La guerra è finita, il ricordo si fa racconto generalista
Il liveblogging e la recensione della prima puntata de La guerra è finita, miniserie di Raiuno con Michele Riondino ed Isabella Ragonese che racconta gli sforzi di un uomo ed una donna nell’aiutare un gruppo di bambini uscito dai campi di concentramento a riprendersi la propria vita
In vista della prossima Giornata della Memoria, che cadrà come sempre il 27 gennaio, Raiuno porta in tv un racconto realmente accaduto in cui i protagonisti sono coloro che, da un passato atroce, devono fare pace con il presente e volgere lo sguardo al futuro. La guerra è finita, miniserie in quattro puntate in onda da questa sera, 13 gennaio 2020, alle 21:25, è la storia di come, dopo la Seconda Guerra Mondiale, un uomo ed una donna abbiano unito le proprie forze per il bene di quei bambini rimasti solo dopo essere usciti dai campi di concentramento.
La guerra è finita, la recensione
La memoria ed il ricordo si uniscono al racconto più popolare che ci sia della tv generalista. In questo senso, La guerra è finita è qualcosa di insolito all’interno della fiction italiana. Non che l’impegno civile e la necessità di portare in tv gli orrori dell’Olocausto siano una novità, ma solitamente questi temi, per la loro forza e la difficoltà di essere raccontati, sono sempre stati al centro di film-tv in una o due serate.
La produzione di Palomar e Rai Fiction con Michele Riondino ed Isabella Ragonese, invece, arriva ad occupare quattro prime serate, per una storia ispirata a fatti realmente accaduti, la cui difficoltà della narrazione raddoppia per via proprio degli argomenti trattati.
Di fronte a questa sfida, La guerra è finita si toglie la veste di miniserie evento per diventare un racconto più intimo e familiare, capace di raccogliere un pubblico generalista che sia pronto sia ad essere informato ma anche emozionato. Una riflessione, quella fatta da questa fiction, che trova nel suo formato di quattro puntate la misura giusta per dare respiro a quanto si deve dire e non diventare una “serie qualunque”.
La sceneggiatura di Sandro Petraglia cerca proprio questo: di fare del viaggio lungo il secondo dopoguerra, la ricostruzione e soprattutto la ricerca di quell’infanzia perduta dei ragazzi e ragazze liberati dai campi di concentramento, un ricordo che sia anche racconto.
Una sfida non facile, che necessita del lavoro di regia di Michele Soavi, sempre attento a richiamare con alcune scelte stilistiche la sua attenzione verso i dettagli. Una sfida che, pensata per il pubblico di Raiuno, riesce a vincere nel suo aspetto più generalistico ed a catturare con immagini che, dopo quelle documentaristiche della sigla d’apertura, diventano scene di una fiction, sì. Ma la forza evocativa si sente, e l’emozione non manca.
-A seguire, il liveblogging della prima puntata de La guerra è finita-
Davide e Giulia, due storie con un unico obiettivo
Il protagonista della miniserie è Davide (Michele Riondino), ex ingegnere ora nel Comitato Liberazione Nazionale che, alla fine della guerra, si mette disperatamente alla ricerca della moglie Enrica e del figlio Daniele, deportati due anni prima.
Durante questa sua ricerca, s’imbatte in un gruppo di bambini, da soli dopo essere stati liberati ed usciti dai campi di concentramento: il piccolo Giovannino (Augusto Grillone), a cui si lega particolarmente, ma anche Gabriel (Federico Cesari), Sara (Carolina Sala), Miriam (Juju Di Domenico), Alisa (Anna Pini) e Lila (Eva Soavi). Davide decide così di portarli con sé a Milano, al Centro Rifugiati.
Qui conosce Ben (Valerio Binasco), ex ufficiale della Brigata Ebraica, e Giulia (Isabella Ragonese), volontaria che sta cercando di far dimenticare quanto commesso dal proprio padre, che collaborò con i nazisti ed ora in arresto. Proprio con lei, l’uomo elabora un piano: portare i bambini in una tenuta ora in disuso, dove poter dare loro rifugio, ma anche la possibilità di ricominciare la propria vita e riscoprire i valori della solidarietà, dell’amicizia e dell’infanzia. Un’idea che incontrerà non pochi ostacoli ma che permetterà a tutti i protagonisti di trovare un modo per guardare al futuro con speranza.
La prima puntata
Nella prima puntata, Davide si reca alla frontiera per avere notizie della moglie e del figlio. Qui, però, incontra Giovanni, bambino che non parla da tempo, e con lui un gruppo di altri ragazzi senza nessuno. Decide quindi di portarli a Milano, al Centro Rifugiati, dove incontra Giulia e Ben, che ha deciso di rimanere in Italia per aiutare coloro che vorranno andare nella nuova patria.
Qui l’uomo ha l’idea di portare il gruppo in una vecchia tenuta, dove poco prima si era rifugiato Mattia (Carmine Buschini), che ha militato nella Guardia Repubblicana e si sta nascondendo dai partigiani. Il gruppo inizia a rimettere in sesto la struttura, mentre Davide apprende da un ex vicino di casa che sua moglie e suo figlio sono stati al campo di Fossoli prima di essere portati in Polonia.
Alla tenuta, intanto, arrivano anche Eugenia (Beatrice Cevolani), maestra cattolica, Susanna (Laura Pizzirani), pediatra che porta con sé la figlia Ester, che è riuscita a tenere lontano dai campi di concentramento e Sara, così stremata da svenire tra le braccia del protagonista.
La vita nella tenuta non è facile: è difficile far rispettare le regole ed andare tutti d’accordo. Mentre Davide cerca nei registri informazioni sulla moglie ed il figlio, Mattia viene contattato dai suoi ex commilitoni, che stanno organizzando il viaggio verso l’Argentina e gli chiedono di rubare i soldi della tenuta: per il giovane la scelta è difficile, perché si sta affezionando agli altri ragazzi. Quando tutto sembra iniziare ad andare per il meglio, i marchesi Terenzi, proprietari della tenuta, la rivogliono indietro, chiedendo lo sgombero.
Una storia vera
I fatti raccontati da La guerra è finita, prodotto da Palomar in collaborazione con Rai Fiction, si ispirano a quelli realmente accaduti a Sciesopoli (nome nato dalla crasi tra Sciesa e tendopoli), nel Selvino, nel Bergamasco, dove dopo la guerra furono ospitati circa 800 bambini ed adolescenti provenienti da tutta Europa, con lo scopo di ricostruire la loro identità ebraica e prepararli al viaggio verso Israele.
A scrivere la sceneggiatura della miniserie (che però è stata girata in Emilia Romagna) Sandro Petraglia, che ha curato soggetto e sceneggiatura, quest’ultima con Lorenzo Bagnatori, Eleonora Bordi e Michela Straniero. Lo sceneggiatore ha raccontato di aver trovato l’ispirazione per la scrittura da un passo del romanzo “La tregua” di Primo Levi, in cui si racconta la vicenda di Hurbinek, un bambino di cui nessuno sapeva nulla:
“Tre anni fa, subito dopo aver ricevuto una proposta Palomar di affrontare il tema dei bambini reduci dai campi, questa pagina è riaffiorata. E nel lungo lavoro di stesura del copione, Hurbinek è stato per me una piccola guida silenziosa”.
La regia, invece, è di Michele Soavi: “Questa volta”, ha spiegato, “il mio lavoro non è stato quello di ‘divertirsi’ a intrattenere il pubblico con la suspense, scene d’azione e vari trucchi del mestiere di regista, ma quello di raccontare la cronaca come fossi il testimone di una storia esistita veramente, come affiorassero scene da un libro di ricordi. Questa serie non vuole riaprire vecchie ferite ma incoraggiare a un risveglio e a porsi delle domande. E soprattutto per non dimenticare mai e dire al mondo mai più”.
La guerra è finita, streaming
E’ possibile vedere La guerra è finita in streaming sul sito ufficiale della Rai, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone, mentre da domani si potrà vedere in Guida Tv/Replay.
La guerra è finita, social network
Si può commentare La guerra è finita su Twitter, utilizzando l’hashtag #LaGuerraEFinita.