La Prova del Cuoco, la denuncia dello Chef Kumalé: “Fatto fuori, non c’è spazio per il multiculturalismo”
Lo chef su Facebook: “Anche in cucina, solo gli italiani: scelte pericolose per la nostra povera Italia”. Replica la Rai: “Nessuna indicazione tematica”.
La tocca piano Chef Kumalé (all’anagrafe Vittorio Castellani), curatore della rubrica sulle cucine del mondo a La Prova del Cuoco, che nelle scorse ore ha annunciato sul proprio profilo Facebook di essere stato allontanato dalla trasmissione condotta da Elisa Isoardi. Un lungo messaggio di commiato, rimbalzato presto sui social, che lascia intendere che la separazione non sia stata consensuale, bensì dettata dalla nuova linea editoriale del programma della mattina di Rai 1.
Dopo avermi cercato e voluto, mi hanno detto che la trasmissione preferisce dare spazio al multiregionalismo italiano piuttosto che al multiculturalismo a tavola. Come se i due contenuti non potessero convivere all’interno della stessa trasmissione. E allora buona fortuna!
Forti discrepanze tra i contenuti da proporre in diretta e il modo di intendere la professione del cuoco, e le esigenze degli autori in vista della scrittura della trasmissione, sarebbero alla base dell’allontanamento dello chef dalla rosa degli esperti chiamati a fornire consigli culinari ai telespettatori.
L’idea di andare in televisione per raccontare poco più di niente e per fare lo slalom tra termini e definizioni da evitare, ricette fusion e rivisitazione strampalate, non fa per me.
Oltre ai ringraziamenti di rito a Carlo Raspollini, autore che gli permise anni fa di entrare nella grande famiglia de La Prova del Cuoco, Castellani ha sottolineato come la scelta della produzione può essere letta anche in chiave generale, come riflessione sullo stato di salute della cultura – non solo quella ai fornelli – in Italia:
Sono preoccupato per l’aria asfittica che si respira in questo Paese, per questa forma di povertà culturale, che in modo silente ma sostanziale sta rinforzando sentimenti e scelte che reputo molto pericolose per la nostra povera Italia. Anche in cucina oramai mi sembra chiaro in concetto di: “Solo gli Italiani!”, che rappresenta un’estensione dello slogan “Prima gli Italiani!”.
L’ufficio stampa di Rai 1, a poche ore di distanza dalla pubblicazione del post dello chef, ha fatto sapere che le logiche su cui si basano le rubriche della trasmissione non sono mosse dall’intento di orientare la linea editoriale su una posizione nazionalista, ma solamente da motivi scenici e di gradimento:
La Prova del Cuoco è un programma aperto alla conoscenza e alla diffusione televisiva di tutte le cucine del mondo. Dal 10 settembre, data di avvio di questa edizione, sono state presentate molte ricette non tradizionalmente italiane, con piatti e ingredienti dai cinque continenti e continue contaminazioni culinarie (proprio questa mattina – 29 ottobre – viene proposta una parmigiana di melanzane con un accostamento alla ricetta giapponese degli uramaki). I cuochi che partecipano alla trasmissione, arrivati oggi a 40 dai 160 dei casting estivi, sono vagliati attraverso una scelta editoriale che tiene conto di numerosi fattori, tra cui – come in tutti i programmi – la capacità televisiva e scenica, la qualità del racconto e in ultimo il gradimento del pubblico. Non esiste, invece, alcuna selezione o indicazione ‘tematica’ sulla cucina presentata: qualunque affermazione di questo tipo è da considerarsi falsa.
Non abbiamo motivo di dubitare delle parole della rete, ma d’altra parte risulta difficile pensare che lo chef possa essersi vendicato con una menzogna così pesante dopo il suo licenziamento. Da evidenziare che il post-denuncia di Castellani su Facebook è stato eliminato non appena ha raggiunto un certo clamore mediatico, forse inatteso.