Le due leggi, il film-tv cerca l’attualità ma non trova il ritmo
La fiction racconta un tema attuale ma aggiungendo elementi che allontanano dal senso reale del racconto
Parlare di crisi, di tassi, di banche e di umanità: un mix difficile, che “Le due leggi” prova a fondere in un film-tv che dovrebbe portare sul piccolo schermo una storia ispirata ai numerosi casi recenti di imprenditori in difficoltà e di banche sempre lontane dal fornire prestiti. Un tema che innalza il senso sociale della fiction, ma che impedisce alla storia di essere davvero interessante.
La fiction racconta la crisi attraverso una direttrice di una banca, Adriana (Elena Sofia Ricci), che si pente della sua rigidità verso i clienti dopo il suicidio di un imprenditore. La donna inizia prima prova ad aiutare chi non potrebbe ricevere un prestito, poi finisce in prigione ed, una volta uscita, indaga sulla sua banca e su alcune mosse oscure fatte dai suoi capi.
Il thriller incontra l’attualità, ma a risentire è il ritmo: per realizzare due puntate, la miniserie si perde in scene inutili che allontanano il telespettatore ed allungano la trama principale facendole perdere senso e capacità di approfondimento. La vita privata della protagonista, per quanto utile a rendere umano il personaggio, sembra prendere troppo spazio per una storia che dovrebbe concentrarsi su fatti vicini alla realtà. Forse, sarebbe stato più opportuno realizzare un film-tv di una serata invece che realizzare due puntate, per poter eliminare il superfluo e rendere la storia principale più accattivante.
Raiuno si è già cimentata con storie di crisi negli scorsi mesi: con “Casa e bottega” ha cercato di far ridere e riflettere, con “L’assalto” ha giocato col thriller puntando su una storia che è arrivata subito al sodo. “Le due leggi”, invece, arriva al centro del racconto, senza però mai trovare il ritmo adatto per rendere una storia fatta di numeri, percentuali e tassi di interesse più facile per il pubblico generalista.
“Le due leggi” è la conferma che per raccontare la crisi in tv non basta l’intenzione nobile di mostrare una storia vicina alla cronaca di questi tempi, ma serve anche la capacità di renderla fruibile, gradevole e profonda: un compito difficile, che nonostante il coraggio, non ha portato i risultati che la fiction sperava di avere.