L’Aquila, ‘Una Città Italiana’ dalle ‘Grandi Speranze’: la tv si mobilita con produzioni originali per il decennale del sisma
Dalla fiction di Rai 1 al doc di History, passando per il docufilm di Rai 2: sono tante le produzioni originali per ricordare i 10 anni dal terremoto del 6 aprile 2009.
Non solo speciali e approfondimenti, spazi nei talk e inviati sul posto: per i dieci anni dal Terremoto de L’Aquila le tv hanno realizzato docufilm, fiction e documentari, come mai prima d’ora per un evento drammatico come quello che la notte del 6 aprile 2009 rase al suolo il capoluogo abruzzese e molti comuni limitrofi. A memoria forse solo il Vajont ha ispirato titoli originali capaci di restare nell’immaginario non solo tv, e mi riferisco in primis al teatro civile di Marco Paolini con Il racconto del Vajont, trasmesso il 9 ottobre 1997, nel 34esimo anniversario della tragedia. Una produzione straordinariamente suggestiva, tra trasmissione tv e teatro puro, che andò in diretta dai luoghi del disastro, cui seguì nel 2001 il film di Renzo Martinelli.
Per questo decennale del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, invece, le tv sembrano aver deciso di scendere in campo massicciamente, con titoli originali tutti programmati a cavallo dell’anniversario. Per Rai 2 è scesa in campo Stand by Me per un docufilm sulla Casa dello Studente (L’Aquila 3:32. La generazione dimenticata, in onda venerdì 5 aprile alle 21.20), raccontando così la tragedia dal punto di vista di chi è rimasto per ore sotto le macerie della residenza universitaria, crollata uccidendo 55 studenti.
E i ragazzi sono al centro anche della fiction di Rai 1, L’Aquila – Grandi Speranze, che si muove proprio tra quella ‘generazione perduta’, che ha dovuto fare i conti con la distruzione e la difficoltà di dover iniziare non si sa dove e come.
L’Aquila – Grandi Speranze, una miniserie per Rai 1
Tra le produzioni orginali realizzate per l’occasione forse la più ‘straordinaria’ è proprio la miniserie L’Aquila – Grandi Speranze, diretta da Marco Risi e in onda su Rai 1 da martedì 16 aprile, con Luca Barbareschi. Una storia tra il teen drama e la ricostruzione storica, che ha come focus vicende di ragazzi alle prese con lo sconvolgimento delle loro vite e la necessità di ricominciare senza certezze.
La storia ha inizio due anni dopo la scossa, quando un gruppo di giovani decide di riappropriarsi di una parte della zona rossa, cercando di ricostruire quel che per gli adulti sembra ormai perso. Il tema della ricostruzione, quindi, viene affrontato in una doppia chiave, quella utopica della speranza dei giovani e quella cinica degli affaristi e della politica. Nel cast, oltre Barbareschi, ci sono Giorgio Tirabassi, Donatella Finocchiaro, Valentina Lodovini, Francesca Inaudi, Enrico Ianniello, Carlotta Natoli e tra i giovani Greta Bontempo, Gabriele Panella, Diego Leone e Alessio Gallucci.
L’Aquila: Una Città Italiana, produzione originale History
Su questa stessa linea si colloca History (Sky, 407) che sabato 6 aprile alle 21.00 propone un proprio prodotto originale, L’Aquila: Una Città Italiana, partendo – almeno nella promozione – dal racconto di storie comuni, come quella dei fratelli Fidanza, artigiani in una città scomparsa in poco meno di 30”.
Anche in questo caso, la narrazione parte dai giorni precedenti la scossa delle 3.32 della notte tra il 5 e il 6 aprile, ripercorrendo il preoccupante sciame sismico che investì la zona nei mesi precedenti. Il racconto procede attraverso le testimonianze di chi quella notte è sopravvissuto o ha perso tutto, ha visto nascere il proprio figlio o l’ha perso, ha in ogni caso dovuto ricostruire tutto, cambiando spesso anche vita. Tra queste le storie di Tiziana, che quella notte ha perso due figlie e ora è volontaria della Croce Rossa; Eleonora, ragazza sorda, che rimane sotto le macerie per 42 ore (protagonista anche dello speciale di Rai 2); Milena che in quelle ore è in sala travaglio; Roberto, ex guardia forestale e maestro di pugilato, che rimette in piedi la sua scuola in un garage e va a recuperare gli allievi nelle varie tendopoli. Storie private che si intrecciano con le vicende politiche che hanno segnato il processo di ricostruzione, tra tendopoli e New Towns, stati d’emergenza e strategie, non proprio lungimiranti, dei vari Governi.
L’Aquila 10 anni dopo, il resto della programmazione
Questa è solo una parte della programmazione dedicata ai 10 anni dal terremoto de L’Aquila, che vedrà altri approfondimenti e altri speciali. Ma la quantità di contenuti originali, estranei alle classiche cornici dei programmi di approfondimento, è già in sé una particolarità che assume i contorni di un vero e proprio evento tv. Chissà perché, ma penso sia quasi un modo per ‘emendarsi’ o proseguire – dipende da come sarà fatto – dal racconto fatto in quei giorni, a caldo, e che ha, per me, come immagine simbolo, Bruno Vespa in volo sulle zone colpite dal sisma (format poi rispolverato per Amatrice e il Centro-Italia) e quell’orsacchiotto di pelouche tra le macerie del centro storico de L’Aquila. Non è stato certo il primo in tv dopo un disastro del genere (nel novembre del 1980 si arrivò a intervistare chi vegliava i propri cari sotto le macerie, spingendo il microfono lì dove oggi, forse, sarebbe impensabile), ma ha segnato lo ‘storytelling’ (si direbbe oggi) di quell’evento. Dieci anni dopo si riparte, in fondo, proprio da quel pelouche, cercando di scoprire cosa ne è stato di quei bambini e di quei ragazzi travolti da una vita che non sarebbe mai più stata la stessa.