La svolta “cattivista” di Raiuno… parte da Diego Cugia
All’indomani dell’ennesima puntata-evento di Viva Radio Due, che ha rivisto Fiorello in grande spolvero, mi sembra opportuno proporvi uno spunto davvero interessante dalla rubrica I Telepatici di Paolo Martini. Il giornalista de La Stampa sottolinea la ventata di cambiamento a Raiuno, a partire dalla voglia di puntare, anche se in una veste atipica e “sregolata”,
All’indomani dell’ennesima puntata-evento di Viva Radio Due, che ha rivisto Fiorello in grande spolvero, mi sembra opportuno proporvi uno spunto davvero interessante dalla rubrica I Telepatici di Paolo Martini.
Il giornalista de La Stampa sottolinea la ventata di cambiamento a Raiuno, a partire dalla voglia di puntare, anche se in una veste atipica e “sregolata”, su un fuoriclasse come Fiorello. Ma non solo, visto che il Pierino nazionale sta affilando gli artigli in vista del gran ritorno a mamma Rai (in qualità di mattatore del Dopofestival) e Simona Ventura è vicina al sabato sera con un format fatto su misura per lei.
Insomma, finalmente una stagione densa di sorprese per l’ammiraglia della tv di stato, che ci tiene a rivendicare il proprio ruolo di primato.
Era l’ora che Raiuno non restasse a guardare, tenendo in serbo per i telespettatori un assetto primaverile meno ovvio, rispetto ai soliti Raccomandati o alle Notti sul Ghiaccio di turno. Mentre qualcuno teme che a farne le spese, in quest’aria di rinnovamento di pubblico, sia Raidue, con la sua vocazione di rete giovanile (mancata?), dietro la svolta cattivista della tv di Nel Noce c’è una sola grande mente: Diego Cugia.
Di professione giornalista, scrittore, nonchè stimato regista e autore radiotelevisivo. E in più, con una nomea di cattivissimo.
Tutti pensavano avesse finito il suo mandato con il grande show di Celentano, e invece per Raiuno ha guidato Morandi nella sua metamorfosi in carogna. In questi giorni pare sia stato visto con il direttore di rete in persona per mettere a fuoco un altro segretissimo show, non certo la nuova versione di Rockpolitik ma almeno un buon surrogato che ne sia all’altezza.
In un’intervista rilasciata a Left, che potete leggere qui integralmente, l’autore più discusso del momento ha così riassunto la sua cinica visione della militanza televisiva:
“In tv si lavora pochissimo, questo è il vero problema. Intendiamoci, si possono fare anche le due del mattino e spezzarsi le ossa. Ma è il modo, che è assurdo. Si lavora da vermi, a mediare continuamente, a spettegolare. Nelle riunioni di scaletta si cazzeggia per sei ore e ci si concentra per un quarto d’ora. Un programma, tanto per cominciare, deve nascere da un’idea, e l’idea da un bisogno, da un’emozione genuina, da un sogno d’autore, da una voglia profonda di mostrare al mondo qualcosa di bello, finora tenuto intimo, segreto. Sto dicendo che programmi, oggi, nascono per tutti altri scopi”.
Che sia la volta buona che la Rai sia scesa in pista (e non solo per ballare con Milly Carlucci)?