L’effetto collaterale di un programma come La Scimmia, una trasmissione che ha comunque un intento nobile, è che, alla fine della fiera, preferisci interessarti più del livello di ignoranza e indisciplina dei ragazzi che dei loro effettivi miglioramenti culturali.
Questi ultimi, infatti, trovano pochissimo spazio nella finestra di Amici dedicata al learning show ideato da Pietro Valsecchi e anche le interrogazioni, alla fine, diventano simpatici siparietti, nonostante il tentativo di far fruire contenuti importanti resta da apprezzare.
Tornando alla componente extra-scolastica, ma non troppo, de La Scimmia, dopo le disavventure di Alejandro, che hanno fatto innervosire anche lo studente più indisciplinato della storia, anche durante la puntata di oggi, l’apatia di alcuni ragazzi ha trovato ampio spazio.
Maria De Filippi esordisce, affermando che la priorità de La Scimmia è riservata ai veri istituiti che i ragazzi devono frequentare: La Scimmia in tv si occupa soltanto di poche materie.
Il prof. Starnone inizia a dare i numeri ma in senso buono: per Mattia M., 10 giorni di assenza su 23 e vari ritardi, per Andrea S., 8 giorni di assenza per vari ritardi. Per loro, 2 settimane di sospensione dal programma.
Maria De Filippi, che non si sente a proprio agio nei panni della signorina Rottenmeier, chiede agli altri ragazzi, colpevoli di qualunque cosa, a questo punto, di costituirsi subito, evitando in questo modo qualunque caccia alle streghe:
Queste cose non mi appartengono.
Meglio non ricordarle allora dell’ispezione a sorpresa nel residence di Amici ad opera di Vanessa, durante la sesta edizione, rimasta nella storia del talent show.
Successivamente, arrivano le interrogazioni e in questo caso, ogni commento acido di rito puzza di moralismo: l’ignoranza, per quanto sia da stigmatizzare, come reazione istantanea, provoca sempre un sorriso, di conseguenza, le risate di Maria De Filippi dinanzi alle inenarrabili risposte dei ragazzi sono perdonabili.
Peccato, però, che anche ciò che di buono, produce La Scimmia, passa in secondo piano. Come oggi, ad esempio, con le parole di Piero Calamandrei e il suo discorso sulla Costituzione:
La Costituzione non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.
Questa è l’analisi dettagliata ad opera di Carlo Alberto:
E’ molto profondo.
Neanche si trattasse di un libro di Fabio Volo.