La vita che corre: la fiction d’impegno sociale si perde nel giallo
La vita che corre, la fiction di Raiuno, si propone come racconto d’impegno sociale, ma si perde nel racconto giallo
E’ difficile, per una fiction dall’impegno sociale, fare il suo lavoro. Perchè si tratta si mantenere una certa coerenza con la realtà che si vuole raccontare affidando un messaggio ad una storia che sia anche romanzata. “La vita che corre”, in onda su Raiuno, ci prova, risultando in gran parte all’altezza delle situazione.
Innanzitutto, l’intento del film-tv era quello di raccontare una storia che catturasse anche l’attenzione dei più giovani, un target difficile da raggiungere per la prima rete nazionale. Sicuramente, “La vita che corre” tiene conto di questa difficoltà, presentandosi con un ritmo sostenuto e dei dialoghi abbastanza realistici.
Ma questa produzione vuole ancora sottolineare un fenomeno tristemente noto, quello delle stragi del sabato sera. Si trattava di trasporre un argomento dai servizi di cronaca dei telegiornali alla fiction in prime time, senza risultare pedanti e moralisti. Il collante che ha permesso quest’operazione è stato l’utilizzo di una trama gialla che, seguendo le indagini della polizia stradale (-il cui ispettore Bruni, interpretato da Massimo Wertmuller, paradossalmente si fa anche carico dei momenti più leggeri della fiction), pone l’attenzione del pubblico su un tema delicato affiancandolo ad una storia il cui stampo, però, è classico e senza particolari guizzi creativi.
La vita che corre
In questo, anzi, bisogna sottolineare l’eccessiva importanza che viene data alla sottotrama che vede come protagonista Enzo Decaro, nel ruolo di Vittorio, padre di due dei ragazzi coinvolti nell’incidente stradale che dà il via alla storia, alle prese con un’indagine personale per conoscere la vita del figlio deceduto. Un’impronta di drammatizzazione che, sebbene necessaria ai fini di un racconto di finzione, sembra stonare con il resto della sceneggiatura per la sua eccessiva presenza nel complesso del film-tv.
In tutto questo, bisogna fare un’osservazione su come la fiction abbia raccontato i ragazzi di oggi, generazione su cui tanti si permettono di esprimere giudizi senza però conoscerla a fondo. “La vita che corre”, in parte, scivola in qualche giudizio di troppo ad inizio puntata, ma riesce poi a riprendersi, presentandoci una generazione colpevole di alcuni vizi, ma non spacciata.
“La vita che corre”, dividendosi tra questi binari, perde un po’ di vista l’intento sociale di cui è fortemente carica ad inizio puntata, e si lascia andare in seguito ad un racconto drammatico di buona fattura, con un cast capace, che però rischia di perdersi ancora di più nella seconda puntata, allungandosi troppo sulle indagini e meno sulle conseguenze psicologiche dei personaggi. Proprio quest’ultimo aspetto,. se ben sfruttato in fase di scrittura, avrebbe potuto rendere “La vita che corre” un vero film-tv dall’impegno sociale e non un semplice ma ben fatto giallo con riferimenti d’attualità.
