La questione “Il capo dei capi” finisce sull’Hollywood Reporter
“Italians rap TV for Mafia boss’ portrayal” si legge sull’autorevole Hollywood Reporter tra le notizie di oggi. Il noto magazine americano ha deciso di inserire anche una notizia riguardante la diatriba su Il capo dei capi tra le news televisive in primo piano (riprendendola dall’agenzia Reuters), seppure con qualche giorno di ritardo.La vicenda viene ricostruita
“Italians rap TV for Mafia boss’ portrayal” si legge sull’autorevole Hollywood Reporter tra le notizie di oggi. Il noto magazine americano ha deciso di inserire anche una notizia riguardante la diatriba su Il capo dei capi tra le news televisive in primo piano (riprendendola dall’agenzia Reuters), seppure con qualche giorno di ritardo.
La vicenda viene ricostruita per bene: si spiega come alcuni politici abbiano fatto forti pressioni a Channel 5, canale di proprietà dell’ex Premier Silvio Berlusconi, affinché l’ultima puntata di The Boss of Bosses venisse sospesa perché diseducativa. La richiesta però non è andata a buon fine perché si trattava di un canale privato. Non manca il riferimento a quanto detto da Antonio Marziale (“meglio un porno“).
Diverso invece il caso di Stolen Life (ossia La vita rubata), fiction di proprietà Rai, rimandata su richiesta del Ministro della Giustizia Clemente Mastella perché ispirata ad un caso il cui processo è ancora aperto.
Leggere questa notizia, permettetemelo, fa sorridere parecchio. Perché all’estero c’è già ormai da decenni quell’idea stereotipata dell’Italia “pizza, pasta, mandolino e mafia” e notizie del genere non fanno altro che confermare proprio quello stereotipo che tanto vorremmo scrollarci di dosso, di un’Italia in cui la mafia la fa da padrona e nella cui tv viene addirittura mostrato un ritratto positivo di uno dei boss più famosi di sempre.
Non è un caso infatti che l’articolo dell’Hollywood Reporter termini facendo un piccolo resoconto – veritiero, per carità – sulla nostra situazione “mafiosa” attuale, fatta di giovani sicialiani e napoletani che si ribellano al pagamento della “protezione in denaro”.