La sensazione a caldo, al termine del tormentato debutto di Lasciami cantare? Che la trasmissione abbia espresso un decimo del suo potenziale. Non fosse altro per essere il primo talent che, in quanto castrato a numero zero in onda, estromette totalmente il pubblico, lasciando decidere a due giurie (artistica più tecnica) come neanche dalla De Filippi.
Per il resto, quello che abbiamo visto questa sera è un’impeccabile bomboniera confezionata per il pubblico di RaiUno da Carlo Conti, uno degli ultimi professionisti rimasti che non ti tradisce mai. In una Rai alla mercé di Sgarbi e Facchinetti si sentiva il bisogno di un conduttore-vigile urbano, pronto a riportare l’ordine in un intrattenimento allo sbando.
Non a caso, un format che sulla carta nasce scontato – un talent vip a metà tra Amici e Ballando con le Stelle – viene subito sorretto da una giuria titolatissima, dalle voci decisamente fuori dal coro. Solo un anarchico della parola come Gianni Boncompagni poteva movimentare un po’ la liturgia del talent, sconsacrandone l’eccessivo pedantismo. La sua offesa cult è quella rivolta a Emanuele Propizio: “E’ da arresti domiciliari”. Per non parlare di quando ha detto alla Colò, per giunta vestito da prete in tempi di prelati catodici, che è la più brava della sua parrocchia. Ecco, quando si fa sul serio la sua insensatezza inizia a diventare gratuita.
Decisamente più “collaudata” Rosita, a dimostrazione che c’è una Celentano per tutti i talent. Vederla punzacchiare Jurman, come vocal coach fallimentare della Satta, è l’ennesima riscossa di Raiset. Verrebbe però da chiedersi che ci stanno a fare i vocal coach in questo talent, se non a livello puramente decorativo visto l’imbarazzo di molte performances.
Lasciami cantare: la prima puntata
Sulla carta il cast di concorrenti è ben assortito, alternando vecchie glorie irrinunciabili su RaiUno come la Guida a personaggi più pop come Borghese e la Satta. La sensazione è solo che Lasciami cantare! possa diventare un effetto boomerang per molti di loro. Sopravvissuti per anni grazie all’effetto nostalgia, sul palco di nuova generazione sembrano scomparire tra le mille incertezze. Che ne è rimasto in sostanza di un’ex strega della commedia come la Giorgi e di un divo da fotoromanzo come Ciavarro? Un pugno di sabbia dal sapore di sale.
Quel che, per il resto, rende il giudizio di questa puntata “sospeso” è la differita. L’allestimento profuso è degno di un marchio che meriterebbe la lunga serialità, ma la congiuntura in Rai in questo momento è da sbaraglio e questo penalizza anche i progetti più promettenti.
Prendete l’ipertecnologica scenografia e la sfavillante fotografia: fa quasi ben sperare che si possa traghettare un talent di nuova generazione sull’ammiraglia Rai, anche se il repertorio è più da Migliori anni che da X Factor.
Qual è un bilancio di massima, allora? Se pensiamo alla mancanza di mission e di gara in Ciak, si canta e alla mancanza di professionalità della sua conduzione, Lasciami cantare, in confronto, è manna dal cielo. Dategli una diretta, il collegamento con l’Accademia e sfide incrociate – con maggior spazio alla giuria “a braccio” – e può dare tante soddisfazioni.
La diretta servirà soprattutto a sciogliere le riserve di Conti come conduttore di reality. Già ai tempi di Ritorno al presente si era notato il suo “vizio” di smorzare ogni discussione, anteponendo la sua cura per i dettagli all’interesse per l’imprevisto.
Se Carlo, invece, ha un “difetto”, è che è sempre molto protettivo con gli ospiti del suo show. Persino più di Milly. E un pizzico di pepe in più, a volta, non guasta, specialmente se vuoi far notare la differenza rispetto ai Raccomandati.