L’aria che tira con Parenzo è nuova, ma non del tutto
L’aria che tira di David Parenzo ha tanto di nuovo, ma anche tanti elementi che restano dalla passata gestione. La recensione del debutto
L’aria che tira è cambiata. Era probabilmente inevitabile con il cambio di conduzione richiesto dalla scelta di Myrta Merlino di abbandonare La7 per trasferirsi a Mediaset. Con David Parenzo si dà così avvio ad un nuovo corso per la trasmissione nata più di dieci anni fa.
Il titolo rimane lo stesso, perché d’altronde “è un titolo storico della rete”, come aveva spiegato ieri a TvBlog lo stesso Parenzo. Gli elementi di continuità con il programma condotto dalla Merlino fino allo scorso giugno sono inoltre di più di quanti si possa immaginare. Il racconto del personaggio politico più eccentrico dell’estate, il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, che ha già trovato spazio anche a La Zanzara, non sarebbe probabilmente mancato neanche nell’Aria che tira merliniana.
Così come non sarebbe mancato per il debutto stagionale Vittorio Sgarbi, che, infatti, si è già visto anche dalle parti di Pomeriggio Cinque. Certamente David Parenzo porta con sé però anche tanti elementi di novità a partire dalla conduzione, che torna ad essere in piedi. Il giornalista non si limita ad appoggiarsi al nuovo tavolo della scenografia, ma si muove nello studio, anche questo rinnovato, con una piccola ispirazione ai fondali della scenografia di Verissimo.
La puntata si apre con Corrado Augias, che offre la sua visione sulle principali vicende politiche del momento. La politica diventa poi protagonista del successivo blocco in cui entrano in studio Maurizio Gasparri di Forza Italia e Simona Bonafè del Partito Democratico. Il programma ricalca così uno schema consolidato, in cui la discussione politica viene portata avanti, mutando leggermente, di blocco in blocco, argomento ed ospiti.
Un’altra vera novità è l’introduzione della ripresa tramite smartphone delle prime pagine dei giornali da parte di Parenzo, che si lascia ispirare da Fiorello. A questa si aggiunge la presenza di una telecamera fissa in regia, da dove provengono le vignette-meme di Emiliano Carli. Queste, insieme alla pagina su Bandecchi, rappresentano quanto di meno riuscito in questa prima puntata.
Fra le tante affermazioni del sindaco di Terni, ci sentiamo di condividere l’impressione che nel costruire lo spazio attorno a lui ci si sia limitati a quanto già noto sulla sua figura. Il risultato è stato un talk dai toni prevedibili e con contenuti che non hanno aggiunto nulla al dibattito sul suo modo di interpretare il ruolo di sindaco. Anzi, è parsa davvero forzata la correlazione che si è cercata di istituire con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Anche quasi tutti gli stessi ospiti intervenuti nel dibattito si sono dimostrati scettici di fronte a questa sovrapposizione fra le due figure.
L’impressione è che si sia voluto puntare su un personaggio al centro della scena estiva per catturare l’attenzione del pubblico. Non si è però accompagnato a un nome di richiamo un altrettanto valido dibattito e approfondimento. Gli inviati, invece, coinvolti dall’inizio di trasmissione, sono rimasti al debutto sullo sfondo, nonostante si sia tentato di scandire la puntata tramite loro.
L’aria che tira di Parenzo sembra destinata a cercare più dinamismo e movimento, anche in uscita dallo studio, rispetto a quanto fatto finora. Il fulcro del programma rimane indubbiamente il confronto tra idee in studio, ma ora dal ritmo pacato della Merlino si è passati a quello incalzante e pungolante di Parenzo. Anche le scelte registiche sembrano puntare verso questa direzione, con movimenti delle camere che cercano di scapigliare l’immagine del programma. Soffia un nuovo vento a L’aria che tira, anche se porta con sé la fragranza di quello vecchio.