La Rosa dell’Istria, le emozioni guidano un racconto che fa memoria ma non è memorabile: la recensione
Un’avventura familiare, per raccontare una triste pagina della nostra Storia: prevalgono le emozioni alle nozioni
Una storia di una famiglia per raccontare la storia di tante famiglie: La Rosa dell’Istria vuole fare memoria dell’esodo istriano del secondo dopoguerra con una storia con la “s” minuscola che sfiora quella con la “s” maiuscola, regalando al pubblico di Raiuno e di RaiPlay un film-tv, però, non memorabile.
La recensione de La Rosa dell’Istria
Al netto della pagina storica che merita di essere raccontata anche dalle fiction, La Rosa dell’Istria, però, non colpisce, rivelandosi debole sotto alcuni punti di vista. A cominciare da quello della sceneggiatura, che a parte l’inizio e la fine prosegue senza coinvolgere a sufficienza il pubblico, ma facendosi semplice narrazione di una serie di eventi con protagonista la famiglia Braico.
È evidente che la fiction vuole arrivare a più pubblico possibile e, per farlo, sacrifica un linguaggio un po’ più complesso a favore della semplicità. Un errore o un difetto? Assolutamente no, una scelta legittima che fa de La Rosa dell’Istria un progetto che fin dal principio vuole, appunto, fare memoria.
Per riuscirsi, il progetto ha dovuto così trasformare questa pagina di Storia in un’avventura familiare, in cui preoccupazioni e sentimenti la fanno da padrone. I circa cento minuti del film-tv scorrono così senza lasciare vere e proprie nozioni storiche, ma dando l’idea di un evento lontano il cui ricordo, ora, rientra anche nelle pagine delle fiction tv.
La Rosa dell’Istria, insomma, non è il film-tv con cui si può spiegare cosa sia successo a migliaia di persone dal 1943 e negli anni a seguire, ma può senz’altro fare da accompagnamento ad una ricerca più mirata e precisa. Non un “film per insegnare alle nuove generazioni”, ma un film per far capire cosa hanno provato le generazioni precedenti, lasciando alle emozioni la guida completa di tutta la trama. Non è poco, ma non è neanche tutto.