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La tv italiana è razzista? Risponde Badescu e Lubamba

Oggi su Repubblica Leonardo Palestini parla di tv e multietnicità, raccogliendo dichiarazioni di polemica e indignazione da parte di tutti quei personaggi che fanno (o vorrebbero fare) tv in Italia e trovano palesi difficoltà. L’obiettivo è dare una risposta ad una domanda molto semplice: la tv italiana è razzista?Ramona Badescu, attrice e showgirl, dice:“Gli italiani

di aleali
22 Luglio 2008 07:49

Sylvie Lubamba Ramona Badescu

Oggi su Repubblica Leonardo Palestini parla di tv e multietnicità, raccogliendo dichiarazioni di polemica e indignazione da parte di tutti quei personaggi che fanno (o vorrebbero fare) tv in Italia e trovano palesi difficoltà. L’obiettivo è dare una risposta ad una domanda molto semplice: la tv italiana è razzista?

Ramona Badescu, attrice e showgirl, dice:

“Gli italiani non sono razzisti, ma amano gli stereotipi. In tv i rumeni sono abbinati a Rom che rubano, nelle fiction le ragazze sono prostitute o badanti”.

Sylvie Lubamba, showgirl, non nuova questo tipo di polemica, chiarisce:

“Markette è l’unico programma mutietnico, c’è pure un coro gospel. Io credo che gli italiani vogliano facce nuove, s0no stufi dei soliti Pippobaudi”.


Ma non è il solo caso di apertura agli stranieri, basti pensare a Kledi Kadiu:

“La mia fortuna è stata quella di incontrare Maria De Filippi nel 2001. Lavoravo già, ma è lei che mi ha dato fiducia e notorietà”.

Il sogno del ballerino albanese è tra gli altri quello di fare un programma sugli albanesi in Italia, per farci conoscere la loro cultura.

Nel nostro paese il problema è più di ruoli televisivi attribuiti che di presenza effettiva, basti pensare al fatto che nel giornalismo gli unici due volti di colore che presentano programmi di giornalismo sono Fidel M’Banga Bauna del Tgr Lazio e Rula Jebreal (Pianeta 7 su La7 e Onda Anomala su Rainews 24) e che un’ottima parte delle Veline in lizza per il bancone è di origine straniera (ma gli esempi sarebbero molti di più).

La televisione può aiutare a cambiare certe percezioni del pubblico verso gli stranieri, è vero, ma l’integrazione vera, quella voluta da entrambe le parti con un sforzo costruttivo comune, qui in Italia è ancora ben lontana.