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L’appeal televisivo dell’exit poll

Non so voi, ma il sottoscritto, alla fine, per questioni di praticità, ha preferito alle varie maratone televisive sulle Elezioni Politiche 2008 – inclusa quella che almeno ci provava, a mescolare un po’ di intrattenimento con l’informazione, quella consigliata di La7 – prima quella di SkyTg24 e poi un banale aggiorna su alcuni siti e

15 Aprile 2008 11:30

Non so voi, ma il sottoscritto, alla fine, per questioni di praticità, ha preferito alle varie maratone televisive sulle Elezioni Politiche 2008 – inclusa quella che almeno ci provava, a mescolare un po’ di intrattenimento con l’informazione, quella consigliata di La7 – prima quella di SkyTg24 e poi un banale aggiorna su alcuni siti e blog di informazione.

La tv – questi i miei due cent – esce abbondantemente sconfitta dalla fame di notizie che invade, come accade da qualche anno a questa parte, tutti i palinsesti dal minuto immediatamente successivo alla chiusura delle urne, con questo tremendo quanto inutile strumento chiamato exit poll. L’appeal televisivo dell’exit poll è, teoricamente, straordinario: voglio catturare da subito i telespettatori, quindi cerco di dar loro notizie immediate.

Il problema è che ogni volta bisogna spiegare cos’è un exit-poll – roba che neanche le spiegazioni defilippiche dei meccanismi di un nuovo gioco riescono a eguagliare -, poi bisogna spiegare le forchette (memorabile, nello zapping elettorale, la battuta di un rubicondo e lieto Fede Emilio: Con tutte ste forchette sembra di ‘sta a tavola), indi bisogna precisare che si tratta di previsioni che potrebbero essere anche sbagliate.

Poi, si aspetta e bisogna riempire almeno un’ora e mezza, forse due, in attesa delle prime proiezioni (a quel punto, si dovrebbe spiegare al telespettatore cosa sono le proiezioni, ma sono già arrivati i primi commenti, non c’è tempo per farlo e quindi tanti saluti all’informazione). E in quel vuoto interminabile – che terminerà, come la storia insegna, con gli exit poll puntualmente sconfessati, sbagliati, inutili – che si fa? Si commenta il niente e si ripetono all’infinito i risultati, anzi no, le forchette di previsioni potenzialmente sbagliate, come se fossero novità. Perché il telespettatore che ti sei catturato, alla fine dovrai tenerlo. Quando arrivano, finalmente, le proiezioni (su dati concreti, ovvero su voti effettivamente scrutinati), bisogna quasi rullare i tamburi per svegliarlo, questo spettatore dormiente.

Il risultato è deprimente: una quantità di ore televisive bruciate, italiani che non lavorano – e quindi bloccano la crescita del PIL – per rincretinirsi davanti a tv che non dicono nulla, e poi, dopo la maratona dell’inutilità, i risultati.

Forse, sarebbe più utile – televisivamente e socialmente parlando – impedire gli exit poll – che poi, fra l’altro, trovi sempre quello che non ha capito nulla e parla del mistero di come sono cambiati i risultati (sic) – e fare altro, magari sperimentare per un giorno ancora una tv senza politica. E poi fare informazione vera, sui risultati. Sarà per la prossima volta. Si spera.