettendolo anche a confronto con la puntata speciale di PresaDiretta in cui Riccardo Iacona ha invece cercato di affrontare la vicenda da un’altra prospettiva.
Un caso sempre più delicato che nell’ultima puntata ha visto un nuovo servizio sul caso, trasmesso solo alla fine della serata (e che potete vedere su VideoMediaset), servizio che ha visto Giulio Golia precisare che Le Iene non hanno mai voluto sostenere né la bontà del metodo né la sua scientificità:
“Qualcuno ci ha pure accusato di aver sostenuto che il metodo Stamina funzioni o di aver lasciato intendere questo. Anche se nei nostri servizi abbiamo più volte chiarito la cosa, non vogliamo sfuggire alle responsabilità che abbiamo verso il nostro pubblico e quindi diciamo che se solo uno dei nostri spettatori si è convinto che il metodo Stamina funzioni scientificamente o che secondo noi funzioni, gli chiediamo scusa, perché non è questa la nostra convinzione e non è questo che volevamo comunicare”.
Ovviamente tutto è diventato oggetto del dibattito cui hanno partecipato Piero Badaloni, Gianni Riotta e Corrado Formigli. Ed è proprio il conduttore di PiazzaPulita a ‘sparigliare’ le carte per fare una ‘confessione’ inattesa:
“[Quando mi sono documentato, mi sono ritratto un po’ spaventato, quasi pentito, di esserci caduto un po’ in questo meccanismo] Mi sono ricordato di aver già fatto questo errore una volta. E su questo faccio un mea culpa: questo caso mi ricorda molto il caso Di Bella”.
Formigli non è il primo a fare un parallelo tra il trattamento mediatico della cura Di Bella e del metodo Stamina. In questo caso il giornalista fa un ‘mea culpa’ per come si fece ‘irretire’ dalla campagna a difesa della cura del prof. Di Bella e per come si è fatto trascinare dall’emotività anche in questo caso.
“Io me ne sono occupato personalmente, allora lavoravo con Santoro. Ho intervistato il prof. Di Bella, ho fatto delle inchieste sui malati, sono andato a Modena a raccontare la fila dei malati di cancro che facevano questo viaggio della speranza e aspettavano di essere ricevuti dal prof. Di Bella. Allora noi facemmo diverse puntate chiedendo che ci fosse libertà di sperimentazione … E poi devo dire che dopo io mi sono un po’ vergognato, lo confesso, di aver aderito troppo, di essere cascato nella trappola della propaganda dei Di Bella e di essere stato forse un po’ affrettato e superficiale.
Questa volta il meccanismo si è ripetuto. Forse in questo caso i segnali erano ancora più visibili rispetto al caso Di Bella”.
Un mea culpa per allora, dunque, e per adesso, ma senza nessun attacco a Le Iene, che invece apprezza per lo stile e per le tante battaglie che hanno condotto e per i tanti casi che hanno affrontato. Sul caso magari c’è qualche dubbio sulla gestione ma non si lascia andare a giudizi o voti su colleghi (iscritti o meno all’ordine) che siano.
“A me non piace giudicare il lavoro degli altri. Tra l’altro io stimo il lavoro de Le Iene e penso che Le Iene facciano un programma di inchieste molto serio, che io apprezzo. Sul caso di Stamina ho dei dubbi sulla gestione, ma, ripeto, sono errori che si fanno. Io, noi, lo facemmo al tempo di Di Bella”
Certo, il tema è delicatissimo e la presenza insistente di bambini al centro del trattamento del caso rende il tutto ancor più complesso. Ma per Badaloni tutto questo ha una data d’inizio, l’11 giugno 1981, quando si accesero le telecamere sul pozzo di Vermicino in cui era scivolato Alfredino Rampi. Ma questa è un’altra storia. Terribile.
Noi vi proponiamo invece un estratto dell’intervista a Vannoni di Riccardo Iacona.