A margine della conferenza stampa di presentazione de La Terra dei Cuochi, che TvBlog ha seguito in diretta stamattina, abbiamo intervistato Davide Scabin, lo chef giudice del talent culinario in onda su Rai 1 da venerdì prossimo e condotto da Antonella Clerici. Con il cuoco a cui spetterà fornire una valutazione tecnica dei piatti e che sarebbe felice di essere imitato da Maurizio Crozza (come accaduto per i colleghi Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich), abbiamo parlato di quello che è il suo debutto in tv (per la prima volta è presenza fissa in un programma) e abbiamo chiesto un primo giudizio sui vip in gara. Scabin, classe 1965, è uno dei più talentuosi interpreti della cucina di ricerca, sebbene non sia mai andato a scuola da un grande chef. Sportivo e dinamico, tra i suoi piatti pregiati ci sono il ‘Cyber Egg’, formato da una doppia camera d’aria di cellophane trasparente contenente in una aria e nell’altra caviale, rosso d’uovo, vodka e scalogno, e il ‘rognon al gin’ premiato come piatto dell’anno per L’Espresso.
Scabin, in conferenza stampa lei ha detto che non sarà un giudice cattivo come quelli che si vedono negli altri programmi tv, ma al contempo non lesinerà severità. Qual è il suo pensiero sul genere televisivo dei talent culinari e simili, e come crede di trovarsi in mezzo alle telecamere, visto che lei è per la prima volta nel cast di uno show tv?
Parto dalla seconda domanda. Come mi trovo con le telecamere lo sto iniziando a scoprire adesso. Questo è un nuovo mestiere, è qualcosa di nuovo per me. Mi sono messo nella condizione di estraniarmi dallo studio e di pensare di essere nella mia cucina; cercherò di essere il più normale possibile, il più Scabin del Combal.zero (il suo ristorante, Ndr) possibile. Per quanto riguarda il confronto con Masterchef, Gordon Ramsey e Hell’s Kitchen… ho accettato questo talent perché c’è rigore e serietà; logicamente dal punto di vista televisivo forse ogni tanto il piatto buttato può anche soddisfare quello che oggi purtroppo si vuol vedere. A me interessa di più, se ci riuscirò, usare gli errori dei concorrenti, sgridarli anche in modo sostenuto, per trasmettere qualcosa. Sarò un giudice severo, ma non posso esigere un livello assoluto dai concorrenti perché non sono dei professionisti. Questo non toglie che sarò severo quando vedrò le cose che non funzionano, quando ci saranno degli errori madornali, quando capirò che non c’è proprio un minimo di cultura. Ho puntato molto sulla tradizione. Al momento della prova libera-creativa sarò molto rigido nel cercare di non far fare dei piatti alla ‘famolo strano’. Ti puoi concedere la fantasia quando hai una base solida; non accetterà la snaturalizzazione di piatti tradizionali italiani; la creatività è un esercizio di eleganza, non di stravaganza.
Fra i vip con cui ha avuto a che fare chi è il migliore e chi il peggiore?
Non anticipo niente. In questo momento non c’è migliore o peggiore; c’è qualcuno più esuberante di altri con il quale c’è stato subito un raffronto.
In passato ha ricevuto proposte dai programmi che prima citava?
Mi avevano interpellato due anni prima che si decidesse di fare il format di Masterchef per creare un Hell’s Kitchen italiano, che però poi non è andato mai in onda.
Lei rifiutò?
No, andai per curiosità. Feci delle prove, dei casting. Ma il format non è andato in onda ed hanno ‘switchato’ su Masterchef.