La stagione Tv secondo Carlo Freccero 4: Sua maestà la Cucina in Televisione
E’ senza ombra di dubbio la moda televisiva del momento. Parliamo della cucina sul piccolo schermo. Non c’è programma del day time che si rispetti che non abbia una ricetta di cucina incorporata. Oltre a questo, imperano i talent culinari, sia in versione adulta che in versione baby sulle reti a pagamento, senza contare i vari “factual” che parlano di questo.
Carlo Freccero ha voluto occuparsi proprio della Cucina in Tv nel suo quarto intervento qui su TvBlog, per il bilancio della stagione televisiva appena terminata.
Sua maestà la Cucina in Tv
Di Carlo Freccero
La cucina oggi è quello che è stata la moda negli anni ottanta: un artigianato che diventa arte. Una televisione che diventa cultura. La cucina in televisione è diventato un genere da esportazione, che incarna maggiormente il made in Italy. Le nuove fortune imprenditoriali, non sono più legate alla produzione industriale, come la moda, ma all’alimentare in tutte le sue forme e declinazioni. La promozione della cucina in forma culturale è sancita dal moltiplicarsi delle scuole, delle università, delle accademie culinarie.
Il cuoco oggi è una star, come ieri lo era il cantante, un attore di fotoromanzi o un calciatore. Aprire un ristorante di successo è uno dei pochi casi, in cui un giovane può emergere dall’anonimato. La cucina sta vivendo il suo momento di maggiore splendore ed aspira ad accreditarsi come fonte di gusto. Che la cucina da banale necessità in qualche modo quotidiana, si trasformi in uno status symbol, basta vedere la disposizione delle case di oggi, per capire questa tendenza. Negli anni cinquanta la cucina era un locale separato e marginale, apparteneva ai “servizi”. Negli anni ’60 la cucina viene declassata in “cucinino”. Oggi la cucina è il centro del living, della quotidianità ed il padrone e la padrona di casa, preferiscono esibirsi di persona di fronte agli ospiti che rivolgersi ad un catering professionale.
La televisione non poteva ignorare il fenomeno, soprattutto perché rispetto ad altre forme di produzione, il reality di cucina è abbastanza economico. Anzi viene seguito lo sviluppo della cucina in forma di virtuosismo ed abilità. I primi programmi di cucina sono stati degli utility, con scopo primario di insegnare a tutti a cucinare: Antonella Clerici si rivolge alle casalinghe che non sanno ancora cosa portare in tavola. Benedetta Parodi, modello maestro Manzi, affronta di petto l’analfabetismo culinario e riesce a fare il miracolo di fare bella figura anche a chi non è mai stato davanti ai fornelli. Oggi funzionano i talent e la competizione e mentre in pochi sanno ballare e cantare, l’abilità in cucina, è un’ abilità democratica, a cui tutti possono accedere e che tutti possono apprendere, proprio grazie ai reality.
Vorrei però porre l’attenzione ad un limite del reality culinario. La difficoltà nel tradurre, con strumenti televisivi, filmati e sonori, due sensi come il gusto e l’olfatto, che sono l’espressione della cucina. Si supplisce allora con la sfida e il carattere. I contendenti sono messi a durissima prova da una giuria anche grottescamente severa ed arrogante. Alla fine, non potendo dimostrare al pubblico che un piatto è buono, vince il contendente più tosto, oppure l’impiattamento, cioè la forma (rispetto al contenuto).
Carlo Freccero
L’appuntamento per la nostra quinta ed ultima puntata del Bilancio della stagione televisiva appena terminata secondo Carlo Freccero, qui su TvBlog, è per lunedì prossimo, con un suo intervento interamente dedicato a Maria De Filippi ed alla sua televisione.
(A cura di Hit)