Laura, una scrittrice che amava la tv
Laura Toscano se n’è andata. Una scrittrice, una sceneggiatrice in meno. Un guaio. Laura aveva firmato da sola o con il marito Franco Marotta una lunga serie di copioni per il cinema e per la tv. Era una donna senza complessi, come Franco. In un mondo che continuava a credere ad una aristocrazia del cinema
Laura Toscano se n’è andata. Una scrittrice, una sceneggiatrice in meno. Un guaio. Laura aveva firmato da sola o con il marito Franco Marotta una lunga serie di copioni per il cinema e per la tv. Era una donna senza complessi, come Franco. In un mondo che continuava a credere ad una aristocrazia del cinema rispetto alla nuova arrivata- la cafona tv, la tv attesa e vista come il demonio, la tv come cloaca o stiva del trash-,Laura si era allontanata dal grande schermo per avvicinarsi da anni al piccolo piccolissimo schermo, con intelligenza e competenza di scrittura e di soluzioni capaci di mettereb d’accordo lo spettacolo con le idee e con una sensibilità profonda per “i linguaggi” della tv (galassia amata dagli inventivi purtroppo spesso sacrificati dai vertici quasi sempre incompetenti e rozzi).
Laura stava scrivendo un romanzo per la Mondadori. Ai romanzi teneva moltissimo. Mi aveva regalato, con una bella dedica, il suo ultimo che fino a pochi mesi fa andava a presentare in giro per l’Italia. Senza darsi arie. Non ripudiava, anzi, le serie “Commesse” e “Il maresciallo Rocca”, tanto per citare solo qualche titolo. Ne andava fiera, lottava con i produttori e con i dirigenti della fiction per salvaguardare buon gusto, intelligenza, rispetto del pubblico. Stava lavorando a un remake del “Generale della Rovere”, il lungo racconto scritto da Indro Montanelli diventato nel 1959 un film di Roberto Rossellini, vincitore del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, ex aequo con “La grande guerra” di Mario Monicelli. Aveva scritto la versione tv della “Provinciale” di Alberto Moravia con Sabrina Ferilli (quella per il cinema era stata realizzata da Mario Soldati, protagonista Gina Lollobrigida).
Qualità. Ecco quel serve dire a proposito di Laura. Che per mesi, con altri e con me, si era battuta per creare una associazione, un gruppo, una piccola società di amici per testimoniare quanto sia decisiva la scrittura per la tv, la sceneggiatura, ovvero la “bozza” fondamentale per la creazione di qualsiasi opera per immagini, cinema o tv che sia…
La qualità, rendeva palese in concreto, è un lungo filo creativo che comincia dalla conoscenza letteraria, si sviluppa nella storia migliore del nostro cinema, si amplia e ancora cerca strada nella galassia spesso pasticciata e indigesta della, anzi delle tv.
Vorrei salutarla con discrezione. Alzando un bicchiere di Martini, molto ben fatto (all’altezza di quello mitico dell’Harry’s Bar di Venezia), uno di quei Martini che ci offriva la sera prima delle riunioni che convocava con molta speranza e con molte buone intenzioni , speranze e intenzioni che erano cadute non per colpa sua provocando in lei una certa delusione. Il Martini anche per chiederle scusa.
L’idea che ci lascia è la sua formula che non teorizzava ma proponeva con eleganza e finezza di soluzioni: capire le persone per capire e rappresentare i personaggi, capire la storia per capire e rappresentare le storie, capire la tecnica della messa in scena per capire e realizzare la vera tecnica, quella dettata da una onesta, propositiva creatività.
Italo Moscati