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La fiction di Provenzano /2

Si chiamerà Squadra Antimafia – Squadra antimafia – Sulle tracce di Provenzano, in sei puntate, la fiction che Mediaset avrebbe già in cantiere per raccontare la cattura di Provenzano (il Tempo). Ecco che il dado è tratto, lo scempio è compiuto: come raramente accade in Italia, se non dopo anni, ci si impossessa del fatto

18 Aprile 2006 23:57

Michele Placido potrebbe interpretare il boss ProvenzanoSi chiamerà Squadra Antimafia – Squadra antimafia – Sulle tracce di Provenzano, in sei puntate, la fiction che Mediaset avrebbe già in cantiere per raccontare la cattura di Provenzano (il Tempo).
Ecco che il dado è tratto, lo scempio è compiuto: come raramente accade in Italia, se non dopo anni, ci si impossessa del fatto di cronaca e lo si trasforma in fiction. Ma non in quella fiction che già abbiamo raccontato, quella degli artefatti servizi telegiornalistici. No, la fiction vera. Quella che racconta, romanza e esorcizza. Quella che non deve quasi mai contenere fatti di cronaca, se non eclatanti.

Seconda Banalità: La fiction italiana deve essere rassicurante, per esercitare al meglio la sua funzione di intrattenimento controllato.

Se pensate che siano farneticazioni, esagerazioni, fatevi raccontare qualche aneddoto da qualche sceneggiatore che provi a far passare certi contenuti in RAI o in Mediaset. Fatelo. Fate domande. Fatevi dire quali sono le risposte che si ricevono se si prova a parlare di – esempi – sassi dal cavalcavia, di corruzione, di farmaceutiche che danneggiano i clienti, bond, banche, finanzieri e politici faccendieri, poliziotti corrotti, di bambini che muoiono. Fatevelo dire, ascoltate chi vi racconta che, a un certo punto, si sente rispondere, per esempio, che alla gente queste cose non interessano, oppure che a Mediaset i bambini non possono morire.
Poi ci facciamo qualche risata.

Nel frattempo, aspettiamole, queste sei puntate (addirittura. Per raccontare di una cattura. Non sarò troppo?), che si chiuderanno con la fine naturale, dando al pubblico l’illusione che tutto sia compiuto: i buoni hanno vinto, i cattivi sono in prigione, eppure non sono nemmeno così cattivi. Dalla prigione, infatti, chiedono la Bibbia.
Che magari fino al giorno prima hanno usato come chiave per creare codici adatti per i pizzini.
La fiction non si preoccupa della ferocia, delle vittime della mafia – quelle morte, quelle che subiscono giorno dopo giorno l’usura -. La fiction dev’essere rassicurante. E forse darà a Provenzano il volto di Michele Placido, quel Commissario Cattani de La Piovra – quella sì, agli esordi, tutt’altro che rassicurante – che per anni avrebbe anche potuto essere il simbolo dell’Italia che si ribella. Quel commissario Cattani che non ebbe certo un finale rassicurante, ucciso barbaramente dai suoi nemici di sempre. Ma erano tempi diversi. Sembrava ancora che qualcuno volesse osare. Invece oggi i cattivi hanno la faccia di Michele Placido, i buoni, pare, quella di Giorgio Tirabassi.