La tv De Senectute (o dei giovani dentro?): da Uomini e Donne Over a Nonna Lalletta (e Sandra Milo) è anziano-mania in tv
Giustizia è fatta. Dopo anni in cui Paolo Limiti faceva loro da badante, di programmi che li ghettizzavano, di dati Auditel che li insultavano – della serie, ‘sto programma lo guardano solo i vecchi – la terza età catodica si è rubata la scena. Da spettatori a protagonisti, come è accaduto per le nuove generazioni
Giustizia è fatta. Dopo anni in cui Paolo Limiti faceva loro da badante, di programmi che li ghettizzavano, di dati Auditel che li insultavano – della serie, ‘sto programma lo guardano solo i vecchi – la terza età catodica si è rubata la scena. Da spettatori a protagonisti, come è accaduto per le nuove generazioni consacrate dai reality e per la gente comune che affolla i people show, il passo è stato breve. Ora anche l’anziano ha visibilità e diritto alla ribalta tv.
Oggi i nostri nonni guardano Uomini e Donne Over, sentono di Barbara D’Urso che organizza trenini attempati con l’obiettivo “di abbracciare il suo seno” e vedono in nonna Lalletta il simbolo di un riscatto quasi egoistico (perché l’anziano, dietro tanta simpatia e tenerezza, è inconsciamente egoista). E’ accaduto, infatti, che una nonna sprint non sia stata a guardare il nipote che va al Grande Fratello da casa (sua), ma sia diventata a sua volta personaggio, persino più famoso di lui.
Un bel servizio realizzato sul settimanale Oggi li riabilita come “giovani dentro, quella tribù di nonnetti che ha fatto irruzione nella Tv dell’urlo, dell’insulto, dei seni in lievitazione e dei bicipiti a tatuati portando rughe, buonumore e un gran voglia di amore”. E la psicologa Roberta Rossi ha così commentato sul giornale:
“All’inizio prevale la curiosità. E’ facile pensare all’aspetto ridicolo. Ma poi subentra la tenerezza, qualcosa di più profondo. Siamo portati a una proiezione all’indietro e una proiezione in avanti: immaginiamo come saremo noi a quell’età, ci auguriamo di invecchiare bene”.
Non a caso Uomini e Donne della terza età vola, realizzando ormai ascolti superiori a quelle delle puntate “normali”, dove persino il tronista standard è diventato “vecchio stampo”, insomma persino più out dei buffi arzilli alla corte di Rosetta. La pepata opinionista della versione “over” nasce come rivelazione di C’è Posta per te, destinataria di una lettera, da parte di un vecchio amore, rivelatasi frutto di uno scambio di persona. Rosetta è la traghettatrice perfetta di un nuovo modo per fare “vecchia televisione”, coniugando goliardate in salsa trash e un vissuto esperienziale di altri tempi.
Per questo la De Filippi ha per l’ennesima volta un’intuizione brillante, quella di costruire intorno alla “tarda” voglia di affetto e alla nostalgia di un vecchio amore una nuova saga televisiva, il De Senectute dell’intrattenimento pomeridiano. Il buon Cicerone avrebbe, infatti, proferito:
“Non con la forza, con la rapidità o l’agilità della persona, bensì col senno, con l’autorità e l’insegnamento si compiono le grandi imprese: son queste anzi le doti delle quali la vecchiaia non solo non rimane priva, ma si fa solitamente più ricca”.
Peccato, però, che in tv tutto cambi e si trasformi, al punto che anche gli anziani diventano un po’ vittime di certi meccanismi televisivi. E senza attribuirne alla De Filippi una colpa: la conduttrice è ormai disposta a mettersi in ginocchio e, quando sta con loro, sembra rigenerata, divertita e incuriosita più che mai.
Quel che è accaduto, puntata dopo puntata, è la “contaminazione“, o forse l’acuirsi di una competizione che non ha età e, seppur condotta con uno stile diverso, vede in pretendenti maturi un’insana propensione all’agonismo sentimentale. Questo rischia spesso di tradursi, purtroppo, in una chiave malinconica, che vede tristemente rifiutata una signora ormai sfiorita a vantaggio della vedova allegra che le è seduta di fianco. Poi gli “over” hanno un privilegio, che si sta rivelando un’arma a doppio taglio, quello di telefonarsi a puntata conclusa, per fare amicizia e sentirsi meno soli.
Il che fa sì che molti uomini ancora sicuri di sé giochino a fare i rubacuori, a sentirsi ancora contesi tra più donne e a rivaleggiare in quanto ad “appetibilità” con gli altri Richard Gere della compagnia. Mentre le donne si dividono in vecchie bacucche castigate, persino imbarazzate dalla sfacciataggine del mezzo televisivo, e altre sin troppo disinibite, propense a mascherarsi sia quando è Carnevale che in un giorno normale: meglio passare per ridicole che per vecchie. E’ Nicoletti, nella puntata odierna di Jekyll, a inquadrare mirabilmente il fenomeno:
“Continua indisturbato lo spettacolo meraviglioso di dentiere bollenti. Il grande paese dei balocchi degli anziani dimostra che solo loro si ricordano che è giovedì grasso, una festività in cui ogni travestimento lecito. Solo loro hanno volontà di divertirsi, di stare allegri, di trasgredire in un mondo in cui ogni trasgressione sembra sia possibile e diventa quotidiana”.
Dunque, essere giovani a tutti i costi è sempre un bene? Vedendo Nonna Lalletta fare, appunto, la nonna in tv si apre un’altra riflessione. La signora ha dispensato pillole di saggezza popolare, nonché valori di altri tempi, che hanno fatto di sicuro bene al Grande Fratello. Ricordiamo, così, che a seguirlo è anche un pubblico anziano, che ha tutto il diritto di indignarsi,di fronte a baci rubati e amplessi consumati come se nulla fosse.
Puntata dopo puntata è accaduto, però, un clamoroso precedente: ci è voluta l’uscita di Nicola perché la nonna si ricordasse perché era lì. Tanto è stato l’entusiasmo, di uscire dalle pareti domestiche per trovare a sua volta la fama, la riconoscibilità per strada, la consacrazione da nonna d’Italia che persino Rutelli sanziona, in un incontro dietro le quinte, che suo nipote è diventato per un bel po’ l’ultimo dei suoi pensieri, tra l’autista che l’aspetta sotto casa e le lunghe trasferte Bari-Roma-Milano.
Ora Barbara D’Urso le promette di non voler lasciarsela sfuggire e la rivendica come sua, in un tempo televisivo in cui l’anziano che diventa personaggio è gallina dalle uova d’oro. E va detto che la conduttrice di Pomeriggio e Domenica Cinque è stata la prima, probabilmente con una sincera ingenuità non spinta da altri fini, a dar voce al vecchio in tv.
Lo ha fatto coinvolgendo nel suo divano cheap Anna Longhi, la storica Buzzicona di Alberto Sordi, che non a caso ora la rimpiange a Mattino Cinque: recentemente l’abbiamo vista litigare con Federica Panicucci perché non la metterebbe a suo agio. Ed è stata la prima a intervistare, nei salotti del pomeriggio, prototipi di vita anziana mai rinunciataria, dalla signora plurilaureata a neo-sposi più che attempati che credono ancora nell’amore.
Nella puntata di ieri, sulla scorsa di una programmazione old-oriented, la D’Urso però si scusa con la De Filippi, se approfitta dell’ennesima ospitata di Nonna Lalletta per un blocco interamente dedicato ai “suoi” anziani. Quando si dice, una moda di ritorno che fa dei vecchi, ormai, un accessorio imperdibile, lo stesso che solo fino a qualche mese fa la tv teneva nel cassetto con atteggiamento dispregiativo, come fa sempre notare oggi Nicoletti a Jekyll:
“Hanno scoperto, improvvisamente, che gli ospizi sono pieni di persone desiderose di andare in televisione. E quindi tutti ne attingono a piene mani”.
D’altronde, il flop di Supersenior, primo e ultimo reality sulla terza età condotto da Pietro Sermonti su RaiTre, aveva distolto chiunque dal tentare la stessa strada per anni, mentre oggi sono i reality tradizionali ad affollarsi di vip “sulla strada del tramonto”. Sandra Milo, alla veneranda età di settantasette anni, sbarca sull’Isola dei famosi. Ma guai a darle dell’anziana: gli artisti come lei, prima ancora di morire, non invecchiano mai.
Insomma, sono solo poche settimane che i nonni d’Italia hanno invaso gli studi televisivi, con i loro capricci e la voglia di contendere spazio ai più giovani, eppure lo possiamo già dire a gran voce: hanno stufato anche loro. E non per un senso di ingratitudine o di rivalsa sbarbatella. Perché, diciamola tutta, il mondo degli anziani va compreso, rispettato e finora era stato tutelato come specie protetta dall’involuzione generazionale. Ma a chi di noi ragazzi, comunicatori dell’oggi, non piaceva tornare a casa e trovare conforto nella saggia parola geriatrica, quando era tutta per noi e non contaminata dalle perversioni dei media?