Home CSI: Scena del crimine La sceneggiatura perfetta? Secondo gli inglesi è un algoritmo

La sceneggiatura perfetta? Secondo gli inglesi è un algoritmo

In Inghilterra uno sceneggiatore, un informatico ed un dottorando sono al lavoro per trovare la formula della sceneggiatura perfetta. Secondo Adam Ganz (il professore e scrittore), Fionn Murtagh (l’esperto di informatica) e Stuart McKie (il dottorando), infatti, rilevare la formula del successo di un telefilm è questione di tempo: basta trovare l’algoritmo giusto.I tre, quindi,

pubblicato 2 Dicembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 20:40

In Inghilterra uno sceneggiatore, un informatico ed un dottorando sono al lavoro per trovare la formula della sceneggiatura perfetta. Secondo Adam Ganz (il professore e scrittore), Fionn Murtagh (l’esperto di informatica) e Stuart McKie (il dottorando), infatti, rilevare la formula del successo di un telefilm è questione di tempo: basta trovare l’algoritmo giusto.

I tre, quindi, si sono messi ad analizzare alcune puntate di “Csi”, una delle serie più famose e popolari al mondo, per trovare qualche “schema” che possa essere riproducibile a qualsiasi altra serie tv in cerca di successo. A spiegare nei dettagli il loro lavoro è lo stesso Ganz:

“Le nostre analisi scopriranno la struttura ed i legami dietro un drama televisivo. Stiamo cercando di capire come Grissom, Catherine, Sara e Nick si combinano in ‘Csi: Las Vegas’. Alla fine, questi schemi saranno molti utili nell’aiutare gli sceneggiatori a lavorare insieme e riprodurli”. Ed a questo scopo entrano in gioco, appunto, gli algoritmi.

Fionn avrebbe creato uno schema, nel quale ogni singola parola della sceneggiatura di un episodio viene contata a seconda di quante volte si ripete e messa in relazione con le altre parole presenti, tenendo conto anche di quale personaggio sta parlando.

Ma non solo: il trio ha perfezionato un sistema che va a creare, per ogni episodio, un filtro che prende in considerazione le parole più utilizzate. Per esempio, nella puntata “La svolta” (il secondo della prima stagione), la tag cloud inglese -ovvero l’insieme di parole più nominate- sarebbe composta dalla seguente stringa: “jackpot-shakes-night-suicide-word-brass-want-bringing-somebody-statement-interview-intercut-stuff-sidewalk-money-can-minute-ear-grabs-sir-stay-coffee-little-present-officer-until-leans-eyes-watch-doubt-enough-fibres-sees-key-question-sits-home”. Queste parole riassumerebbero brevemente ma efficamente la trama della puntata in questione.

Confrontate tra di loro, le tag cloud rivelerebbero delle parole chiave, e quindi dei concetti, applicabili ad ogni serie drama per favorirne il successo. Conoscere a priori quali parole “tirano” più telespettatori, insomma, non è una pazzia, secondo Ganz, ma solo una tecnica che avrebbe nella letteratura un illustre precedente:

“Quando Stephen King parla di come ha scritto ‘Carrie’, racconta di essersi improvvisamente accorto di aver usato un sacco di simbolismo relativo al sangue, ed una volta realizzato questo, ha iniziato a studiare il proprio uso dei simboli, iniziando ad inserirne di più nei suoi libri. Penso che questi strumenti possano aiutare a riflettere su quanto gli scrittori possano capire meglio loro stessi o la struttura di ciò che devono scrivere”.

Ancora in via di sperimentazione, il procedimento, secondo Ganz, sarebbe l’equivalente di una radiografia: “Usare i raggi X non significa essere cattivi dottori: è un metodo per avere più informazioni”. La creatività potrebbe trovarsi quindi a fare spazio alla logica di uno schema “approvato” e che possa garantire un minimo di successo. Se, però, un algoritmo dovesse diventare l’unica fonte di ispirazione per i futuri sceneggiatori, tanto varrebbe farsi scrivere i telefilm della nuova generazione da un computer.

[Via TheGuardian]

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