L’angelo di Sarajevo, su Raiuno Giuseppe Fiorello protagonista di una storia di guerra e speranza
Su Raiuno L’angelo di Sarajevo, film-tv tratto dal libro di Franco Di Mare che racconta la sua esperienza come inviato di guerra a Sarajevo, dove trova una bambina che decide di portare in Italia
Giuseppe Fiorello torna in tv con un’altra vicenda tratta dalla realtà, dopo essere stato protagonista l’anno scorso de L’oro di Scampia: L’angelo di Sarajevo, il film-tv in onda questa sera e domani alle 21:15 su Raiuno, è infatti tratto dal libro di Franco Di Mare (qui l’intervista di Blogo), ora conduttore di Unomattina, “Non chiedere perché”, e racconta la vicenda realmente accaduta al giornalista durante i giorni in cui era inviato di guerra in Bosnia Erzegovina.
La fiction in due puntate, prodotta da Rai Fiction e Picomedia, in collaborazione con Iblafilm, ha il soggetto dello stesso Fiorello, che l’ha scritto con Andrea Porporati e Monica Zapelli, mentre la sceneggiatura, che vede la collaborazione dell’attore, è di Enzo Monteleone, anche alla regia.
Il film-tv è ambientato nel luglio 1992, durante il conflitto di cui i giornali di tutto il mondo stanno mostrando le terribili immagini. Marco De Luca (Fiorello) è un giornalista di successo che, con alle spalle un matrimonio fallito, decide di fare l’inviato di guerra a Sarajevo per documentare quello che sta succedendo. Con lui, il cameraman Romano (Luca Angeletti, qui l’intervista di Blogo), il driver Kemal (Radoje Cupic) e Karen (Thekla Reuten), giornalista responsabile dell’Eurovisione.
Tra i vari servizi che realizza, Marco deve farne uno su dei bombardamenti ad un orfanotrofio: qui, vede Malina (Iva Nikolic), bambina di dieci mesi rimasta orfana, che lo conquista. Inizia così le pratiche per cercare di portare la bambina in Italia, ostacolato dal colonnello Babic (Adnan Haskovic) ed aiutato invece da Maria Teresa Giovannelli (Emanuela Grimalda, qui l’intervista di Blogo) per quanto riguarda l’aspetto umanitario.
Il tutto, mentre la guerra continua: il protagonista dovrà riuscire a trovare i genitori di Malina, scoprendo gli orrori che la guerra sta portando in tutta la Bosnia Erzegovina ed evitando che gli attacchi possano colpirlo. Un film-tv che vuole mostrare al pubblico una vicenda relativamente recente, ricordando l’inutilità della guerra ma trasmettendo anche un messaggio di speranza e di pace.
Fiorello a Blogo ha spiegato che portare in tv una miniserie di questo genere non è stato facile:
“Quando c’è la parola guerra, Scampia, Sarajevo spaventano pubblico e addetti ai lavori. Sarajevo rievoca la guerra… oddio sarà un film triste. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per convincerli che non è solo un film di guerra, ma che racchiude il paradosso tra la guerra – quella di Sarajevo che nessuno aveva ancora raccontato in tv, è una guerra troppo dimenticata – e la storia di Franco Di Mare.”
Monteleone, invece, ha sottolineato l’impatto di girare a Sarajevo:
“Girare a Sarajevo, la città che ha subito il più lungo assedio della storia, è stata un’esperienza emozionante. Sarajevo oggi è una città nuova, ricostruita, moderna, ma porta indelebili le ferite della guerra. Lo vedi nei volti della gente al di sopra dei trent’anni, uomini e donne che hanno vissuto quegli anni, lo vedi nei giardini in pieno centro diventati cimiteri affollati di lapidi. Lo vedi nelle facciate dei palazzi che ancora oggi portano i segni osceni dei bombardamenti. Molte delle persone che sono state coinvolte nelle riprese avevano ben chiaro il ricordo di quegli anni. Quando abbiamo girato la scena del funerale di Kemal i loro sguardi sperduti, il loro dolore, le loro lacrime, erano veri.”
Inoltre, il regista si è complimentato con la troupe:
“Tutti sanno che un film è un lavoro di squadra, ma qui devo sottolineare il grande apporto dato da tutti i reparti: dalla fotografia di Stefano Falivene, fresco vincitore del Globo d’Oro per il bellissimo ‘Still Life’, al montaggio di Cecilia Zanuso (David di Donatello, Nastro d’Argento e Ciak d’Oro per ‘Il capitale umano’), alle scenografie di Maurizia Narducci, ai costumi di Marina Roberti (mia complice ne Il capo dei capi), alle musiche dei miei consueti collaboratori Pivio&De Scalzi (David di Donatello per ‘Song ‘e Napule’). Insomma una bella squadra di grandi professionisti del cinema che hanno dato un’impronta personale a questo lavoro.”