La Stagione Tv secondo Carlo Freccero 5 – Maria De Filippi: Una Regina in sintonia con i suoi sudditi
Chiudiamo (forse) questa serie d’interventi di Carlo Freccero, qui su TvBlog, dedicati al bilancio della stagione televisiva appena terminata.
Oggi Freccero farà una sua analisi dedicata alla regina di Mediaset: Maria De Filippi e ai suoi programmi.
La Regina De Filippi
Molti mi chiedono il perché di questa mia passione, televisiva ovviamente, per Maria De Filippi. Semplice: la De Filippi descrive in maniera sublime la “pancia” del Paese, l’audience profonda di un proletariato che è espresso esclusivamente dai suoi sentimenti. Ma, come l’audience, che registra e replica i gusti della maggioranza, i suoi programmi replicano ed amplificano la pancia del Paese, facendo di quello che è lo strato più fragile, meno acculturato, un modello positivo da seguire. Il coatto diventa una star. Ma non solo questo: la De Filippi maneggia la stessa materia che fu la base dei reality della Carrà. Ma a differenza della Carrà e della maggioranza delle conduttrici, ha un aspetto distaccato, “esterno” al materiale che mette in scena.
L’immagine è quella piuttosto di una professoressa che, in ogni momento, mantiene le distanze dal vissuto delle sue trasmissioni. Questo distacco, questo straniamento, paradossalmente conferisce credibilità e valore ad un contenuto che, in altre mani, potrebbe scivolare nel trash. Amici assomiglia ad una scuola professionale in cui, alle abilità manuali e pratiche, si sostituiscono abilità canore ed artistiche. Ma proprio qui sta l’elemento che spesso si traduce in critica nei confronti di questi programmi. Il mondo di Maria De Filippi è un mondo di esclusi, di persone lasciate ai margini. Il fatto di essere messi al centro della scena, fa di loro dei modelli riconosciuti e replicabili.
Insomma dai suoi programmi scaturisce una nuova ideologia, che fa della semplicità, della mancanza di cultura e complessità, un valore spendibile nel mondo dello spettacolo, che oggi è quello che conta ed è il più ambito. La De Filippi ha inventato un genere: il reality soap, che tende a costruire soap opera non nella fiction, ma nella realtà. Questa soap viene declinata in tre versioni diverse: Amici è la versione del successo secondo il copione di Fame – Saranno famosi, celebre pellicola degli anni ’80, che diede origine poi ad un serial a puntate andato in onda su Rai2.
Uomini e Donne invece mette in scena il corteggiamento e la possibile nascita di una storia d’amore, con l’attuale Temptation Island che ne testa la solidità, mentre C’è posta per te affronta i rapporti familiari, i conflitti irrisolti da cui scaturisce anche la tragedia classica. Tre forme di narrazione che hanno in comune il riferimento alla realtà vera e il coinvolgimento emotivo del pubblico. Una storia inventata può affascinare e catturare l’attenzione, ma una storia “vera” o presunta tale genera empatia, coinvolgimento, commozione.
Maria però non è l’unica che mette in scena vicende di gente comune. Mi sono chiesto in cosa i programmi della De Filippi, che mettono insieme le storie dei meno acculturati, differiscono da programmi come quelli di Santoro, che mettono ugualmente in scena il malessere sociale. Un cassintegrato che va da Santoro a parlare della sua condizione lavorativa, sta scrivendo una pagina di sociologia. La stessa persona, nel ruolo del tronista di Uomini e Donne, svela al pubblico la sua psicologia. Maria De Filippi è funzionale alla televisione commerciale nella misura in cui affronta la dimensione psicologica individuale, mettendo in scena la sfera dei sentimenti e del privato.
Questa sfera si contrappone al ruolo tradizionale dei media di fare informazione, che riduce il privato, il caso singolo, ad un’analisi universale e socialmente carica di significato. Lei, riesce a percorrere le sfere del privato in tutte le sue sfumature. Come un insegnante autorevole è in grado di spiegare ai suoi personaggi anche quello che riguarda il loro privato, ma che non sono in grado di capire da soli, senza la mediazione della conduttrice. Nello stesso tempo l’esibizione del filone sentimentale ci allontana da una lettura sociologica. I concorrenti non sono vittime dei loro pregiudizi; semplicemente, hanno bisogno di una guida per far emergere i loro “veri” sentimenti.
In questa messa in scena, che è comunque la spettacolarizzazione di un disagio, c’è già la glorificazione della mediocrità dei personaggi. Se la mediocrità è una garanzia di successo, allora il disagio sociale, la mancanza di strumenti culturali e critici, si trasformano da disvalori in valori. Tornando quindi alle prime battute di questo mio intervento su TvBlog, io stimo Maria De Filippi perché è il personaggio migliore, più importante e più inventivo della TV commerciale. Maria De Filippi è la televisione commerciale.
Grazie a Carlo Freccero per questa sua serie d’interventi su TvBlog, che visto il successo non terminano oggi, ma avranno un appendice straordinaria il prossimo lunedì, ma non vi anticipiamo per ora il tema di quella puntata extra.
Carlo Freccero
(A cura di Hit)