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La tv e l’informazione su Facebook e Twitter e YouReporter

Sono tempi estremamente delicati, per l’informazione televisiva. E così, in questo editoriale (occasionalmente serale) mi pare il caso di parlarne un po’, di questa benedetta informazione, soprattutto ora che sta per cominciare il G8, in una città devastata dal recente terremoto e che patisce terribilmente anche i danni di un’informazione televisiva scorretta e poco attenta,

6 Luglio 2009 18:30

youreporter.it

Sono tempi estremamente delicati, per l’informazione televisiva. E così, in questo editoriale (occasionalmente serale) mi pare il caso di parlarne un po’, di questa benedetta informazione, soprattutto ora che sta per cominciare il G8, in una città devastata dal recente terremoto e che patisce terribilmente anche i danni di un’informazione televisiva scorretta e poco attenta, se non alle questioni che fanno, naturalmente, più scalpore.

La grave empasse in cui versa l’informazione televisiva italiana è un problema che, prima o poi, in un modo che ancora non mi è dato ipotizzare, andrà risolto. E non mi riferisco, ovviamente, al solo caso-Minzolini, che è solo una delle parti del problema. Mi riferisco a un atteggiamento che riguarda tutte le istanze dell’informazione giornalistica in tv, che, nel nome di esigenze di palinsesti e spazi e ritmi, si interessa ai grandi eventi solo quando questi sono caldi e si presuppone che facciano notizia (e quindi ascolti. Ricorderete, immagino, le esultanze del Tg1 dopo le edizioni speciali sul terremoto. Una cosa vergognosa) e che, sempre più spesso, decide arbitrariamente di eliminare certe questioni dai propri titoli. Ora, ben sapendo che, per molte persone – il popolo dei telespettatori – una notizia non esiste se non la si vede in tv, capirete che la questione non è certo marginale.

Ma il problema non è solo italiano. Pensate, per esempio, a come ha agito – e sta agendo – la censura in Iran. E a quali sono le possibili soluzioni, che, per la maggior parte – ma va? – arrivano dalla rete.

Proprio la questione Iran è stata divulgata in giro per il mondo, aggirando le restrizioni del potere precostituito, grazie a due colossi del social networking: twitter e Facebook (e naturalmente YouTube (che anime lungimiranti dovrebbero individuare come unico serio antagonista della tv così come la conosciamo) che hanno permesso alla popolazione iraniana di far sentire la sua voce. Ma non ci sono solo i colossi, per ovviare ai problemi della televisione. Ci sono anche altri esempi di comunicazione, che si rifanno al citizen journalism.

Uno di questi esempi, tutto italiano, è YouReporter, un progetto che esiste ormai da più di un anno e che in qualche modo garantisce una “messa in onda” costante e puntuale, ovviamente grazie alla buona volontà degli utenti che generano i contenuti, di video a copertura di fatti di cronaca e di approfondimento.

Sarà poco, probabilmente, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.