La febbre del sabato sera, la Tachipirina e quel resta della televisione
Alcune considerazioni sulla sfida del sabato sera delle ammiraglie della televisione italiana
In televisione e non solo in televisione contano i numeri. L’Europa ce lo chiede, dal patto di stabilità in giù e l’imperativo è rientrare in quei “range“, pena l’avvertimento, la raccomandazione ed infine la sanzione. In televisione il discorso è tanto semplicistico quanto vorticosamente complicato. Bisogna far numeri per vendere pubblicità. Ma oggi, con il frazionamento dei canali, ha ancora senso cercare il grande pubblico? Evidentemente si, almeno fino a quando la televisione generalista, sarà ancora così forte, come lo è adesso, anche se il futuro è ormai segnato: la ricerca del target preferito per il proprio prodotto pubblicitario sarà una pratica sempre più diffusa, anzi, per certi versi lo è già.
In tutto questo, la sfida di quest’autunno televisivo fra i due show del sabato sera: il rodato Ballando con le stelle su Rai1 ed il “nuovo” Tu sì che vali (a me piace italianizzarlo) ha concentrato l’attenzione degli amanti di questa singolare pratica, che è quella degli spettatori, anzi dei “tifosi” dei dati di ascolto della domenica mattina. Due prodotti profondamente differenti: Ballando, che vive del cast e delle “interpretazioni” anno dopo anno del suo staff , rispetto all’ossatura della trasmissione. Tu sì che vali, che vive delle esibizioni dei concorrenti della trasmissione, a metà strada fra il “buffone di corte” (peti & borotalco) e l’artista del Cirque de soleil.
Il primo col tocco glamour e patinato imposto da Milly Carlucci, il secondo fra il sarcastico e l’ironico della giuria ed il godereccio ed autentico di Mara Venier, ormai vera anima pulsante di quella trasmissione, fondamentale per la sua riuscita (non per niente, con il suo arrivo il programma ha risalito la china degli ascolti). La ricerca di entrambi i programmi è del grande pubblico, ognuno con le proprie armi e con il proprio gusto. Ci sono anche delle forzature, che alcune volte spingono la tavoletta dell’acceleratore troppo in basso, come la spettacolarizzazione di un incidente con tanto di teaser sabato scorso su Canale5. C’era già stato lo scorso anno a Ballando un episodio del genere, ma lì si era in diretta ed in più il programma era appena andato in pubblicità. D’altronde, cinicamente, l’incidente ha sempre “fascino”, basta vedere in autostrada, quando le macchine rallentano per vedere i feriti dall’altro lato della corsia.
Questa “sfida” era partita con una vittoria di Ballando, poi le parti si sono invertite, nella gara degli ascolti di cui sopra, con Tu si che vali che riprende punti e corregge in corsa. Ma di quanto bisogna spingersi per arrivare a catturare l’attenzione del “grande pubblico”? Mi viene in mente una celebre scena di un film con Totò che viene preso a sberle e lui anzichè reagire pensa: “Chissà sto stupido dove vuole arrivare“. Questa sfida del sabato sera sfocia poi anche nel sabato notte con quelle dichiarazioni poco eleganti da parte di un grande professionista come Maurizio Costanzo, che critica lo sforo di Ballando, quando però il traino del programma di Milly Carlucci lo porta a fare numeri più alti rispetto a precedenti situazioni.
Questo duello poi sembra una tenzone fra ipocondriaci, quelli cioè che ritengono sia fondamentale fare due-tre-quattro punti in più di share, per alzare l’asticella dell’audience, punti poi da appuntarsi sul petto la domenica mattina e che diventano malati, quando i punti sono due-tre-quattro in meno. Fare il 20% oggi in televisione è pura manna. E’ davvero solo questo quello che rimane della televisione? Il diritto di divertirsi e guardarsi un bello spettacolo, che siano i 4 milioni e rotti di Ballando o i 5 milioni e passa di Tu sì che vali, è forse l’unica cosa che conta. Poi ognuno ha gli occhi per giudicare. Il resto è in mano ai pubblicitari ed ai dirigenti televisivi, che ai pubblicitari si devono interfacciare. A loro lasciamo gli “avvertimenti”, le “raccomandazioni” e le “sanzioni”.
Per i fan delle sfide, anzi per i fanatici delle sfide dei numerelli della domenica mattina, addetti ai lavori e non, forse sarebbe il caso di qualche pastiglia di Tachipirina in più e qualche bollettino di guerra in meno.